ANDY ROMANZO GAY 7/3

Cominciarono lo studio con molta buona volontà, Andy cercava di stare attentissimo, quando Marco leggeva prendeva appunti su un foglio, poi ogni quarto d’ora cercava di riassumere e di spingere Marco a fare altrettanto. Marco non era all’altezza di Andy, era meno abituato a leggere dietro le parole, Andy cercava di portarlo a una lettura più attenta, a cogliere il significato delle cose ma non voleva eccedere in toni da maestro, quando il rischio si avvicinava chiedeva il cambio e cominciava a leggere, allora Marco, imitandolo, si metteva a prendere appunti e a sua volta cercava di riassumere i contenuti ogni cinque o dieci minuti. Andy avrebbe voluto almeno un po’ di coccole anche durante lo studio, Marco non lo aveva capito e continuava a leggere senza fermarsi, Andy glielo disse esplicitamente.

– Pausa! Cucciolo, mi piacerebbe tanto che tu ogni tanto mi facessi almeno un sorriso, scusami se te lo dico, se no mi sento solo…

– Andy!

Marco gli sorrise, poi si avvicinò e gli toccò la mano.

– Ecco, così, Cucciolo, basta anche solo così…

Ricominciarono a studiare, Marco di tanto in tanto faceva l’occhietto a Andy o gli passava una mano tra i capelli, poi fu Andy che prese l’iniziativa, mentre Marco leggeva gli si avvicinò e lo baciò sulla guancia con un bacio leggerissimo.

– Continua a leggere, a me basta guardarti!  

All’ora del pranzo Marco notò che Andy era andato a cambiarsi prima di andare in cucina, lo aveva seguito e aveva notato che Andy aveva cercato la sua maglietta del giorno prima e dei jeans più vecchi.

– Non mi guardare strano, in cucina si potrebbero sporcare e adesso dobbiamo stare un po’ attenti a non buttare via i quattrini.

Marco si cambiò anche lui seguendo la stessa logica.

In cucina Andy avrebbe voluto fare tutto lui ma Marco gli ricordò il patto della sera prima.

– Oggi tocca a me, a te tocca domani!

Andy accettò l’idea, ma non rimase in cucina, tirò fuori l’aspirapolvere e lo passò per tutta la casa, poi risciacquò la biancheria che era stata messa a bagno la sera prima e mise nella tinozza quella della giornata, ripulì e lucidò il box della doccia, nel frattempo Marco lo chiamò a tavola.

– Cucciolo, c’è una cosa che non mi piace in questa casa!

– Che cosa?

– Non ci sono piante, non ci sono fiori, il balcone è vuoto e non dà una bella impressione, ci sono i vasi ma la terra dentro è secca e pare polvere e non c’è nemmeno un filo d’erba.

– Ci possiamo mettere qualche piantina…

– Ma le piante costano! Si potrebbe cercare di riprodurne qualcuna, qualche talea, qualche altra la piantiamo noi, anche di quelle piccole e banali, qui poi ci batte il sole tutta la giornata e credo che ci verrebbe benissimo qualsiasi cosa.

– Andy, stasera vediamo quello che possiamo fare, si tratta di cominciare e di non dimenticarsene dopo, quando le abbiamo messe, le piante poi le dobbiamo curare.

– A quello ci penso io! Ma questo riso come l’hai fatto?

– Ho fatto lessare il pollo e col brodo ci ho fatto il riso, com’è?

– E’ veramente buono… Cucciolo, ma non ti pare che la cucina sia disposta in modo strano?

– Cioè?

– Be’, se la credenza fosse sul lato lungo, sul fondo, qui ci sarebbe più spazio e si potrebbe mettere il tavolo vicino alla finestra e poi bisognerebbe ridurre al minimo il carico della credenza, solo quello che serve per cucinare, lì ci sono servizi di piatti da 12, a noi ne bastano due, diciamo quattro se dovessimo invitare qualche volta i tuoi ma non 12 in ogni caso.

– Sì, però per fare tutte queste cose ci vuole tempo e adesso dobbiamo fare gli esami…

– Sì, ma un po’ di tempo ce l’abbiamo lo stesso! … La sera, invece di fare l’amore possiamo mettere a posto la casa! … No, scherzo! Però tante piccole cose si potrebbero fare lo stesso, per esempio si potrebbero rimettere le tendine, adesso ce le abbiamo solo al bagno e in camera da letto ma ho visto che nell’armadio ci sono le tendine per tutta la casa, poi possiamo buttare via gli scatoloni e sistemare le cose nei mobili perché lo spazio c’è.

