ANDY ROMANZO GAY 10/2

Pubblico qui la seconda parte del decimo capitolo di ANDY ROMANZO GAY. Il testo è stato, per necessità, ampiamente ridotto e il lettore avverte immancabilmente che manca qualcosa. Ma l’alternativa sarebbe stata la non pubblicazione.
L’indice completo delle parti guà pubblicate si trova ala pagina:
http://nonsologay.blogspot.com/2007/10/andy-romanzo-gay-indici.html
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[Quando tornarono a casa, appena chiusa la porta, Marco e Andy si lasciarono andare a un trasporto amoroso molto giocoso. La cosa era gradevole per entrambi, ma poi venne in mente ad Andy che Marco non lo aveva chiamato subito e che aveva cercato di fare il duro con lui e le cose cambiarono, il gioco sessuale divenne violento e Andy, che era fisicamente più forte di Marco, si fece molto aggressivo sia nei comportamenti che nei discorsi. La sessualità non era più gioco condiviso ma diventava violenza. Marco cercò di reagire, ma Andy sembrava un invasato, aveva una forza sovrumana e una volontà ostinata di tenere Marco in suo dominio per umiliarlo. Il gioco si fece tanto violento che Marco temette molto concretamente che Andy stesse per violentarlo e le cose sembravano ormai inevitabilmente orientate in quella direzione.]

– Adesso voltati stronzo! E’ finita la commedia! Questo è solo un assaggio, prova a trattarmi un’altra volta come hai fatto quando non volevi chiamare subito, che ti castro senza pietà, quando ti dico che se fai certe cose ti stacco le palle dico cose vere! Con me non ci devi scherzare!
– Ma che fai? Ma tu sei impazzito, mi stavi facendo prendere un infarto!
– E’ questo che mi dà fastidio, tu in me hai così poca fiducia che pensi che io prima o poi [-omissis- Andy allude a una possibile violenza su Marco], tu in Andy ci credi ancora poco, io voglio che tu abbia in me una fiducia incrollabile, anche quando tutte le evidenze sono in senso contrario,[-omissis- Andy sottolinea che, nonostante le apparenze, pensare che lui avrebbe potuto fare violenza su Marco significa non avere capito nulla di Andy] Stronzo! Ma come fai a pensare che io ti possa violentare, significa che mi consideri ancora un piccolo stronzo, io non ti violenterei mai, io non ho un Ego che deve affermarsi per forza, ti volevo mettere paura e ci sono riuscito ma non era quello che desideravo di più, avrei voluto vederti tranquillo, lo dovevi sapere che sono cotto di te, te l’ho detto tante volte e tu pensi che [-omissis. Andy allude alla sua disponibilità sessuale] se non mi fidassi ciecamente di te? Invece [-omissis- Andy afferma che la disponibilità sessuale di Marco è condizionata dalla paura che Andy possa essere violento], tu credi che io ti possa fregare, è questo che deve cambiare, [-omissis- Andy cerca di superare il momento difficile proponendo di riprendere i giochi sessuali non violenti di prima].
– Io c’ho l’adrenalina a mille! Mi hai scioccato! Tu sei mezzo pazzo! In certi momenti ho avuto paura, mi sembrava che tu fossi proprio un pazzo!
– Marco io ti devo fare capire che ti voglio bene, certe volte tu non lo capisci, adesso che ti vedo così penso che ho esagerato e mi dispiace perché io non ti farei del male nemmeno se mi dovesse costare la vita. [-omissis- Andy rinnova a Marco la proposta di superare la faccenda e di tornare a una sessualità giocosa]
– Andy! Ma tu sei strano forte! Mannaggia adesso ti manderei a farti fottere! Ma va’ a fa’ ‘n culo!
– No, se vuoi [-omissis- Andy tentò di recuperare dicendosi disposto sessualmente a tutto]. Marco, ti prego, non mi dire di no, fammi tutto quello che vuoi tu ma non mi dire di no!
Marco non rispondeva, si mise a cercare gli slip per la stanza e se li infilò, poi si rimise i jeans.
– Marco, ti prego, per carità, non mi mollare, che stai facendo? Perché ti rivesti? Questa doveva essere la nostra notte più bella. Marco, dove stai andando?
Marco si era preso una maglia e una camicia pulita dall’armadio, era deciso a non dire una parola, Andy lo guardava in preda al panico, poi Marco infilò la porta.
– Marco! Ma dove stai andando?
– Vai a farti fottere, stronzo!
