LASCIARE ANDARE IL PROPRIO COMPAGNO GAY

A seguito di recenti contatti tramite Progetto Gay, credo sia utile un approfondimento su una questione specifica e cioè sulla opportunità-necessità di lasciare andare il proprio compagno quando la vita di coppia gay diventa problematica e perde l’entusiasmo iniziale.

Le coppie gay, come tutte le coppie, nascono spesso con entusiasmi illusori che poi, piano piano, si ridimensionano nel confronto con la realtà. L’atmosfera mitica dell’innamoramento, spesso non realmente simmetrico, svanisce lentamente e l’abitudine diventa uno dei collanti più importanti della vita di coppia, se non l’unico. In questa situazione accade spesso che uno dei due partner percepisca per primo che c’è qualcosa che non va, mentre l’altro continua a cullarsi nelle proprie illusioni. Nasce così all’interno della coppia uno stato di tensione perché uno dei due o si sente già fuori dalla coppia o si sente legato al proprio compagno sostanzialmente per abitudine oppure, ancora, vive il legame di coppia come un legame tenuissimo.

I primi segni di queste forme di dissimmetria e di tensione interna alla coppia si manifestano nel diradamento degli incontri, se i due partner non convivono, o nella progressiva formalizzazione dei rapporti, se c’è convivenza. Queste situazioni nuove, che al partner più demotivato appaiono ovvie, sono vissute dall’altro partner come il preludio di un possibile abbandono, che crea ansia e suscita mille interrogativi ai quali, però, il partner più motivato tede a dare tutte le risposte possibili, anche colpevolizzandosi, evitando comunque di prendere in considerazione l’idea che il disagio derivi proprio da un logoramento della vita di coppia. In questo modo, mentre le richieste di maggiore contatto si fanno più frequenti da parte del partner più motivato, le esigenze di autonomia sono percepite in modo sempre più forte dal suo compagno. Uno dei due tende a staccarsi, mentre l’altro tende a rinsaldare il legame di coppia. Ovviamente il dialogo crolla ai livelli minimi e la sensazione di disagio aumenta da entrambe le parti.

Il vocabolario dell’amore e dell’innamoramento si usa spesso per coprire situazioni di possessività o anche, più banalmente, di comodo, in questo modo si dissimulano le vere motivazioni che inducono alla vita di coppia sotto la copertura di un discorso amoroso che appare assai più nobilitante. In queste situazioni il partner possessivo (non parlo qui deliberatamente di partner “più motivato”) cerca di rivendicare e di esercitare il proprio possesso dell’altro oscillando tra atteggiamenti di pretesa e di minaccia e atteggiamenti di vittimismo e di supplica, cose che, in situazioni simili, sono entrambe decisamente inopportune. Alla base di questi atteggiamenti del partner possessivo c’è l’idea, e direi soprattutto la pretesa e l’illusione, di poter gestire il rapporto, perché l’altro è visto come un attore che non può che essere “docile” nelle mani del regista. Le cose ovviamente non stanno così. La vita di coppia è per sua natura una relazione con due protagonisti che devono trovare tra loro un equilibrio dinamico, l’esatto contrario dell’abitudine; quando, per qualsiasi causa, questo equilibrio si rompe bisogna prenderne atto e tentare di rafforzare il rapporto è comunque controproducente.

