MALINCONIA E DEPRESSIONE GAY

e-mail di Paolo di lunedì 7 luglio 2008

Ciao Project,
ti ricordi ancora di me? Sono Paolo, il ventiduenne indomabile di Brescia. Ti ricordi? Ci siamo conosciuti quasi quattro mesi fa, era il 21 di marzo e mi avevi fatto notare che era il primo giorno di primavera. Intanto grazie per averci provato allora a mettermi in testa quattro idee non stupide, ma io allora ero proprio refrattario. Ti ho fatto perdere la pazienza per due settimane, poi ti ho mandato a quel paese e ho cancellato il tuo contatto msn. Adesso te lo ricordi vero? Io sono un cafone, lo avrai pensato certamente, lo so, ma mi dava enormemente fastidio che tu potessi guardarmi dentro. Ti avevo cercato io, ma non volevo che arrivassi alla soluzione anche se lo sapevo benissimo qual’era la soluzione. Lo so che è pazzesco a 22 anni non sapere ancora se vuoi andare con un ragazzo o con una ragazza, però io non lo sapevo o facevo ancora finta di non saperlo. Poi quello che volevi tirarmi fuori non mi piaceva proprio, ti ho raccontato balle, lo so che è pazzesco pure venirti a cercare per parlare con te e poi raccontarti balle, ma comunque tu non ci sei cascato, abbiamo perso decine di ora a girarci intorno, tu a cercare di capire e io a cercare di non farti capire. Io mi aspettavo che tu mi dicessi: Ok, sei gay. E basta. Ma tu hai avuto paura della mia reazione (Confessalo, è così! Sei stato vigliacco pure tu! Di me hanno paura tutti), l’hai presa alla larga, me lo ricordo benissimo, hai fatto una lunga pausa e poi hai cominciato a dirmi che stavo fingendo anche con me stesso e avrei fatto bene a non coinvolgere altre persone nella mia finzione e lì non c’ho visto più, in fondo stavi solo dicendo che sono gay e io lo sapevo benissimo, ma non mi piaceva il modo, proprio con un gesto di stizza ho chiuso tutto e ti ho cancellato. Ero proprio furioso nero. Poi, ovvio, lo sapevo che avevi ragione. Era l’inizio di Aprile e avevo gli esami alla fine di Maggio ma ho preso tutti i soldi che avevo e me ne sono andato da casa, ma senza dire niente a nessuno. Ai miei ho fatto prendere un accidente, loro non sanno nulla di me, avevo staccato il cellulare, poi dopo tre giorni quando l’ho riattaccato ho trovato 100 messaggi dei miei e li ho chiamati. Loro non c’entrano proprio per niente, ma non sono tornato a casa, poi il cellulare si è scaricato e si è spento. Sono stato a Milano e ho cercato di restare lì spendendo il meno possibile, volevo arrivare fino a primi di giugno e passare lì il tempo degli esami, randagio, e provare il piacere di mandare tutto alla malora per dire che io sono più forte di tutte quelle stronzate dell’università. Dormivo sulle panchine o nelle sale d’aspetto delle stazioni. Così sono arrivato al 9 giugno e con gli ultimi soldi contati che mi erano rimasti ho ripreso il treno e sono tornato a casa. I miei non hanno detto nulla, come se nulla fosse accaduto, mi hanno salutato affettuosamente (in modo un po’ falso) come se fossi tornato da un viaggio. Probabilmente pure loro ormai hanno paura di me e delle mie reazioni. All’università la sessione l’ho perduta e poi non ho voglia nemmeno di provarci. Fino a ieri sera ho fatto la vita del vegetale e non mi va proprio di fare nulla e di spiegare niente a nessuno, sono proprio stufo della vita e non so nemmeno bene perché ti mando questa mail.
Paolo
p. s. scusami la chiusa secca ma non sono in vena di smancerie
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e-mail di Paolo di martedì 8 luglio 2008

Ciao Project,
devo chiederti scusa, ma ieri sera è successa la stessa cose di 4 mesi fa. Ma perché non facciamo due chiacchiere e basta? Ma a te che te ne frega della vita mia, ne senti centomila! È inutile che ti metti in testa di portarmi sulla buona strada tanto ormai io sono fuori ed è proprio di vivere che non me ne frega più niente.
(e-mail non firmata)
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e-mail di Project di mercoledì 9 luglio 2008