Marco si alzò, passò dietro Andy e gli prese il viso tra le mani, sentiva il ruvido della barba e provava una tenerezza profonda.

– Sai, Birillo, anche mamma sarebbe tanto contenta di rivedere questa casa un po’ più in ordine e poi mi fa piacere che tu faccia tanti progetti, vuol dire che la senti come casa nostra… forse prima o poi ne avremo una nostra anche nel senso di comprata da noi, ma mi sembrano sogni ancora molto lontani, adesso casa nostra è questa. Birillo, il caffè lo andiamo a prendere fuori?

– No! Fuori costa un sacco di soldi, il caffè lo facciamo qui.

– Ok! Hai ragione e qui in due è più buono… sai che adesso non ci manca poi molto a finire il libro… a una prima lettura ci mancheranno circa duecento pagine, tre giorni di lavoro serio, poi si comincia a ripetere e a rileggere ma dovrebbe essere già una cosa diversa…

– E poi te lo immagini quando guardando fuori della finestra si vedrà tutto fiorito, … non ti preoccupare, adesso andiamo a studiare subito… però un po’ di fantasia fa pure bene… poco zucchero, Cucciolo, se no mi diventi un po’ troppo cicciottello.

– Perché, sono cicciottello?

– Be’ non sei proprio filiforme, a me così non dispiace ma non devi passare la misura, io voglio un Cucciolo bellissimo e poi è anche un problema di salute, ti conservi meglio.

– Allora un cucchiaino solo?

– E’ meglio!

Dopo il caffè ripresero lo studio che si presentò più semplice del previsto, l’ultima parte del libro sembrava piuttosto un insieme di esempi applicativi dei concetti introdotti nei primi capitoli.

– Cucciolo, ma qui siamo andati avanti di quaranta pagine in un baleno!

– Sì, ma erano tutte chiacchiere…

– Ma oggi fino a che punto dovevamo arrivare?

– Ne dovremmo fare altre dieci, ma mi sa che possiamo anche andare oltre, è tutto tempo guadagnato.

– Sì però facciamo così: non più di cinquanta da adesso, metto il segno, ma non è nemmeno detto che ci arriviamo.

– Va bene, cinquanta va più che bene, ci saremmo presi quaranta pagine di vantaggio.

Il lavoro ricominciò, con molta lena, Andy guardava con ansia il gruppetto delle pagine fino al segno e lo vedeva assottigliarsi minuto dopo minuto, le note erano molte e tutte di bibliografia, le cinquanta pagine furono finite in meno di tre ore, poco prima delle otto il lavoro era terminato.

– Finalmente! Non vedevo l’ora… Cucciolo mi dai dei giornali vecchi?

– Che vuoi fare?

– Voglio girare un po’ la terra nei vasi, poi la voglio innaffiare e vediamo se si riprende un po’, poi andiamo a fare un giro per vedere se c’è qualche piantina da prendere da qualche parte… stamattina avevo visto una piantina di rose vicino al cassonetto e non era rovinatissima…. È per questo che mi è venuta in testa l’idea delle piante sul balcone, quella piantina la potremmo salvare… Sì, passami i giornali

– Questi vanno bene?

– Sì, benissimo, adesso dammi un cucchiaio vecchio e qualche bottiglia di plastica, io intanto mi vado a cambiare… ce l’hai qualche cosa proprio di vecchio che non metti più.

– No, veramente no…

– Allora dammi un paio di pantaloncini del mare, di quelli di nylon, così se si sporcano si possono pulire e una maglietta, la più vecchia che hai.

– Ecco, è tutto quello che ho trovato, non so se va bene?

– Sì, va tutto benissimo.

Andy andò in camera da letto a cambiarsi, Marco non lo seguì, quando uscì sul terrazzo per avviare il lavoro la luce cominciava a calare e Marco pensò di andare ad aiutare, spostarono i vasi, anche quelli più pesanti, pulirono il balcone con la massima cura, dopo aver steso i giornali in doppio strato, svuotarono i vasi, li risistemarono nei sottovasi, poi ripulirono la terra dai sassi, dai cocci e dagli sterpi e la rimisero nei vasi, quindi la bagnarono con diverse bottiglie d’acqua, Andy muoveva la terra per diffondere l’umidità dappertutto.