Marco uscì sul pianerottolo, Andy lo seguì cercando di fermarlo in modo pietoso, ma Marco gli diede una pedata e lo fece cadere a terra dentro casa, poi tirò la porta e la chiuse a chiave dall’esterno in modo che Andy non potesse seguirlo, perché avrebbe perso tempo a cercare la sua chiave. Marco se ne andò determinato a sbarazzarsi di Andy in via definitiva. Non sapeva dove scaricarlo, i suoi lo avevano quasi adottato e non avrebbero capito la decisione repentina di Marco che si presentava come quello che aveva cominciato la disputa, a casa dei suoi genitori Andy non ci sarebbe mai tornato, d’altra parte Andy aveva la chiave della casa di Marco, che era anche casa sua, Marco e la sua famiglia avevano aperto a Andy tutto il loro mondo conquistati dai suoi occhioni e dalla sua timidezza e adesso Marco non sapeva dove scaricarlo e non sapeva nemmeno dove andare o fermasi lui stesso perché a casa di Rocco e Rosa non si poteva nemmeno presentare, come avrebbe potuto dire a suo padre, papà, te lo ricordi quel bravo ragazzo che mi vuole tanto bene? Be’, mi voleva violentare! No! Una cosa del genere non era proponibile, poi Andy avrebbe raccontato la sua, chissà quale, e i genitori di Marco gli avrebbero dato anche ragione. Marco pensò che aveva allevato una serpe in seno e che adesso si trovava a pagare lo scotto della sua stupidità, Andy non aveva evidentemente tutte le rotelle a posto, Andy era un caso patologico, comunque fosse bisognava cercare un modo per scaricarlo, ma dopo tutto il bacetto-bacetto [-omissis- Passano per la mente di Marco tutte le espressioni di tenerezza che aveva usato nei confronti di Andy e gli paiono proprio assurde], come si poteva fare a dirgli: fuori di casa mia! Stronzo! Aveva tanto insistito nel dire che era anche casa sua, ciò che è mio è tuo e tante belle cose del genere. Marco si fermò a riflettere.
– Ma come ho fatto ad essere così cretino, “io vado per intuito, io non ho mai sbagliato”. Che imbecille! E adesso, come me lo tolgo dalle scatole? Dove lo scarico? Come ho fatto a farmi prendere per il culo fino a questo punto, non è solo strano, è cattivo, è violento, è veramente un pezzo di merda, mi voleva mettere sotto, io ho fatto qualche errore ma lui calcava la mano, mi diceva: [-omissis- Marco ricorda le frasi offensive che Andy gli aveva indirizzato con acrimonia]! Hai capito, lo stronzo! Ma va’ a fa’ ‘n culo! E mo’ dove vado, come faccio? A parte il dopo, oggi dove vado? Vado sotto i ponti! Non ho preso nemmeno i quattrini, c’ho venti euro in tasca e devo stare in giro tutta la notte!
Marco non si preoccupava minimamente delle reazioni di Andy, quel problema per lui era completamente superato, avrebbe potuto impiccarsi, ma a Marco la cosa ormai non avrebbe fatto più né caldo né freddo. Se ne andò alla stazione continuando a rimuginare sul da farsi.
Andy era rimasto chiuso in casa, aveva cercato le chiavi per tentare di inseguire Marco ma nella foga non le aveva trovate subito e aveva visto dalla finestra Marco che si allontanava. Non poteva raggiungerlo, questa volta non lo avrebbe fermato. Scoppiò in un pianto disperato, singhiozzava, tremava, era sudatissimo e gelido, cercò di chiamare col suo cellulare il cellulare di Marco ma lo sentì suonare nell’altra stanza, l’unica via di comunicazione tra loro era neutralizzata, Andy sapeva che Marco, questa volta, non lo avrebbe cercato, avrebbe potuto aspettarlo a casa, prima o poi sarebbe tornato, ma anche di questo Andy aveva dei grossi dubbi, lo aveva umiliato troppo, aveva distrutto l’unica occasione d’amore della sua vita e l’unica persona alla quale voleva disperatamente bene. Andy fu preso da uno sconforto nero, pensò seriamente al suicidio, avrebbe cercato di lasciare uno scritto per Marco, ma non per cercare di scaricare su di lui la colpa, questo non gli passò nemmeno per l’anticamera del cervello, ma solo per dire che gli voleva bene, che lo amava alla follia anche se lo aveva trattato malissimo, e di questo gli chiedeva perdono, e soprattutto che non riusciva a vivere senza di lui.
Non riusciva a fare nulla, non riusciva a concentrarsi, piangeva alla disperata e bagnava il tappeto di lacrime, si dibatteva per terra urlando e lamentandosi come avrebbe fatto un animale ferito, non sapeva che cosa fare, avrebbe voluto fare tornare indietro il tempo, quella doveva essere per loro la più bella nottata e invece era diventata la nottata della disperazione, pensava di cercare in qualche modo, in qualsiasi modo, di riallacciare i contatti, ma si rendeva conto di averla fatta troppo grossa, si era comportato da stronzo e proprio col ragazzo che amava e che lo amava, vedeva il letto dove avevano fatto l’amore, la doccia dove si erano masturbati insieme, la cucina, la sala da pranzo dove avevano studiato insieme, ormai erano tutti luoghi vuoti, la presenza di Marco era la felicità, la sua assenza era la disperazione.
