La storia dell’omosessualità è spesso ridotta alla seconda metà del ‘900 come se l’omosessualità non fosse mai esistita prima o non fosse comunque importante capire come essa fosse vissuta. È mia intenzione, più che fare un discorso di carattere teorico, presentare “Il Romanzo di un invertito nato”, un documento di altissimo valore circa la vita di un omosessuale italiano di elevata classe sociale nella seconda metà dell’800. Ne risulterà che l’Italia e la Francia, che si sono spesso ritenute all’avanguardia in termini di libertà e di tolleranza furono in realtà molto più indietro in questo campo rispetto all’Inghilterra vittoriana rappresentata da John Addington Symonds. Ma veniamo ai fatti.
Nel 1896 esce a Parigi nella collezione Tares & poisons, per i tipi dell’editore Georges Carré, il libro “Perversion & perversité sexuelles – Une enquête médicale sur l’inversion. Notes et documents. Le roman d’un inverti-né. Le procès Wilde. La guérison et la prophylaxie de l’inversion.” del Dr. Laupts, con la prefazione di Émile Zola. In realtà il Dr. Laupts non è che uno pseudonimo di un medico francese il Dr. Georges Saint-Paul (1870-1937), che all’atto della pubblicazione del libro aveva 26 anni, si tratta quindi di un medico giovanissimo. Saint-Paul si laurea a Lione nel 1892 e nel 1893, Zola gli affida un manoscritto da pubblicare nella sua rivista col titolo “Le Roman d’un inverti-né”, una lunga confessione che un omosessuale italiano anonimo 23enne, aveva inviato a Zola anni prima, nella speranza che Zola potesse o volesse farne un romanzo, che sarebbe stato il primo romanzo in grado di descrivere la vera vita di un omosessuale italiano. Zola non si era sentito di scrivere un romanzo su un argomento come quello spendendo il suo nome, aveva forse rielaborato parzialmente il testo che poi era finito in un cassetto in attesa di tempi migliori. Zola non trovò di meglio che passare il manoscritto a Saint-Paul che lo pubblicò. Per capire in che tipo di atmosfera culturale sia stato pubblicato il Romanzo di un invertito, basta leggere un commento di André Raffalovich, “A proposito del romanzo di un invertito e di alcuni recenti lavori sull’inversione sessuale” [“A propos du roman d’un inverti et de quelques travaux recents sur l’inversion sexuelle”], in “Archives d’Anthropologie Criminelle”, tomo X, 1895, pp. 333-336.
[http://www.omofonie.it/html/marzo07_raffalovich.htm]
Il modo di trattare l’omosessualità è quello tipico dell’antropologia criminale, mentre nell’Inghilterra vittoriana l’omosessualità, ben lontana dall’essere inquadrata nell’antropologia criminale, costituiva già un fermento importantissimo per lo sviluppo di una cultura sostanzialmente laica e assai meno pseudo-scientifica e meno dogmatica di quella del continente.
Non sappiamo in concreto che cosa contenessero originariamente le confessioni dell’omosessuale italiano e non siamo in grado di dire quanto ci sia della mano di Zola nel testo del Romanzo di un invertito pubblicato nel 1892. È significativo il fatto che i brani in cui i contenuti sono più specificamente sessuali sono scritti in Latino.
Pubblicherò nei prossimi giorni (comunque in tempi brevissimi) la prefazione di Zola per il libro di Saint-Paul, dedicata alla presentazione del Romanzo di un invertito, e datata 24 giugno 1895. Leggere questa prefazione porterà molti (in particolare molti omosessuali) a capire che il giovane 23enne che aveva inviato le sue confessioni a Zola, sperando che ne facesse un romanzo, non aveva capito che Zola, laicissimo in altre cose, era, quanto alla omosessualità, spaventosamente appiattito sui pregiudizi del peggiore cattolicesimo reazionario francese.