– Vedi che i vasi di creta stanno cambiando colore?

– Sì, mano mano che assorbono l’acqua diventano più scuri.

Poco prima delle otto e quaranta il lavoro era terminato, raccolsero con cura i giornali sporchi e li misero in una busta di plastica, poi passarono la scopa sul terrazzo.

– Cucciolo adesso ci vestiamo e andiamo a fare una passeggiata e vediamo se ritroviamo la piantina che avevo visto stamattina vicino al cassonetto, anche qualche altra volta ne ho vista qualcuna, non si sa mai… anzi… speriamo che ci sia proprio quella di stamattina…

Scesero in strada e vicino al cassonetto Marco notò effettivamente un piccolo vaso di plastica nera.

– Birillo, c’è! Guarda là… e ci sono quelli che le buttano le piante.

– Aspetta, fammi vedere… vedi, te l’avevo detto, questa non è morta, vedi ci sono ancora delle gemmette vive, è una rosa e potrebbe riprendersi bene, portiamola sopra e per oggi abbiamo fatto, una mi basta.

A casa Andy scavò un foro nel vaso più profondo in modo che avesse esattamente il contorno del vaso della rosa, poi senza bagnare rigirò il vaso e ne tirò fuori il pane di terra intero, lo sistemò nel foro, lo rincalzò con un po’ di terra fresca e dopo aver ricoperto il tutto con un altro po’ di terra fresca innaffiò abbondantemente, quindi accese la luce, si fece dare delle pinzette e delle forbicine e cominciò ad osservare la pianta da vicino per vedere se c’erano pidocchi ma non ne vide, tagliò con la massima attenzione i rametti secchi e finalmente rientrò dentro casa.

– Birillo, ma tu credi che riprenderà?

– Sì, non è proprio in brutte condizioni, la pianta è viva, non era mai stata innaffiata ed era stata tenuta all’ombra, ma qui, al sole tutta la giornata e innaffiata come si deve vedrai che in due o tre settimane si riprenderà e potrebbe anche fiorire.

– Addirittura?

– Con un po’ d’amore vedrai che cosa diventerà. Che ore abbiamo fatto, Cucciolo?

– Sono quasi le dieci.

– Allora ceniamo e ci rimettiamo a studiare.

– Ma dobbiamo proprio studiare dopo cena?

– Sì, Cucciolo, con l’intermezzo del balcone e della rosa abbiamo perso un po’ di tempo, ma se ricominciamo a studiare ci possiamo avvantaggiare sul programma e stiamo un po’ più tranquilli dopo, perché quello che troveremo dopo non lo sappiamo mica….

– Allora preparo subito.

– Ok!

Andy si rimise all’opera tirò fuori e risciacquò la biancheria, la stese fuori, rifece il letto, piegò i vestiti che aveva usato per curare il terrazzo, poi tirò fuori le tendine dall’armadio e le appese alle finestre di tutte le stanze, quelle della cucina furono le ultime.

– Birillo! Le tendine!

– Almeno così avremo un po’ di intimità!

– Ma se intorno non c’è nessuno per un raggio di chilometri!

– Ma non è per quello, è che sono belle, fanno intimo, mi piacciono per quello, agli armadi della cucina ci pensiamo domani…

– Adesso vieni a tavola, Birillo, oggi abbiamo lavorato abbastanza. Questo è il riso di oggi…

– Buonissimo, mi andava proprio…

– E poi il solito pollo lesso…

– Cucciolo, domani se c’è tempo andiamo a fare un po’ di spesa al supermercato e vediamo di fare qualche cosa di diverso… ah, no, ci sono ancora le cose che ci ha dato Rosa… Che pensi, Cucciolo?

– Che mi piace tanto stare con te.

– Guarda che adesso, dopo mangiato ci dobbiamo rimettere a studiare e io ho un’idea…

– Quale?

– Dobbiamo cercare di finire di leggere il libro.

– Ma ci sono rimaste 150 pagine!

– Se non ce la facciamo non fa nulla ma ci dobbiamo provare… capito Cucciolo! Caffè doppio e poi al lavoro!