– Dio che ho fatto! Come ho fatto a non capire! Mi sono lasciato andare alle cose più squallide, se lo avesse fatto lui con me lo avrei ammazzato e poi l’ho fatto io, ma a me nessuno mi ha insegnato ad amare, io ho imparato tutto sa solo, Marco ci ha provato a farmelo capire ma io non ho capito niente, ce l’avevo io la volontà di dominio, io l’ho trattato come una merda. Dio, Dio, come starà adesso, lo so che mi odia ma è giusto, Dio, fammi morire ma fallo felice, non ti dimenticare di Marco, è uno come si deve e io sono solo uno stronzo! Marco! Marco! (e piangeva alla disperata). Dove sei? Per carità torna a casa! Ho sbagliato tutto, ho sbagliato tutto! Ma adesso non serve a nulla, ci dovevo pensare prima, non ce la faccio più a vivere, mi sento malissimo, mi viene la disperazione.
Cominciò a tremare, non riusciva nemmeno più a piangere, cercò degli psicofarmaci per farla finita, la decisione l’aveva presa, ma non ne trovò, altri sistemi gli facevano paura, era affaticato, affannato dal troppo piangere, singhiozzava per la disperazione, continuava a rotolarsi sul tappeto, la sua faccia era deformata da una smorfia permanente di dolore, non sapeva che cosa fare, non sapeva dove andare a cercare Marco, l’avrebbe supplicato in ginocchio, ma aveva paura che Marco non ne volesse più sapere di lui, ma non poteva stare senza fare nulla, pensò di uscire, di andare a cercarlo ma per non perdere il contatto in caso di un suo rientro mentre lui era fuori lasciò un biglietto:
– Marco, sono una merda e mi sento di merda, ma non riesco a vivere senza di te, mi prende una disperazione pazzesca, ti ho trattato in modo violento e stupido solo per una misera soddisfazione del mio orgoglio, non sono degno di te, ti chiedo perdono con tutta l’anima, Marco! Nessuno mi ha insegnato ad amare, solo tu ci hai provato (e la tua famiglia che mi illudevo fosse anche la mia) ma io non sono all’altezza di queste cose, io mi sono covato per tanto tempo i miei sensi di rivincita, lo so, è stata una cosa squallida e misera, ma io sono così, io dentro sono devastato, non riesco a capire che cosa sia l’amore, ho tradito te e la tua famiglia, mi sono rubato un ruolo che non mi appartiene, ma dentro sono rimasto uno stronzo, credimi ho cercato di imparare da te, ci ho provato in tutti i modi, credevo di esserci riuscito, dopo l’esame ero totalmente felice sotto ogni punto di vista, come non mi era capitato mai in tutta la vita, mi sentivo coccolato, amato e ti amavo con tutta l’anima, poi è tornato a galla quello che mi portavo dentro e ho cercato di schiacciarti, è una cosa penosa, io non so dire altro, se non avrai il coraggio di perdonarmi ti capirò perché hai ragione tu, non ti chiedo di riprendermi con te, non ne sono degno, ma ti prego, ti supplico, dentro la tua anima non mi condannare, io mi porto dentro l’inferno ed è venuto a galla, Marco sono disperato, guardo il nostro letto, la doccia, i libri, il libretto con i voti e penso che ho distrutto tutto! Dio, come vorrei essere morto quando siamo andati via dalla casa dei tuoi! Sarei morto felice. Io non ce la faccio a vivere senza di te. Se puoi, se vuoi, ti supplico, una cosa fammela per carità, dammi un cenno che mi hai perdonato, te lo ripeto, non mi vedrai mai più se è quello che vuoi, perché hai tutte le ragioni di considerarmi un essere schifoso e in fondo è così che mi sento adesso, prima non capivo che cosa stavo facendo, e a te poi! Ma adesso capisco. Marco, ti amo, non so dire niente altro. Qui c’è il numero del mio cellulare, ti prego, ti supplico, mandami un messaggio con una lettera sola, la “P” come perdono, mi farai felice, io non ti risponderò ma mi farai felice. Non ce la faccio a continuare mi viene da singhiozzare. Marco, perdonami!”
Andy si rimise un po’in ordine, poi uscì lasciando il biglietto bene in vista e portò con sé il cellulare acceso, non sapeva dove andare, ormai a notte alta, si fermò a girare nei pressi della casa, ogni tanto ci passava sotto per vedere se le luci erano accese. Marco dopo aver girato un bel po’ ripassò sotto casa mentre Andy era in giro, aveva visto le luci spente e provò a rientrare, siccome la porta era chiusa a chiave dedusse che Andy non c’era ed entrò, accese la luce e trovò il suo messaggio sul tavolo. Andy, dalla strada, si accorse della luce accesa, Marco era a casa. Il cuore di Andy cominciò a martellare fino a fare male, contava i secondi, il tempo che ci sarebbe voluto per leggere il messaggio e per comporre il brevissimo messaggio di risposta, ad ogni istante aumentava il senso della disperazione.