L’idea di lasciare andare il proprio partner può sembrare niente altro che accettare il fallimento della relazione. Ovviamente se dietro l’espressione “lasciare andare” si nasconde una potente carica di rancore, una volontà di rivalsa, se non addirittura di vendetta, l’idea di lasciare andare il proprio compagno assume una coloritura sanzionatoria e sostanzialmente negativa, ma non è questo il significato del “lasciare andare il proprio compagno” cui intendo riferirmi. Lasciare andare il proprio compagno significa restituirgli la sua libertà, rimuovendo gli atteggiamenti possessivi e contrattuali, con un gesto di rispetto e di affetto, non certo per privarlo del nostro affetto, ma per fargli capire che il nostro affetto è incondizionato. Un uomo libero ha anche la mente libera ed è più capace di guardarsi dentro. I rapporti veri, importanti, desinati a durare, non sono confermati dalle promesse o dalla presunzione che essi debbano creare vincoli ma dal fatto che si sceglie liberamente e di stare insieme e che ci si sente liberi anche nel rapporto di coppia, che dovrebbe essere un rapporto d’amore, non un obbligo. Un rapporto libero, non condizionato, è accettato con un altro spirito, si basa su un senso di tenerezza, di affetto reciproco, di rispetto, di attenzione ai bisogni dell’altro, presuppone un ascolto, una capacità e una volontà di capire l’altro nella complessità della sua personalità e delle sue contraddizioni, presuppone una dimensione affettiva profonda capace di superare le spinte egoistiche. Se un rapporto è autenticamente affettivo può andare incontro a momenti di incertezza, ma quei momenti si superano perché non si vede la vita di coppia come un ambito in cui si deve prevalere quanto piuttosto come il luogo per eccellenza in cui si può avere il piacere di cedere.

Lasciare andare il proprio compagno è l’esatto contrario della resa dei conti, non è un momento rivendicativo ma un riconoscimento della libertà dell’altro e, in alcuni casi, addirittura del suo diritto di sbagliare. I rapporti di coppia peggiorano quando la possessività domina la scena, quando il discorso non è più un discorso amoroso ma un confronto di posizioni astratte, di assunzioni di principio, direi quasi di filosofie di vita. È in questi momenti che bisogna lasciare andare il proprio compagno, non per allontanarlo ma per lasciarlo libero. Il rancore che purtroppo condiziona molti fallimenti della vita affettiva si misura attraverso la memoria selettiva. Un individuo rancoroso ricorda dell’altro solo i discorsi e gli atteggiamenti negativi, lo aggredisce per porre in risalto le sue contraddizioni, lo rimprovera, lo giudica, non si chiede come stia, che sensazioni stia provando, lo considera come una controparte contro la quale bisogna conseguire una vittoria o segnare un punto, perché la relazione è ridotta ad una partita a scacchi in cui quello che conta è dare scacco matto all’avversario.

Quando si lascia andare il proprio compagno non si sbatte mai la porta ma la si lascia sempre aperta, non si tratta di una chiusura e meno che mai di una chiusura definitiva ma del riconoscimento della libertà dell’altro, la possibilità di tornare indietro è sempre incondizionata. Capita spesso nei momenti di crisi di sentirsi quasi strumentalizzati e manipolati. Quando questo accade è bene chiedersi se abbiamo fatto veramente di tutto per il bene dell’altro o se, in qualche modo abbiamo noi per primi cercato di strumentalizzare e di manipolare il nostro compagno cercando di renderlo più simile a noi. Le analogie tra due persone possono essere profonde ma non sono mai tali da annullare le diversità. L’altro, anche se molto affine, è sempre un altro e ogni tentativo di cambiarlo è in fondo un rifiuto del suo modo di essere, che può essere diversissimo dal nostro, è cioè un giudizio negativo implicitamente espresso sulla sua vita.

Le relazioni di coppia hanno una storia e un’evoluzione, è anche possibile rendersi conto che quello che è apparso come un rapporto di coppia era in realtà qualcosa di completamente diverso. Purtroppo non è facile riconoscere situazioni di questo tipo, ma è proprio in questi casi che restituire la libertà al nostro partner diventa particolarmente urgente. Ci possono essere stati errori da entrambe le parti e andare ciascuno per la propria strada può essere fondamentale e liberatorio per entrambi ma il rispetto dell’altro e delle sue particolarità deve essere assoluto, in particolare nel momento in cui ci si separa. Se un rapporto finisce non è detto che non possa ricominciare in seguito anche sotto un’altra forma. Nei rapporti affettivi le chiusure definitive sono rare anche in situazioni veramente critiche.

In una relazione di coppia, se qualcosa non funziona, la colpa non sta mai da una parte sola. Questo principio di buon senso aiuta a prevenire gli atteggiamenti rivendicativi da giustiziere e a mantenere la porta aperta al futuro, qualunque esso sia.

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LASCIARE ANDARE IL PROPRIO COMPAGNO GAYultima modifica: 2022-08-14T07:44:23+02:00da gayproject
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