– Ok! Però se mi vedi cadere dalla stanchezza non insistere perché non servirebbe a nulla.

– Però tu metticela tutta!

– Promesso.

Ripresero a studiare alle dieci e mezza, a mezzanotte e mezza Marco chiese una tregua.

– Birillo, adesso non ce la faccio proprio più, abbiamo fatto altre sessanta pagine…

– Ok, Cucciolo, pure io sono stanco morto… e adesso ho un altro programma…

– Cioè?

– No, questo è bello, adesso ti voglio abbracciare stretto stretto, e adesso mi piacerebbe anche fare un po’ di sesso, adesso le idee stupide di stamattina non mi vengono più, almeno credo, e sarebbe proprio bello… che ne dici?

– Io non osavo chiedertelo però ci ho pensato tutta la giornata, mi chiedevo se ci stessi pensando anche tu o no, mi sembrava di essere quasi un satiro assatanato, tu andavi avanti tra le rose e lo studio e sembrava che non ti passasse niente altro per la testa.

– Mi passava, mi passava! Però prima il dovere e poi il piacere! Andiamo in camera da letto, Cucciolo, mi stanno venendo certe idee…

– Mannaggia, comincio a preoccuparmi!

– No! A me sono piaciute sempre le cose molto dolci. Ah, una cosa, mi viene in mente che quando ho cominciato a masturbarmi, e poi sempre anche dopo, desideravo solo sesso molto dolce, senza violenza, in un’atmosfera scherzosa ma attenta, non ho mai avuto l’idea di un ruolo sessuale preciso, non capivo nemmeno tutte quelle cose che si vedono sul televideo: attivo, passivo, io mi sentivo piuttosto riflessivo, sembra un gioco di parole sui verbi! Cercavo di bastare a me stesso non solo sessualmente ma anche affettivamente, all’università ho conosciuto dei ragazzi che giocavano a calcetto e sono andato con loro a fare qualche partita con conseguenti docce bollenti in comune, la prima volta sono stato in imbarazzo tremendo per l’erezione, la seconda volta ho cercato di andare alle docce per conto mio e la terza volta non ho proprio fatto la doccia adducendo a motivo che non stavo tanto bene, stare in mezzo a quei ragazzi non mi piaceva, l’ambiente era eccitante e così i nudi ma quei ragazzi non mi piacevano. Quando io ti ho fatto la mia dichiarazione tu hai risposto subito come volevo io, tra noi non ci sono state incomprensioni o discorsi ambigui, non c’era bisogno di nulla, con quei ragazzi non riuscivo mai a capire dove sarebbero andati a parare, avevano tutto un gioco di allusioni loro tipiche e chi non era del gruppo non capiva nulla, con te è bastato guardarsi negli occhi, c’è stata subito una risposta istintiva, poi quando abbiamo fatto un po’ di sesso per la prima volta temevo di poter rimanere deluso, avevo proprio paura, se fosse successo non avrei avuto molte alternative, ma ho finito per abbandonarmi come mi abbandonavo a me stesso quando mi masturbavo, l’intensità era addirittura superiore, provavo per la prima volta la sensazione dell’intimità, di un’intimità non aggressiva, di una intimità fatta di libertà reciproca e di dolcezza, stare vicino a te anche sessualmente è stata una cosa meravigliosa, io ero disposto a giocare il tutto per tutto subito, non avrei ammesso attese estenuanti, rinvii, cose a metà, volevo provare ad andare un po’ d’istinto, senza pensare, all’inizio ero affascinato da te ma non ti conoscevo per niente e vivevo di ipotesi, poi, man mano che ci siamo conosciuti meglio, mi sono sentito sempre più a mio agio e cominciavo a non avere paura di te, ti può sembrare strano ma io di te all’inizio avevo proprio paura, avevo delle forme di esitazione e di insicurezza fortissima ma facevo di tutto per cercare di sembrare uno sicuro di sé, prima mi sentivo stregato a livello sessuale ma avevo paura che tutto sarebbe finito con una botta e via, quando facevamo sesso, anche se all’inizio la cosa era molto blanda, io percepivo la tua anima in modo più diretto, alle parole non ero abituato, quando c’erano i momenti di vita comune mi sentivo impacciato e in imbarazzo, come un estraneo, come uno che sta entrando in una vita non sua, non ti dico come mi sono sentito quando siamo andati dai tuoi! Per me è stato uno sforzo titanico… sarei scappato via di corsa, mi sentivo chiuso, costretto, ma sentivo che ci dovevo venire comunque. Adesso la dimensione dell’intimità non è più soltanto sessuale, adesso sto bene con te anche senza fare sesso, cioè ti comincio a vedere anche come un fratello e io di queste cose ne ho bisogno.