Marco lesse il messaggio di Andy con le lacrime agli occhi, gli venne in mente di tenere ancora Andy sulla corda poi pensò che avrebbe fatto come aveva fatto Andy con lui, gli mandò un messaggio ma non la “P” che Andy si aspettava:
“Vieni a casa Andy, tu vedi che mi arrabbio e hai paura! Stronzo! Ancora non hai capito che ti voglio bene! Ti ammazzerei, ma poi mi passa subito. Dove stai? Vengo a prenderti?”.
Quando il telefonino diede il segno del messaggio ricevuto Andy aveva il cuore a 150 e gli batteva violentissimo. Lesse, cominciò a sorridere, scrisse subito la risposta.
“Salgo subito, sto sotto al portone. Grazieeeeee! Mi hai ridato la vitaaaaa!”.
Quando salì, Marco lo ricevette in modo affettuoso.
– Dai entra che dobbiamo chiarirci un po’.
Andy ebbe un momento di panico.
– No, stai tranquillo, non è successo niente, è tutto passato, non ne parliamo più.
– Marco, io lo so che…
– Zitto! Adesso abbiamo bisogno tutti e due di un po’ di tenerezza e di un po’ di tranquillità.
– Marco io ti volevo dire…
– Devi stare solo zitto, pure io ho avuto la paura di avere perso il mio Birillo, tu non sai che angoscia ho avuto, prima ero arrabbiato nero, ti volevo scaricare, cacciare a pedate…
– Avresti avuto ragione.
– No, non avrei avuto ragione per niente, poi mi sono venute delle sensazioni fisiche di disagio così violente che non me le sapevo spiegare, proprio dolori fortissimi alle budella, non riuscivo a pensare più alla rabbia che avevo in corpo, ho pregato il Padre eterno che ti tenesse una mano in testa e non ti facesse fare qualche fesseria senza ritorno.
– Io sono stato lì lì…
– Poi sono tornato praticamente correndo perché non volevo che tu rimanessi solo per un minuto di più, quando sono salito a casa e non ti ho trovato ho avuto per un attimo la paura dell’irreparabile, poi ho trovato il messaggio e ho risposto subito, una mezza tentazione di rinviare l’ho avuta, ma poi mi sono detto che farti soffrire sarebbe stata una cosa meschina e adesso stai qua. Andy! Mannaggia! Ma quando cresci? Sei più forte di me è vero… ma, comunque è passata.
Sedevano su due sedie una di fronte all’altra e non avevano il coraggio di tentare un contatto fisico di alcun tipo, Andy lo desiderava ma sapeva di non meritarlo, Marco se ne accorse.
– Andy, la nottata ancora non è passata, se hai bisogno di stare solo dimmelo, adesso siamo un po’ scossi tutti e due.
Andy non disse una parola, fece solo cenno con la testa che non aveva voglia di stare solo, Marco si alzò e andò ad abbracciarlo, Andy si mise a piangere a singhiozzi, non parlava e respirava a fatica.
– Andy, ti tengo fra le braccia perché ti voglio bene, Andy é la mia vita, Andy è la mia felicità, Andy sbaglia perché Andy ama veramente, Andy ha un cuore grande grande, Andy io ti penso a ogni momento, Andy è l’amore di Marco, Andy e Marco sono una cosa sola, si scazzano e di brutto, ma si amano, fanno fesserie, ma sono solo fesserie, Andy e Marco si amano, Andy e Marco non si potranno dividere perché sono fatti l’uno per l’altro, sento battere il cuore del mio Andy, batte forte, non è ancora tranquillo, ma Andy ha già la felicità in fondo al cuore, la felicità di Andy è Marco e la felicità di Marco è Andy. Il mio Andy mi ha dato delle prove d’amore grandissime, il mio Andy mi ama, Marco lo sa che Andy lo ama, Marco non ha paura di Andy e Andy non ha paura di Marco, loro sono una cosa sola, stringo il mio Andy che piange nelle mie braccia, gli voglio dire che lo amo alla follia, che non lo lascerò mai, che non lo farò soffrire mai, che quando avrà bisogno di me io ci sarò sempre, io so che quando io ho bisogno di lui il mio Andy è con me. Andy, Andy, ti voglio cullare, ti voglio cantare una canzone d’amore per farti addormentare.
– Marco, ma perché mi vuoi bene lo stesso?
– Non lo so, è una cosa più forte di me, adesso sto bene, prima stavo malissimo, mi sembrava di essermi separato da una parte di me, dalla parte migliore di me.
– Marco… Anche se puoi non crederci, anch’io ti voglio bene.
– Lo so e ci credo, non ne ho il minimo dubbio, ti posso accarezzare?