Intendo pubblicare a puntate, man mano che il tempo me lo permetterà, il Romanzo di un invertito nel testo originale francese e in una mia traduzione italiana, in modo che la sincerità spesa in vano, se non addirittura a danno della omosessualità, da quel ragazzo 23enne possa essere tardivamente riscattata da una pubblicazione in rete e da un commento rispettoso, che mi riservo di fare al termine, dal punto di vista di un omosessuale del XX-XXI secolo.
Riporto qui di seguito la traduzione italiana della prima parte e subito appresso l’originale francese.
Nei prossimi giorni aggiungerò via via le parti successive. Al termine del lavoro, l’intero testo francese e l’intera traduzione italiana saranno pubblicate online dalla Biblioteca di Progetto Gay.
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IL ROMANZO DI UN INVERTITO-NATO
(Documento comunicato dal Sig. Emilio Zola)
1. Indirizzato al Sig. Emilio Zola. – Antecedenti – Prima infanzia.
Signor Emilio Zola, Parigi.
È a voi, Signore, che siete il più grande romanziere dei nostri tempi, e che con l’occhio dello scienziato e dell’artista, catturate e dipingere così potentemente tutte le stranezze, tutte le vergogne, tutte le malattie che affliggono l’umanità, che io invio questi documenti umani così ricercati dai letterati della nostra epoca.
Questa confessione, che nessun direttore spirituale ha mai ascoltato dalla mia bocca, vi rivelerà un’orribile malattia dell’anima, un caso raro – se non sfortunatamente unico – che è stato studiato da scienziati della psicologia, ma che fino ad ora nessun romanziere ha osato mettere in scena in un opera letteraria.
Balzac ha scritto la “Bella dagli occhi d’oro”, ma ha appena sfiorato il vizio orribile collegato a questa storia.
[“La ragazza degli occhi dorati” è un racconto di Balzac in cui compare un amore lesbico come elemento importante della trama]
Sarrazine ama veramente Zambinella ma lo crede una donna e smette di amarlo dopo avere scoperto la verità. Non è dunque questa la situazione ben più orribile di cui voglio parlarvi oggi.
[“Sarrasine” una novella di Balzac]
Voi stesso, Signore, nel nostro stupendo La Curée, non avete fatto che toccare, nella persona del vostro Battista, uno dei più terribili vizi che disonorano l’umanità. Quell’uomo è ignobile, perché la dissolutezza alla quale si abbandona, non ha nulla a che vedere con l’amore e non è che una cosa assolutamente materiale, una questione di conformazione che i medici hanno più di una volta osservato e descritto. Tutto ciò è molto comune e molto disgustoso e non ha niente a che vedere con la confessione che vi invio e che potrà forse servirvi a qualcosa.
[“La Curée” (La Cuccaga), il secondo dei venti romanzi dei Rougon-Macquart di Émile Zola.]
Non sono francese – anche se conosco le città più importanti della Francia e ho abitato qualche tempo a Parigi – Vi scrivo dunque senza dubbio in un modo parecchio scorretto. È molto tempo che non parlo e non scrivo in questa lingua; vogliate dunque scusare le scorrettezze e gli errori che certamente abbondano in queste pagine.
Non so se conoscete l’Italiano; se avessi potuto scrivervi in questa lingua, mi sarei certamente espresso meglio. Qui non mi occupo assolutamente di stile, ma vi dirò semplicemente quello che vi può interessare. Attraverso queste righe mal scritte scoprirete, col vostro occhio di aquila e il vostro cuore d’artista, la ferita di un’anima che un destino orribile sembra perseguitare, che si vergogna di se stessa e che certamente non troverà la pace e la felicità se non quando dormirà in questa Terra da voi così meravigliosamente descritta.
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Ho 23 anni, Signore, e sono nato in una condizione familiare e patrimoniale abbastanza alta e indipendente. Quanto a questo, non ho nulla da desiderare. Mio padre è cattolico; si è detto deista, ma la sua religione è piuttosto una sorta di panteismo, che però lui non vuole riconoscere; – mia madre è un’ebrea convertita, ma fedele alla sua religione, benché non ne osservi che le pratiche principali. Io sono il quarto figlio nato da questo matrimonio.