– Sì , va be’, questo più o meno me lo hai già detto, ma andiamoci piano…

– Con un fratello in genere non ci vai a letto e noi lo facciamo ma a parte quello il senso non è molto diverso, si crea una specie di stabilità affettiva, adesso ho avuto diverse prove che mi vuoi bene in un modo che non è solo strumentale e che non serve solo a te ma anche a fare stare bene me sotto tutti i punti di vista, prima, ma qualche volta anche stamattina, io pensavo che tu volessi da me una cosa sola e allora ti ho voluto dire di no per vedere le tue reazioni, … ti sembra assurdo eh? … Però ieri sera quando abbiamo fatto l’amore mi sono accorto benissimo di quanto cerchi di venire tu dietro le mie fantasie e non vice versa, ma lo vedo anche in occasioni come quelle di oggi pomeriggio, quando ti ho detto del balcone temevo che mi avresti risposto in modo generico e mi avrebbe dato fastidio, magari tu pensi che sono tutte stupidaggini però mi hai assecondato, cioè mi hai lasciato fare senza rimbeccarmi, io mi rendo conto che a me ci tieni veramente, come nessuno ha mai fatto prima, me ne rendo conto anche da cose come la storia della rosa, non sono stupidaggini, sento che mi lasci fare, mi sento sicuro, difeso, so che ci sei anche se  la cosa mi sembra quasi incredibile, mi sembra di avere vinto tutte le mie battaglie e di avere vinto tutte le lotterie.

– Andy, la sai una cosa?

– Che cosa?

– Andy, ti ricordi domenica notte… in quei momenti mi sono sciolto totalmente, mi hai fatto felice quanto nemmeno te lo puoi immaginare, hai parlato di te e mi sei stato ad ascoltare quando ti ho parlato di me, è stata una cosa bellissima, ne avevo assoluto bisogno.

– Anch’io, e non credo che tu possa ancora capire fino a che punto. Io non volevo parlare con te dei miei poi tu mi ci hai portato piano piano, senza pretese, hai parlato tu per primo e allora a me è sembrata una cosa naturale, e anche quando sono voluto tornare dai miei io lo sapevo che tu non l’avresti accettato, che ti sarebbe sembrata una cosa vergognosa e di basso livello, però mi hai lasciato fare, non ti sei intromesso e io mi sono sentito appoggiato. Se mi avessi contrastato in qualche modo ci sarei rimasto malissimo, dai miei ci sarei andato lo stesso e magari adesso starei lì a masticare amaro, ma io ho avuto il coraggio di tagliare i ponti con casa mia perché sapevo che c’eri tu, altrimenti non lo avrei fatto, ma adesso sono contento di averlo fatto.

– Sai che quasi quasi oggi ho meno spinte erotiche, non so ma è come se mi sentissi scarico.

– Be’, se non ti va, non fa nulla ma almeno coccolami un po’.

– Certo! E poi verrà pure il resto, non volevo dire che non mi va di stare con te, se potessi entrerei dentro di te e mi ci farei un piccolo nido, volevo dire che parlare di noi era un po’ come fare l’amore, in effetti non è molto diverso, c’è lo stesso tipo di intimità, è una forma di totalità, senza angoli bui, anch’io ti volevo dire che ho fatto una scelta istintiva fin dall’inizio quando ti ho visto sorridere, non ci ho pensato nemmeno una volta, l’idea di sbagliare non mi è nemmeno passata per la testa, ma adesso vieni qua ché ti voglio abbracciare, oggi provo una grande felicità, Birillo, ma ho quasi paura di non essere all’altezza, quando una persona che ami ti si dà completamente, si affida totalmente a te, senza riserve, ti viene, o meglio mi viene, la paura di non riuscire a ricambiare una cosa così eccezionale.

ANDY ROMANZO GAY 7/3ultima modifica: 2008-01-09T17:30:00+01:00da gayproject
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