– Magari! Mi devi stringere a te, ho bisogno del tuo abbraccio, mi sentivo una disperazione terribile dentro ma adesso mi sento tranquillo. Marco! Sei tu che mi stai facendo crescere, io sto imparando che cosa vuol dire amare e come si sta bene quando ci si sente amati, lo sto imparando da te, non lo immaginavo nemmeno prima, adesso lo so che l’amore è una cosa grande, adesso lo so che è una cosa che ti riempie la vita… Marco… non so se dirti una cosa.
– Mi devi dire tutto quello che ti viene in mente.
– Lo so, ma non so se è il caso, cioè non so come potresti prenderla.
– Dai, dimmi.
– Mannaggia, adesso mi vergogno come un ladro.
– Dai non fare così e parla chiaro.
– Marco, credo che tu adesso abbia poca voglia di… No, lasciamo perdere.
– Dimmi quello che vuoi.
– Accarezzami su tutto il corpo, ti ricordi quando mi asciugavi nella doccia erano i momenti più belli, aspetta, però io l’ho detto così, solo perché mi è venuto in mente.
[-omissis- Marco ed Andy capiscono che stanno desiderando la stessa cosa e tornano a vivere momenti bellissimi di contatto sessuale]
Marco, io prima pensavo che sarebbe proprio finita male e tutto per colpa mia, non riuscivo a pensare che tu ci potessi passare sopra, mi sono detto che se tu l’avessi fatto a me io ti avrei ammazzato, cioè, è per questo che io da te un perdono così, in modo da poter tornare insieme e subito, non me lo aspettavo proprio, io mi aspettavo che mi cacciassi a pedate, non ho proprio pensato a dove sarei potuto andare, mi veniva solo in mente che avevo distrutto tutto, e poi tra noi non c’era stata nessuna ragione vera di incomprensione, io ti volevo mettere sotto e basta, ti volevo dominare, anche prima un po’ succedeva così, qualunque capriccio sessuale mi veniva in testa tu ti facevi in quattro per realizzarlo, io pensavo che fossi mio, ma nel senso quasi di proprietà, un po’ come una cosa, mi sentivo potente, avevo un potere su di te, ti dominavo, [-omissis-] anzi proprio quando tu mi asciugavi dopo la doccia e io mi abbandonavo completamente, era pure un mezzo di dominio, forse tu non lo pensavi, poi pensavo che quando tu non mi obbedivi a puntino ti dovevo punire perché tu capissi che il padrone ero io e che tu mi potevi avere ma mi dovevi servire, ho cercato di mettere in pratica su di te quello che avevo imparato da bambino, quando ero bambino io la generosità dei miei non l’ho mai vista, loro pensavano che un ragazzino bisogna educarlo… o fai quello che diciamo noi o stai senza soldi, o vai bene a scuola o non vai da nessuna parte, ma pure o sei etero o ti vai a fare fottere, io con queste cose ci sono cresciuto, quando mi sono innamorato di te è partito tutto come una cosa di sesso, una cosa violentissima ma una cosa di sesso, io facevo sesso con te, contemporaneamente mi potevo abbandonare completamente e ti avevo in pugno, tu mi dicevi delle cose sull’amore che io credevo di capire, cioè mi sembrava che andassero secondo la mia logica, però in sostanza non capivo niente, io dentro di me pensavo che tu in fondo eri schiavo del sesso, che eri mio schiavo, io ti tenevo i pugno, qualche volta ti ho proprio adescato, quando mi pareva che tu potessi sfuggirmi mettevo in pratica qualche strategia sessuale per riacchiapparti, io non volevo Marco, volevo uno schiavo bellissimo da poter dominare, io da bambino sono stato sempre dominato, da mio padre, dai preti, dall’ambiente sociale, io vedo tutti i rapporti come un rapporto di potere, quando ho conosciuto te, in fondo in fondo mi piacevi, ma sotto sotto, forse inconsciamente pensavo che tu fossi un po’ cretino, che non capissi quello che capivo io, vedevo che ti facevi dominare, che me le passavi tutte, che mi coccolavi: io ero il satrapo orientale e tu eri solo lo schiavetto sessuale che è bello ma non capisce niente, non lo sa che cosa vuol dire dominare. Quando ho conosciuto i tuoi pensavo proprio che recitassero una parte, le cose che mi dicevi di loro, di quando hanno capito che eri gay e di quando hai raccontato di noi, mi