Mio padre è uno dei più bei vecchi che si possano immaginare. Una testa da patriarca che attira l’attenzione anche per la strada. È stato meravigliosamente bello nella sua giovinezza e lo è ancora ad un’età piuttosto avanzata.
La nostra famiglia è originaria della Spagna ma si è stabilita in Italia da secoli. Mio padre si è sposato a diciannove anni, mia madre ne aveva diciotto ed era molto più ricca di mio padre. Si sono amati molto e si amano ancora. Mio padre ha un temperamento molto impressionabile e nervoso, artista fino alla punta delle unghie. Ha avuto una vita abbastanza avventurosa e degli alti e bassi piuttosto considerevoli; ma anche nei momenti in cui la fortuna sembrava abbandonarlo, non si è lasciato scoraggiare e ha saputo sempre ritrovare la fortuna. Ha sempre guadagnato molto e speso molto. Parecchi anni fa ha fatto una gran fortuna in Borsa ma poi ha di nuovo perso tutto. Senza essere ricco, adesso è agiato e si può circondare del lusso che ha sempre amato. Si è spostato in diverse capitali d’Europa e la sua famiglia l’ha sempre seguito. Ha poco amato la vita mondana e l’ha poco frequentata, al di là dei rapporti d’affari. Ama le arti con passione e si circonda volentieri di cose belle, di belle statue e di bei quadri. Anche quando la fortuna gli sorrideva poco, si privava quasi delle cose necessarie per comprare un bel libro o una bella acquaforte; cosa che contrariava molto mia madre, molto più economa per istinto di razza. Ama la sua famiglia con passione e farebbe tutti i sacrifici possibili per vederci felici e contenti ma ha della giornate di cattivo umore e allora, guai a chi gli si avvicina.
Prende sempre decisioni estreme senza riflettere troppo e così si è attirato moltissime noie. Ha visto molto, ha viaggiato molto, ha guadagnato molto, ha speso molto. Ama con passione la lettura e da quando abbiamo una residenza fissa, si è formato una bella biblioteca. La sua intelligenza è molto sviluppata, la sua fronte è magnifica, la sua statura è media; ma lui sembra moto grande. Il signor Desbarolles che lui ha consultato a Parigi un po’ di anni fa, gli ha detto che lui è nato sotto l’influenza di Giove e di Venere e che avrebbe fatto di nuovo fortuna – cosa che si è realizzata.
Coltiva la musica con un certo successo e suona abbastanza bene il piano. Riesce nell’interpretazione della melodia ma rifiuta l’armonia. Nel tempo ha anche coltivato la pittura a olio e ad acquerello ma non se ne occupa più perché dice che tutte le volte che toccava le matite o i pennelli i suoi affari andavano male. È molto fiero della sua grande bellezza e ha molta cura della sua grande barba e dei suoi bei capelli argentati. Conserva un tenero ricordo di suo padre che, a dire di tutti quelli che lo hanno conosciuto, era uno degli uomini più belli del suo tempo e si faceva amare e rispettare da tutti quelli che lo conoscevano. È morto abbastanza giovane di mal di cuore.
Mia madre era molto bella nella sua giovinezza, benché provenisse da una famiglia molto laida e volgare. Ha sempre avuto poco spirito e io rimprovero sempre a mio padre di essersi alleato con una famiglia così laida e così poco distinta. Lui mi dice che allora era molto giovane e non capiva granché dell’importanza che bisogna dare a un matrimonio.
Guardando mia madre a cinquantacinque anni, è ancora di una taglia graziosa, anche se la sua figura si è guastata, io penso sempre alla vostra Angela di La Curée. È la stessa dolcezza, la stessa mancanza di energia, una stupefacente debolezza di carattere: – non può leggere un piccolo aneddoto sentimentale senza piangere; ha poca memoria e la sua sola scusante è la sua grande bontà. In certe cose è comunque volitiva e nessuno le può togliere dalla testa quello che lei ci ha messo.