Senti Paolo,
non mi piaccino questi giochi al massacro, sei stato già cretino abbastanza, io i giochi dei ragazzini non li sopporto! Ma non ti accorgi che fai pena? Ti comporti come un deficiente, te ne vai da casa, fai prendere un accidente ai tuoi, salti una sessione intera di esami, passi che mi rispondi a parolacce, ma che cominci a fare i discorsi stupidi sulla vita e la morte non lo sopporto proprio! Bello mio, ma è possibile che tu faccia tutta questa commedia perché sei gay, si lo hai capito benissimo che sei GAY, ma il patologico non è nell’essere gay ma nel fare tutta questa commedia, ma per che cosa? Per farti compatire? Bello! Di ragazzi gay ne ho visti centinaia ma stupidi come te no! È gente seria che non fa il pagliaccio come fai tu, è gente che ha una dignità!
Paolo, capiamoci bene! Se hai veramente intenzione di fare le cose serie puoi stare certo che su di me ci puoi contare, ti do pure l’anima! Ma se per caso vuoi giocare con la morte perché sei deficiente fino a questo punto allora dimenticati che esisto!
Ti aspetto in chat domani mattina alla 10.00, ma se non ci sei con me hai chiuso.
Un abbraccio (se per te vale ancora qualche cosa)
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e-mail di Project di giovedì 10 luglio 2008

Ciao Paolo,
queste sono un po’ le mie riflessioni a freddo. Intanto fammi dire che avevo una paura forte di non sentirti stamattina alle 10.00. Quando ti ho visto comparire sono stato felice. Ispido sei stato come lo sei stato sempre, però per la prima volta (perché non era mai successo!) abbiamo parlato seriamente. E qui tocca a me chiederti scusa perché non pensavo che le cose stesero a questo punto, è vero che non avevo nemmeno la possibilità di capirlo, ma indubbiamente ho semplificato troppo il quadro. Se devo dire la verità, mi vergogno molto dei toni aggressivi che usato con te, erano manifestazioni della mia stupidità e del fatto che io, invece di cercare di capire, consideravo stupide le tue reazioni. Stamattina, te lo confesso, mi sono sentito un verme. Ma è la prima volta che mi sono realmente sentito vicino a Paolo. Dovrei avere una giornata completamente libera entro fine luglio e penso di poterti venire a trovare, ma ci metteremo d’accordo via chat. Intanto ti mando questa, poi appena ti vedo in linea ti chiamo subito.
Un abbraccio fortissimo
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e-mail di Paolo di domenica 20 luglio 2008