sembravano inventate, irreali, io mi dicevo: quelli fingono, magari friggono dentro per avere “un figlio così”, qualche volta mentalmente dicevo “un figlio finocchio” (e così la categoria te l’appioppavo a te), e poi fuori fanno tutta quella commedia, oppure semplicemente me la raccontano per fare vedere chissacché, poi hanno cominciato a coccolare anche me, la cosa mi faceva comodo, mi legava a te ancora di più o meglio legava te a me ancora di più, tu diventavi ancora più succube di me, ormai i tuoi sapevano e accettavano, tu non avresti potuto scappare, se poi ci metti pure che si studiava insieme e che i tuoi erano contenti, la frittata era fatta, ti avevo chiuso nella mia tela di ragno e ti potevo divorare a mio piacimento. Io certe cose le ho interiorizzate, per me è difficilissimo accettarti come sei, tu sei un’altra persona, sei pure meglio di me, ma hai avuto un’altra storia, certe volte mi dico che tanto non mi puoi capire perché tu sei stato un ragazzo felice anche prima di conoscere me, certe volte ero stupito di quello che facevi, uno schiavo serve o, io pensavo, deve servire di mala voglia, invece tu stavi sempre appresso ai miei desideri, mi coccolavi, per me era un dominio ma non mi sembrava che per te fosse la stessa cosa, cioè non mi sembrava che tu provassi la sensazione di uno che sente di essere dominato, avevo bisogno di rimarcare i ruoli e tu mi lasciavi sempre il primo posto, pensavo che tu avessi paura di perdermi, proprio di perdermi come oggetto sessuale, che senza di me ti saresti sentito perduto, ma che tu lo facessi per me, per lasciarmi spazio, per farmi crescere, non lo pensavo proprio, cioè mi mancavano le coordinate per ragionare così, e anche adesso queste cose le intuisco, ma probabilmente non sono ancora in grado di capirle fino in fondo, prima l’esperienza mi mancava del tutto, adesso un po’ di pratica di essere amato ce l’ho ma ancora ho bisogno di esercitarmi. Quando ti volevo spaventare, non ti volevo violentare ma volevo solo riaffermare il mio dominio su di te, non ho mai pensato al sesso come penetrazione né attiva né passiva, eppure l’avrei fatto, pensavo che a te alla fine non sarebbe dispiaciuto, ti volevo fare una violenza fisica che ti avrebbe portato al godimento, io pensavo così, perché volevo che tu capissi che eri mio schiavo, il fatto che avresti provato piacere mi dava anche una giustificazione quasi altruistica, io non pensavo proprio che il sesso è una forma di libertà e che violentare da dietro una persona non è un problema perché la prendi da dietro e non davanti ma proprio perché la prendi contro la sua volontà, io pensavo che sesso significasse fare qualche cosa di concreto in modo che tu potessi godere, poi ti saresti adattato perché la cosa poteva piacere pure a te, quando sei andato via, io non capivo il perché: mi dicevo che eri proprio strano perché avevamo fatto sesso tante volte e mi sembravi contentissimo e non capivo come potessi prenderla male per un tentativo come quello, io non pensavo nemmeno che la cosa non piaceva nemmeno a me, anzi io l’avrei fatta anche se non mi piaceva con la scusa che ti avrei potuto fare godere, ma mi sentivo il più forte e ti dovevo mettere sotto, dovevo schiacciare la tua volontà, quando siamo stati al momento culminante io avevo pensato che l’avrei fatto, adesso te lo posso dire, mi sembrava una cosa in fondo indifferente, anzi più vedevo che avevi paura e che ti dominavo fisicamente più ero determinato, ma poi la cosa, cioè proprio il fatto sessuale in sé, mi veniva strana, era solo per un fatto di dominio, mi sembrava un po’ schifosa, poi c’ho aggiunto tutto il discorso sulla fiducia, tu non devi avere paura, ecc. ecc. Però il fatto era diverso, la cosa in sé mi faceva un po’ schifo. Dopo mi sembrava ovvio che, data la mia generosità perché non ti avevo violentato, tu dovessi fare con me un po’ di sesso di quello nostro, io tanto il mio dominio te l’avevo imposto. Lo vedi Marco, le cose stanno così, adesso il discorso è più onesto.