Io penso sempre che sia una delle qualità o uno dei difetti inerenti alla razza dalla quale discende e per la quale non provo alcuna simpatia, ma proprio una segreta repulsione. Io amo comunque mia madre, ma nella mia immaginazione l’avrei desiderata diversa – sentimento di cui mi pento molto e mi rimprovero sempre.
Sono nato dieci anni dopo il mio ultimo fratello e quando il figlio più grande aveva 14 anni. La mia nascita è stata una delusione per mia madre, che sperava, dopo tre figli maschi, di avere una bambina. E comunque io ero carino e grazioso come una bambina, e mi raccontano sempre che quelli che mi vedevano nelle braccia di mia madre coi miei bei riccioli d’oro e i miei begli occhi, dicevano sempre: “ma non è possibile che questo sia un maschietto”.
Quando mi vede, la mia balia mi dice sempre che le donne di sua conoscenza mi avevano soprannominato la Madonnina, per quanto ero grazioso e delicato. Io possiedo un mio ritratto all’età di due anni e vi possono assicurare che veramente non si possono trovare bambini più belli.
Tutta la famiglia era molto fiera di me, soprattutto mia madre. La mia intelligenza si svegliò molto presto ed ero considerato un piccolo prodigio. Allora ero solo in casa, i miei fratelli erano a pensione in una città vicina; ero molto orgoglioso del mio fascino e, per quanto fossi un bambino piccolo, arrossivo di piacere sentendo lodare la mia bellezza. Ricordo ancora i brividi di gioia e di piacere che percorrevano tutta la mia piccola persona quando uscivo con il mio piccolo abito di piqué blu ben gonfio e con alamari blu e il mio grande cappello di paglia d’Italia.
Quando ebbi quattro anni, mi tolsero i miei vestitini per mettermi dei pantaloncini e una piccola giacchetta. Quando mi ebbero vestito da maschietto, provai una profonda vergogna. – me lo ricordo come se fosse oggi, – corsi velocemente a nascondermi e a piangere nella stanza della mia bambinaia che dovette rivestirmi ancora come una bambina. Si ride sempre ricordandosi delle grida di disperazione che feci vedendomi togliere i miei vestitini bianchi che erano la mia felicità.
Mi sembrava che mi si stesse portando via qualcosa che ero destinato a portare per sempre.
Questo fu il mio primo grande dolore.
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LE ROMAN D’UN INVERTI-NÉ
(Document communiqué par M. Emile Zola).
1. Adresse à M. Emile Zola. – Antécédents. – Première enfance.
Monsieur Emile Zola, Paris.
C’est à vous, Monsieur, qui êtes le plus grand romancier de notre temps, et qui avec l’oeil du savant et de l’artiste, saisissez et peignez si puissamment tous les travers, toutes les hontes, toutes les maladies qui affligent l’humanité, que j’envoie ces documents humains si recherchés par les lettrés de notre époque.
Cette confession, qu’aucun directeur spirituel n’a jamais appris de ma bouche, vous révèlera una affreuse maladie de l’âme, un cas rare – si non malheureusement unique – qui a été étudié par de savants psychologues, mais que jusqu’ici aucun romancier n’a osé mettre en scène dans une oeuvre littéraire.
Balzac a écrit la “Belle aux yeux d’or”, mail il n’a fait qu’effleurer l’affreux vice qui faisait pendant à cette histoire.
[“La ragazza degli occhi dorati” è un racconto di Balzac in cui compare un amore lesbico come elemento importante della trama]
Sarrazine aime vraiment Zambonelle, mais il le croit femme et cesse de l’aimer après avoir découvert la vétité. Ce n’est donc pas le cas bien plus horrible dont je veux vous parler aujourd’hui.
[“Sarrasine” una novella di Balzac]
Vous-mème, Monsieur, dans votre admirable Curée, n’avez fait que toucher, dans la personne de votre Baptiste, à un des plus affreux vices qui déshonorent l’humanité. Cet homme-là est ignoble, car la débauche à laquelle il se livre, n’a rien à voir avec l’amour et n’est que chose absolument matétielle, une question de conformation que les médecins ont plus d’une fois observée et décrite. Tout cela est très commun et très dégùtant et n’a rien a faire avec la confession que je vous envoie et qui pourra peut-être vous servir à quelque chose.