Ciao [omissis],
adesso sei tu a non essere in linea e invece ne avrei un bisogno disperato. Almeno ti scrivo questa per colmare il vuoto, perché mi sento proprio uno schifo. Che devo fare? Ormai con l’università un anno l’ho perso, non ho proprio la forza di andare avanti, per me non è un problema di laurea e nemmeno di gay o non gay, quella è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso, io non ce la faccio più a stare solo, ho bisogno di sfogarmi, ma sono proprio al limite. Adesso la storia la sai tutta, tu dici che alla fine si risolvono pure quelle cose, ma io qui non ci voglio più stare, me ne voglio andare via, da un’altra parte, voglio stare solo, non so se ce la farò a cominciate tutto da capo ma io all’università non ci voglio più andare, non ce la faccio proprio. Per gli esami avevo pure studiato, però se quelli poi me li ritrovo davanti che faccio? È un rigetto fisico. Si potrebbe pure pensare di andare a Milano, su questo hai ragione, e i miei un supporto economico me lo darebbero eccome, sono brave persone, ma loro non sanno nulla e se mio padre lo venisse a sapere gli prenderebbe un infarto. Io è da più di un anno che non mi faccio mai vedere in giro con loro perché non voglio che la gente mi associ a loro. Sto sempre in giro, esco presto di casa e torno di notte o, quando sono stanco, non esco proprio per giorni. Quando non sto a casa parto la mattina prestissimo, prendo il treno e vado a passeggiare sul lago di Garda, il treno parte prestissimo e sto lì praticamente alle sei di mattina e resto lì fino alla sera, mi porto un libro, ma non lo apro mai, vado solo avanti e dietro per il lungo lago, mi siedo sulle panchine e aspetto. Adesso è estate e si sta bene, praticamente ci vengo due o tre volte alla settimana, ma ci venivo pure d’inverno e allora si motiva di freddo e passavo le giornate alla sala d’aspetto della stazione, allora magari, d’inverno, il libro un po’ lo leggevo. Gli esami che non ho fatto li ho preparati così e li ho preparati perché pensavo che a rimette piede lì ce l’avrei fatta e invece sono stato un vigliacco totale. Quando arrivo sul lago la mattina, adesso che è estate, è bellissimo, fresco, un posto meraviglioso e la paura di vivere mi passa è sto bene fino a mezzogiorno, poi mi mangio la mia pagnottella e mi rimetto a passeggiare e mano mano che passano le ore mi prende un’angoscia tremenda. So che non posso tornare a casa troppo presto e allora aspetto che venga la notte ma è proprio un incubo. Adesso magari ti posso mandare un sms ma prima era zero totale, sai che vuol dire “solo” nel senso più assoluto, ecco così! Poi adesso andare al lago mi fa un effetto stranissimo, è pieno di ragazzi. Stanno tutti insieme, sono contenti, giocano, scherzano, loro la loro gioventù se la vivono e io che faccio? Li osservo e basta. Io con loro non c’entro niente. E adesso ti dico di ieri perché dopo che avevo parlato con te stavo un po’ meglio, ma dopo quello che è successo ieri sto uno schifo peggio di prima. Arrivo al lago, scendo dal treno e mi trovo davanti due ragazzi bellissimi, non un ragazzo e una ragazza, ma proprio due ragazzi, sicuramente turisti americani. Mannaggia [omissis]! Giocavano tra loro, ma sai proprio in un modo così dolce, ma con qualcosa di disinibito, di sensuale, che mi strappavano l’anima. Ma io non mi sono mosso, poi uno di loro è venuto a chiedermi un’informazione, volevano andare a Sirmione. Io un po’ di Inglese niente male lo parlo, ho risposto che erano circa 9 km e che io c’ero andato più volte a piedi. Quel ragazzo, Patrick, ha fatto un’espressione di stupore, poi ha aperto le braccia come a dire: “Sì, ma noi non sappiamo nemmeno per dove si va”. Mi sono proposto di accompagnarli, Patrick è andato a parlare con l’altro ragazzo, Steven, che ha fatto cenno di sì. Mi hanno offerto la colazione al bar e poi ci siamo messi in strada. Io i posti li conoscevo benissimo perché le guide turistiche del posto le so a memoria. Insomma, abbiamo fatto 10 km a piedi! Piano piano l’atmosfera si è sciolta, loro parlavano anche un po’ di Italiano e capirsi era piuttosto semplice. A Sirmione ormai parlavamo come se fossimo amici, poi Patrick ha guardato negli occhi Steven e si è girato verso di me e mi ha detto: “Penso che sia giusto dirti che noi siamo due ragazzi gay che si vogliono bene”, e lo ha detto in Italiano, evidentemente era una farse alla quale aveva pensato parecchio. Io ho risposto nel modo più gentile possibile ma di me non ho detto nulla, ho detto che avevo un amico gay (me stesso) che la viveva malissimo e che aveva passato pure parecchie brutte avventure, perché da noi, in Italia essere gay è ancora una situazione difficile, poi ho detto che a quel mio amico io volevo molto bene “as a friend, obviously” e che però non credo che tutti i gay siano come quel mio amico, e ho raccontato la storia di quello che è successo a me. Patrick era perplesso, quel “non credo che tutti i gay siano come il mio amico” gli aveva dato fastidio, mi ha guardato un istante in modo interrogativo, ho avuto l’impressione che volesse misurare le mie reazioni, poi ha detto: “Posso?” e ha preso la mano di Steven ma l’ha lasciata subito perché ha avuto l’impressione che la cosa mi desse fastidio e mi ha chiesto pure scusa. Da quel momento hanno tenuto con me un comportamento apparentemente amichevole ma molto formale e anche tra loro non hanno parlato quasi più: comportamenti disinibiti zero! Un silenzio gelato! In pratica dalle due del pomeriggio non vedevo l’ora di stare per conto mio. Io non ho detto nulla di me a quei due ragazzi che, tra l’altro, non avrei mai più rivisto ma loro non lo hanno capito nulla e anzi hanno proprio frainteso il mio atteggiamento, una cosa penosa. Insomma, io sono diventato l’etero cortese. Per tornare indietro abbiamo preso l’autobus. All’arrivo li ho salutati in modo molto freddo. Non ci siamo nemmeno scambiati gli indirizzi e i contatti msn, niente. Era finito tutto in uno schifo! Sono rimasto solo dalle tre e mezza fino alle nove di sera con un’amarezza dentro che non te la immagini nemmeno, poi sono tornato a casa e non ho nemmeno acceso il computer. [omissis], non ce la faccio proprio ad andare avanti così!
(e-mail non firmata)
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e-mail di Project di domenica 20 luglio 2008

Ciao Paolo,
ho letto e l’angoscia è venuta pure a me. Domani se ti va sono su msn dalle 6.00. Ti dico solo che ti voglio bene! E ti abbraccio!

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Se volete potete partecipare alla discussione di questa tesimonianza aperta sul Forum di Progetto Gay:

http://progettogay.forumfree.net/?t=30245374

MALINCONIA E DEPRESSIONE GAYultima modifica: 2008-07-21T15:32:45+02:00da gayproject
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Un pensiero su “MALINCONIA E DEPRESSIONE GAY

  1. E basta però a piangersi addosso… ci vuole una botta di vita… ragà la vita è bella ringraziate Dio che potete uscire e fare che cavolo volete… e non piangetevi addosso… solo col sorriso si va avanti… fai le tue esperienze nella maniera che credi ottima per te e libera la tua anima, non aver vergogna di dire che sei gay… sei normale come tutti… gay significa normale… normale…. normale…. GAY=Good as you (buono come te)… e comincia a vivere che la gioventù passa… vivi tutto ogni attimo….

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