– Andy, ti voglio bene! Ma io penso che tu faccia un’analisi impietosa di te stesso, le cose che dici ti sembrano molto vere ma io credo che le tue motivazioni siano un po’ diverse, tu volevi dominare, questo è vero, ma questo tuo volere dominare mi faceva una tenerezza infinita, io pensavo: Andy non ha avuto un’adolescenza felice, ha bisogno di fare esperienza, ha bisogno di crescere, vuole esercitare il suo dominio su di me perché è insicuro, non è abituato all’amore, come posso fare a stringerlo a me? Come posso fare a comunicare? Io vedevo che con le parole non si riusciva ad avere una comunicazione profonda, mentre quando facevamo l’amore ti vedevo completamente trasformato, giocavi, facevi battute, sorridevi, ti scatenavi, mi volevi dominare ma io ero il tuo referente unico, questo dominio tu non lo volevi vantare davanti a nessuno, era un dominio totalmente privato, qualche volta quando facevamo sesso e giocavi con me mi facevi tenerezza, pensavo che quel bambino che ti porti dentro e che non è ancora cresciuto avesse bisogno di un suo giocattolo, è come quando un bambino intristisce senza l’orsacchiotto, c’è la mamma ma l’orsacchiotto è concreto, si può distruggere, si può maltrattare ma il bambino senza l’orsacchiotto ha paura del buio e sono stato il tuo orsacchiotto e poi quando ti abbandonavi tra le mie braccia, potrai anche dire che lo facevi per soggiogarmi col sesso, ma io non credo che sia così, tu eri abbandonato e felice, il guaio era il dopo, quando finiva il sesso e tornavi alla realtà, l’hai detto tu, quando eri ragazzino la masturbazione era il tuo mondo alternativo, adesso il tuo mondo alternativo sono io, tu vivi con me le tue fantasie sessuali senza inibizioni le vivi come quando ti masturbavi con la porta chiusa. Una cosa mi ha sempre colpito molto: la tua gelosia, che mi faceva felice. Andy tu sei un ragazzo veramente bello, se tu volessi di sesso, gay o no, potresti trovarne quanto ne vuoi, sei giovane, sei bello, sei di un ambiente sociale alto, che cosa ti manca? Se tu volessi fare lo scopone di ragazzi te ne potresti passare dieci al giorno, invece no, tutto questo non succede assolutamente, gli altri ragazzi ti spaventano, tu non li vai a cercare e non lo facevi nemmeno prima, adesso forse potresti frequentare i miei amici, o meglio i miei ex amici, dato che non si sentono mai, ma prima di amici tu non ne avevi affatto e poi gli altri ragazzi non vuoi che li frequenti nemmeno io, ma tu non vuoi che io esca solo, che io al mare vada alle docce, tu non vuoi che io mi contamini, anche il fatto del test dell’aids, per carità è una cosa giustissima, ma ti serve a mettere in evidenza che tutto è chiuso tra noi, fuori c’è l’aids, e bisogna stare alla larga, ma noi siamo negativi e tra noi tutto è lecito! Quindi tutto il sesso che vuoi, ma esclusivo! E’ uno strano modo di dominare. In genere un dominio è esibito, quando noi andiamo in giro insieme all’università tu ti comporti come se fossi mio fratello, quando andiamo da papà tu non ti senti condizionato ma ti comporti come se fossi più piccolo della tua età, come se non stessi al livello, mi stai sempre vicino un po’ come fanno i bambini. I miei mi dicono spesso che sei un ragazzo dolcissimo ma io dovrei rispondere che quel ragazzo dolcissimo mi voleva violentare, eppure è la stessa persona. Comunque quello che pensavo e che penso è che tu voglia costruire una coppia, un rapporto affettivo forte, a due nel senso stretto del termine, tu usi la categoria del dominio, del padrone e dello schiavo, ma sono sempre categorie che si possono capovolgere, io userei la categoria dell’amore, di un amore vero, senza dominio, l’idea di dominio ti serve a giustificare quell’abbandono che a me sembra la cosa più meravigliosa e che tu puoi accettare solo se per te ha il significato di uno strumento di dominio, non sei ancora disponibile all’amore, non al mio, ma a quello che senti nascere dentro di te, lo devi nascondere, lo devi travestire in qualche modo, l’idea del dominio l’accetti e la senti tua, cattiva magari, ma tua, mentre l’idea di essere innamorato e di abbandonarti per amore non l’accetti, Andy, io lo sento l’amore che ti sta nascendo dentro, ne hai troppo bisogno, ne hai paura, ma alla fine capirai che cosa vuol dire veramente.
– Ma allora perché ti avrei violentato, e mi devi credere l’avrei fatto, non l’ho fatto perché mi faceva un po’ schifo, non perché strillavi tanto.
– Mah! Forse, ma secondo me non l’avresti fatto comunque, io ho notato che non ti rendevi conto di quello che stavi facendo, cioè agivi in modo meccanico, senza riflettere, avevi perso il controllo, i preti dicono che per peccare ci vuole piena avvertenza e deliberato consenso e secondo me tu non ragionavi proprio, era la cosa che mi spaventava di più, eri solo in preda ai tuoi deliri di dominio, quando ho visto che dopo volevi che facessimo l’amore come se niente fosse successo mi sono detto che eri del tutto pazzo e che io non potevo fare niente per te, è per questo che ti volevo scaricare, non era nemmeno per la paura della cosa in sé, ti vedevo lontanissimo, con una specie di luce satanica negli occhi, eri dominato dall’idea della violenza, prima pensavo che fossi irrecuperabile e per questo ti volevo mollare subito, come non lo sapevo, ma non ti volevo più vicino a me perché non c’era nessuna possibilità di dialogo, o al meno mi sembrava che non ci fosse, poi piano piano mi è venuto in mente che tu stavi ripetendo dei moduli di comportamento che avevi imparato nell’infanzia e nell’adolescenza.
– Ma quando ero piccolo a me non mi ha mai violentato nessuno.
– Be, materialmente no, ma credo che di violenza psicologica tu ne abbia subita tanta e anche negare l’amore in fondo è una forma di violenza, e tutto sommato cerchi di giustificarla, cerchi di non vederla ma credo che tu sia stato un ragazzo molto solo.