[“La Curée” (La Cuccaga), il secondo dei venti romanzi dei Rougon-Macquart di Émile Zola.]
Je ne suis pas Français – quoique je connaisse les plus importantes villes de la France e que j’aie mème demeuré quelque temps à Paris. – Je vous écris donc sans doute d’une façon bien incorrecte. Il y a longtemps que je ne parle ni n’écris dans cette langue; veuillez donc excuser les incorrections et les fautes qui fourmillent sans doute dans ces pages.
Je ne sais pas si vous connaissez l’italien; si j’avais pu vous écrire dans cette langue, je me serais certainement mieux exprimé. Je ne m’occupe ici nullement de style, mai je vous dirai simplement ce qui peut vous intéresser. A travers ces lignes mal écrites vous découvrirez, avec votre oeil d’aigle et votre coeur d’artiste, la plaie d’un âme qu’une fatalité horrible semble poursuivre, qui a honte d’elle-meme, et qui, certes, ne trouvera la paix et le bonheur que lorqu’elle dormira dans cette Terre par vous si merveilleusement décrite.
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J’ai 23 ans, Monsieur, et suis né dans une situation de famille et de fortune assez haute ed indépendante. De ce còté là, je n’ai rien à désirer. Mon père est catholique; il se dit déiste, mais sa religion est plutot une sorte de panthéisme, dont il ne veut pas convenir; – Ma mère es juive convertie, mais fidèle à sa religion, quoique n’en observant que les principales pratiques. Je suis le quatriéme fils né de ce mariage.
Mon père est un des plus beaux vieillards que l’on piusse imaginer. Une tête de patriarche qui attire l’attention mème dans la rue. Il a été merveilleusement beau dans sa jeunesse et l’est encore à una age assex avancé.
Notre famille est originaire d’Espagne, mais fixée depuis des siècles en Italie. Mon père s’est marié a dix-neuf ans; ma mèere en avait dix-huit et était de beaucoup plus riche que mon père. Ils se sont beaucoup aimés et s’aiment encore. Mon père est d’un temperament très impressionnable et nerveux, artiste jusqu’au bout des ongles. Il a eu une vie assex aventureuse et des hauts et des bas assez considérables; mais même dans les moments où la fortune semblait l’abandonner, il ne s’es pas laissé décourager et a su toujours ressaisir la fortune. Il a toujours gagné beaucoup et dépensé de mème. Il y a plusieurs années il a fait una grande fortune à la Bourse, mais l’a perdue de nuveau. Sans être riche, il est à son aise maintenant et peut s’entourer d’un luxe qu’il a toujours aimé. Il a parcouru plusieurs capitales de l’Europe et sa famille l’a presque toujours suivi. Il aime peu le monde et l’a fréquenté peu, en dehors des relations d’affaires. Il aime les arts avec passion et s’entoure volontiers de belles choses, de jolies statuettes et de beaux tableaux. Meme dans les temps où la fortune lui souriait peu il se laissait manquer presque des choses nécessaires pour acheter un beau livre ou une jolie gravure; ce qui contrariait considérablement ma mère, bein plus économe par istinct de race. Il aime sa famille avec passion et ferait tous les sacrifices possibles pour nous voir heureux et contents, mais il a des jours d’humeur et alors, gare à qui s’approche de lui.
Il prend toujours des résolutions extrèmes sans beaucoup réfléchir et s’est ainsi attiré mainte ennuyeuse affair. Il a beaucoup vu, beaucoup voyagé, beaucoup gagné, beaucoup dépensé. Il aime avec passion la lecture et depuis que nous avons une résidence fixe, il s’est formé una belle bibliothèque. Son intelligence est très dévelopée, son front magnifique, sa taille moyenne; mail il parait très grand. M. Desbarolles, qu’il a consulté il y a nombre d’années à Paris, lui dit qu’il était né sous l’influence de Jupiter et de Vénus et qu’il ferait de nouveau fortune – ce qui s’est réalisé.
