RIFLESSIONI DI UN GAY QUARANTENNE

Ciao Project,
qui fiocca che è una bellezza, sembra il paese di Babbonatale, bello ma frustrante, non posso nemmeno uscire di casa. Sto a casa e mi deprimo, leggo un po’ su internet poi mi metto a pensare alla mia vita, ormai ho 40 anni, non sono ancora vecchio ma non sono nemmeno giovane, coi giovani veri ho poco da condividere. Ho anche amici ventenni ma lo sento benissimo che è un altro mondo, mi devo adattare alla terrificante quarantina, quando ancora erano 30 e passa la cosa era più accettabile ma adesso sono 40. Guardo avanti al mio futuro e mi piglia la malinconia. Diciamo che è da almeno 25 anni che so di essere gay, ma che è successo in questi 25 anni? Tanti pensieri a vuoto, tanti desideri ma poi in concreto sempre rinvii e nulla di reale e non è stato nemmeno un male, in certi casi, se si fossero realizzati i miei sogni allora, dopo sarei finito nei guai. Le persone vent’anni dopo non sono come te le immaginavi 20 anni prima e allora la solitudine è il male minore e forse è anche per questo che uno alla fine i sogni li mette da parte e cerca di vivere tranquillo. Leggevo su internet di una esecuzione capitale ieri negli usa, queste notizie mi creano una profonda sensazione di disagio. Mi veniva in mente che la vita umana non è tutta quella sequela di meraviglie e di opportunità che si dice, ma è una cosa terribile nella quale si capita per caso e bisogna andare avanti solo perché ci si sta, forse sono pessimista. Oggi ho rivisto un mio vecchio professore di quando andavo al liceo, adesso ha 70 anni, era ed è una brava persona, è stato contento di vedermi, siamo andati a fare colazione insieme al bar e mi ha parlato un po’ dei suoi guai, io me lo ricordavo di 48/49 anni, era una forza della natura, rivederlo adesso mi ha fatto proprio male, è invecchiato, insicuro, ha avuto un sacco di guai, ed è sposato, ha figli grandi e tutto sommato dovrebbe fare una vecchiaia felice ma i guai li ha lo stesso. Mah, io adesso mi sto incamminando per quella strada. Sono gay, sì, è vero, ma in fondo non è affatto la questione fondamentale, il tempo passa per tutti, anche per quelli che pensano di poterne non tenere conto. Oggi non cerco più un compagno ma una tranquillità, che in parte già ho, potrebbe sembrare rassegnazione, ma per parlare di rassegnazione bisognerebbe credere di aver perduto qualcosa. Ci sono persone (ragazzi) ai quali voglio bene e con i quali ho anche vissuto una mezza storia ma non siamo mai stati la scelta definitiva l’uno per l’altro, li stimo, siamo amici e anche qualcosa di più forse, ma non abbiamo una parte di vita in comune e molto probabilmente non l’abbiamo mai avuta. Vedo i sogni di tanti ragazzi e penso che in effetti ci ho messo anni per staccarmi da quei sogni. Non so che pensare di quei sogni ma ho l’impressione che per me quella fase sia archiviata. Adesso penso ad altro, penso al lavoro, nel senso che siccome dovrò lavorare ancora parecchi anni devo cercare di mettermi in una condizione che non mi schiavizzi ma mi lasci la mia liberà che è in fondo il vero valore al quale ancora credo. Mi piace la natura, la montagna, mi piacciono le sensazioni fisiche di quando ti svegli la mattina e intorno sei circondato dalla natura. Il mondo umano lo sento vicino ma solo in un certo modo molto teorico ormai non desidero più di unire la mia vita a quella di un’altra persona. Mi spaventa la vecchiaia, quella sì, la vecchiaia di un gay, quando non sei più autosufficiente e il cervello comincia ad abbandonarti, la vedo proprio con timore, ma è anche inutile pensarci, se ci arriverò verrà tutto da sé.
Ciao Project (se vuoi, pubblica la mail)

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RIFLESSIONI DI UN GAY QUARANTENNEultima modifica: 2010-12-17T21:22:00+01:00da gayproject
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