– Sì, questo è vero, io avevo i libri che però non mi piacevano, avevo il computer e pure bello ma non mi piaceva nemmeno quello, l’unica cosa che mi piaceva era masturbarmi ma anche quando mi masturbavo non avevo mai in mente una persona vera, erano sempre fantasie su immagini dei giornali o addirittura fantasie su immagini di fantasia, quando volevo creare l’immagine di un ragazzo “mio” me lo immaginavo più o meno come te, forse è per quello che poi c’è stato l’amore a prima vista… Insomma tu pensi che sono innamorato veramente e che non lo voglio dire nemmeno a me stesso?
– Sì, più o meno, la parte dell’innamorato non l’hai mai vissuta in pieno perché hai sempre cercato di trasformarla in quella del dominatore sessuale, a te i ruoli deboli non piacciono, ma li desideri molto e si sente anche da quello che dici, e poi i ruoli deboli non sono deboli, tu non ti giustifichi, tu ti accusi e ti accusi perché vuoi essere consolato, vuoi essere consolato e in sostanza sei un bambino che si è innamorato, che si sente sconvolto e non riesce a capire perché.
– Marco, tu mi vuoi giustificare comunque.
– Sì, io faccio l’amore con te ma mi fai una tenerezza infinita. Vieni Andy, abbracciami, tienimi stretto ché pure io ho bisogno d’amore, io me la porto una carica d’amore dentro, ci sono cresciuto, mi sento sempre innamorato, ma questo amore non lo vuole nessuno, voglio dire che di gente che vuole fare l’amore con me ne troverei, ma non avrebbero veramente bisogno di essere amati da me, potrebbero trovare tante alternative, io sarei solo uno della serie, non sarebbero gelosi, mi potrebbero tradire perché il loro bisogno di me non sarebbe un bisogno disperato, come dici tu, quando sto con te io la sento la tua disperazione, è questo che mi fa vivere, è il fatto che tu non mi abbandoneresti, mi potresti anche violentare ma non mi abbandoneresti, che tu sei geloso, che tu non vuoi un ragazzo qualunque, tanto per vedere che effetto fa, tu vuoi proprio me, non mi lasci scappare, mi hai quasi asfissiato, ma mi hai asfissiato d’amore, a te pare violenza ma è solo bisogno d’amore, disperato bisogno d’amore, tu lo senti che io sto con te perché questa è la mia vita, tu lo senti che quando ti abbraccio voglio trasmetterti l’anima, io adesso ce l’ho una mia disperazione, prima non ero disperato, poi ho incontrato Andy e Andy mi ha attaccato la sua disperazione. Io non posso essere più felice perché il mio Andy ha la disperazione dentro, io non vivo più per me stesso, da quando ho visto quello che ti porti dentro, la disperazione nell’anima ce l’ho anch’io. Io voglio strappare la disperazione dall’anima del mio Andy, lo voglio baciare fino a togliergli il respiro, gli voglio trasfondere la mia vita, Andy, cucciolo mio.
Marco si mise a piangere, non era mai accaduto, Andy non se lo aspettava.
– Marco, stringimi forte, non ti posso vedere piangere, mi fa male.
– No, Andy, è un pianto liberatorio, è un pianto di felicità, non so se tu hai mai pianto di gioia, ecco, io sto piangendo di gioia, tu mi stai abbracciando e stiamo qui, adesso, vicini, stretti insieme, è questa la felicità! Io sto dicendo: Padre eterno mio, grazie che me l’hai lasciato! Il mio Andy mi ha messo in croce ma mi ha pure fatto rinascere, il mio Andy per me è la vita, mi ha fatto vivere di angoscia per farmi vedere che cosa aveva dentro e adesso mi stringe a sé. Andy! Andy! Accarezzami perché se ne sta andando via tutta la malinconia, io lo sento, anche la tua malinconia, se la tua malinconia non se ne andasse non se ne andrebbe nemmeno la mia, ma io sento una sensazione di liberazione e anche la tua malinconia ti sta abbandonando, Andy! Che nome bello hai! Andy io avevo pensato che tu fossi cattivo, oggi l’avevo pensato, ma adesso lo so che non è così, Andy mi sta regalando una pace dolcissima, Andy mi sta insegnando ad amare in un altro modo, la malinconia se ne sta andando, Andy! Siamo liberi! Andy! Nessuno ci condizionerà mai più e non ci condizioneremo nemmeno da soli. Andy! Stringimi forte!
– Mannaggia, Marco, ho la sensazione di rinascere veramente, è come se mi cadessero dal corpo tanti pesi, mi sento leggerissimo, potrei quasi volare, sto volando, Marco! Non ho paura! Marco! Ti amo! Io ti amo! Io ti amo veramente! Abbracciami stretto e non mi lasciare per tutta la notte. Ti amo Marco!
– Anch’io Andy!

ANDY ROMANZO GAY 10/2ultima modifica: 2009-01-04T17:49:03+01:00da gayproject
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