Il cultive avec assez de succès la musique et joue assez bien du piano. Il réussit dans l’interprétation de la mélodie mais est rebell à l’harmonie. Dans le temps, il cultivait aussi la peinture à l’hiulle et à l’aquarelle, mais ne s’en occupe plus parce qu’il dit que sitôt qu’il touchait aux crayons et aux pinceaux ses affaires allaient mal. Il est très fier da sa grande beauté et a grand soin de sa grande barbe et de ses beaux cheveux argentés. Il garde un tendre souvenir de son père qui, au dire de tous ceux qui l’ont connu, était un des plus beaux homes de son temps et se faisait aimer et respecter de tous ceux qui le connaissaient. Il est mort assez jeune, d’un mal au Coeur.
Ma mère fut très jolie dans sa jeunesse, quoique sortant d’une famille très laide at vulgaire. Elle a toujours eu peu d’esprit et je reproche toujours à mon père de s’être allié a una famille si laide et avec si peu de distinction. Il me dit qu’il était très jeune alors et ne comprenait pas beaucoup l’importance qu’il faut donner à un mariage.
En regardant ma mère qui à cinquante-cinq ans, est encore d’une jolie taille, quoique sa figure soit gâtée, je pense toujours a votre Angèle da la Curée. C’est la même douceur, le même manque d’énergie, una faiblesse de caractère étonnante; – elle ne peut lire une petite anecdote sentimentale sans pleurer; elle a peu de memoire et sa seule excuse est sa grande bonté. En de certaines choses elle est pourtant volontaire, et personne ne peut lui ôter de la tête ce qu’elle y a mis.
Je pense toujours que c’est une des qualités ou un des défauts inhérents à la race don’t elle est descendue et pour laquelle je n’éprouve aucune sympathie, mais même une secrète répulsion. J’aime pourtant ma mère, mais dans mon imagination je l’aurais désirée autrement – sentiment que je regrette beaucoup et que je me reproche toujours.
Je suis né dix ans après mon dernier frère et lorsque le fils ainé avait quatorze ans. Ma naissance fut une désolation pour ma mère, qui espérait, après trois garçons, avoir une fille. J’étais purtant joli et mignon comme une petite fille, et l’on me raconte toujours que ceux qui me voyaient dans les bras de ma mère, avec mes belles boucles dorées et mes jolis yeux, disaient toujours: “mais ce n’est pas possible que ce soit un garçon”.
Quand elle me voit, ma nourrice me dit toujours que les femmes de sa connaissance m’avaient surnommé la petite Madone, tant j’étais mignon et délicat. Je possède mon portrait a l’âge de deux ans et je puis vous assurer qu’on ne peut vraiment pas voir de plus bel enfant.
Toute la famille était très fière de moi, ma mère surtout. Mon intelligence s’éveilla très tôt et je fus considéré comme un petit prodige. J’étais alors seul à la maison, mes frères étaient en pension dans une ville voisine; j’étais très fier de mon charme et, tuot petit enfant que j’étais, je rougissais de plaisir en entendant vanter ma beauté. Je me rappelle encore le frissonnement de joie et de plaisir qui parcourait toute ma petite personne quand je sortais avec ma petite robe de piqué bleu bien gonflée et à noeuds bleus et mon grand chapeau de paille d’Italie.
Lorsque j’eus quatre ans, on m’ ôta mes petites robes pour me mettre des coulottes et une petite jaquette. Quand on m’eut habillé en garcon, j’éprouvai une véritable honte. – je me le rappelle come si c’était aujourd’hui, – et je courus bien vite me cacherer et pleurer dans la chambre de ma bonne qui dut me r’habiller encore en fille. On rit toujours en se rappellant les cris de désespoir que je fis en me voyant enlever ces petites robes blanches qui étaient mon bonheur.
Il me semblait qua l’on m’ôtait quelque chose que l’étais toujours destiné à potrer.
Ce fut ma première grande douleur.
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