Ieri sera ho avuto il piacere di vedere in televisione “Mio figlio” con Lando Buzzanca e Giovanni Scifoni. Una bella scheda con le videointerviste ai protagonisti è alla pagina
http://www.raifiction.rai.it/raifictionarticolo/0,,3021,00.html
Che dire? Il lavoro è serio, in un certo senso anche epico. La difficoltà molto sottolineata di accettare un figlio gay, che è il tema portante di “Mio figlio”, evidenzia, se mai ce ne fosse bisogno, quanti problemi possano avere i ragazzi gay che si trovano a dovere affrontare incomprensioni profonde prima di tutto in ambito familiare. Non solo il problema della accettazione della omosessualità come normalità è lontanissimo dall’essere risolto ma per una piena legittimazione di un figlio gay c’è bisogno di ricorrere ad atti eroici (Stefano sarà premiato con medaglia al valore). Mi chiedo soltanto una cosa: senza l’atto di eroismo finale di Stefano l’accettazione da parte di suo padre sarebbe stata ugualmente senza riserve? Perché per essere accettati bisogna essere eroi?
Tento di dare una risposta alla domanda che poni nell’ultima riga del tuo post: la popolarità di cui si gode da eroi esorcizza e supera il fatto dell’essere gay con tutti i problemi connessi e quindi si parte dal presupposto che tutti riconoscano in lui più qualcos’altro più che non solo un gay e che il principio e la causa per cui sia conosciuto non rientra nell’essere gay ma un eroe. Tutto poi diventa di secondaria importanza.
Il fatto stesso che tu voglia creare un discorso relativo all’argomento suffraga l’ipotesi presente nella mia risposta. Più se ne parla e meno diventa un caso isolato ed il fatto che tutti lo sappiano ci rende più tranquilli perché talvolta questo diventa in noi sinonimo di accettazione. Specie per un argomento così delicato.
Complimenti per il blog che visito oggi per la prima volta.
Buon lavoro e vieni a trovarmi.