GAY E CHIESA – UN PIEDE IN DUE SCARPE

Caro Guidotto,

Rispondo subito al tuo commento al post Omosessuali e Chiesa. Io non amo gli inciuci, non uso un tono apocalittico ma chiaro. Se poi c’è qualcuno che dice che si può predicare una cosa farne un’altra e va bene lo stesso perché siamo umani, o qualcuno che vuole vedere in quei documenti una contraddizione perché si tratta di documenti figli di situazioni storiche o persone fiche diverse, come se quelle cose non avessero il peso dogmatico che hanno, dando un’interpretazione relativistica addirittura degli atti del magistero ecclesiastico, o qualcuno che sostiene che qualunque cosa dica il catechismo siamo tutti cattolici lo stesso anche se ognuno fa come gli pare, giustificando il tutto con il fatto che la Chiesa sta nel mondo e addirittura ritiene il catechismo della Chiesa cosa mutabilissima da non confondere con la dottrina immutabile di Cristo, e arriva a citare Agostino con una formula di una suggestività e di una ambiguità illimitata… beh… faccia pure, certo è che quello che dice si basa su un tentativo di mettere da parte ogni forma di coerenza e stravolgere i fatti. Io mi chiedo: ma voi che difendete certe cose vi rendete conto che per essere cattolici le dovete accettare integralmente? Se il prete in confessionale mi chiede se sono pentito della mia vita, non posso rispondergli sì e dire il falso. Io non sono pentito della mia vita che ritengo onestissima, non ho, in piena coscienza, nessuna intenzione di accettare la castità alla quale per definizione del catechismo ufficiale della Chiesa gli omosessuali sono chiamati. Non posso considerare tollerabile che si possano discriminare gli omosessuali nell’insegnamento, nell’attività sortiva o nell’assegnazione degli alloggi. Non posso in tutta coscienza pentirmi di quello che faccio e che continuerò a fare per i gay. Non posso in tutta coscienza fingere di pentirmi, fingere di credere in cose che ritengo immorali. Queste cose sono mille miglia lontane dal mio modo di essere. Io credo che l’ipocrisia debba essere chiamata ipocrisia e non in un altro modo, che a chi tiene il piede ipocritamente in due scarpe, si debba dire, per dovere morale, come stanno realmente le cose. Io nella vita ho dovuto fare delle scelte dolorose, anche in riferimento a queste tematiche, ma non avrei mai tollerato di fingere di cedere, di fingere di pentirmi e di fingere di accettare cose che ritengo immorali. Sia ben chiaro, anche gli ipocriti sono, per altri aspetti, persone rispettabili, ma sono ipocriti e non dirlo significa accettare di essere ipocriti come loro. Dopo questa sgradevolissima tirata che non è diretta contro Guidotto, ma contro quello che dice, fatemi aggiungere cose di tutt’altro genere, per stemperare l’amaro con un po’ di dolcezza.

Grazie Guidotto dei tuoi commenti che ispirano dolcezza. Non è la prima volta che commenti questo blog e la cosa mi fa veramente piacere, tanto più dopo questo scambio di messaggi sul blog, ma c’è un motivo che mi spinge a parlare qui di te anche uscendo fuori tema ed è un motivo che può avere senso per tante altre persone. Sono andato a vedere il tuo blog ed è una cosa bellissima, intrisa di uno spirito poetico profondo, ne riporto il link, http://blog.gay.it/?blog=533,  con la speranza che qualcuno sia spinto a visitare questo autentico gioiello. Guidotto, sarei molto contento di vederti spesso da queste parti e di leggere i tuoi commenti e magari di non condividerli. Se hai dei testi che ritieni possono essere pubblicati sui blog di Progetto Gay, sarei lietissimo di pubblicarli. Grazie di cuore.

GAY E CHIESA – UN PIEDE IN DUE SCARPEultima modifica: 2007-12-27T20:45:00+01:00da gayproject
Reposta per primo quest’articolo

3 pensieri su “GAY E CHIESA – UN PIEDE IN DUE SCARPE

  1. Approposito di confessionale eheh questa è da kandid kamera, due anni fa l’ultima volta che mi son confessato il mio prete (chissà perchè) già sapeva di me e ha iniziato a fare dei giri di parole particolari che mi hanno iniziato ad insospettire. Sono stato dentro un ora di orologio a sentirmi i suoi discorsi e questa davvero solo io potevo farla, alla fine non ho detto un solo “peccato” da assolvere. Il prete mi ha assolto senza che io rivelassi nulla, l’ho solo riempito di domande sul senso dell’amore eheheh troppo bella come cosa, da rifare!

    tralaltro poi apriro un post o commentando vi parlerò della sua interpretazione della giustizia, da brivido! uahuiahuah

  2. Fabiomatteo, ho l’esigenza di dirti che sei veramente, veramente un grande! Penso che se ci parlassimo ci scanneremmo, ma ho letto il tuo blog e devo dire che è di un’intelligenza e di un’originalità unica. Hai tutta la mia ammirazione (so che non te ne fai niente, ma male non fa). Ciao!

  3. Comincio col contestualizzare la frase di Agostino: “dilige et fac quod vis” (ama e fa’ ciò che vuoi). Rientra in un passo particolarmente bello dell’esegesi della Prima Lettera di Giovanni. Agostino sostiene un concetto facile da capire: non è ciò che facciamo che ci rende colpevoli o innocenti davanti a Dio, ma le nostre intenzioni. Non è che le carezze (l’esempio è sempre di Agostino) siano sempre migliori delle botte: dipende dal loro scopo, dipende dal loro contesto.

    Amare è l’unica garanzia di essere sempre nel giusto. Se amo, non peccherò mai. E sinceramente tra le due fonti di diritto (il catechismo ratzingeriano e il Padre della Chiesa Agostino), temo di sapere molto bene quale sia la più importante in assoluto.

    Quanto al resto, vorrei proporre di evitare di parlare di “chiesa” quando invece si parla di “alcune gerarchie ecclesiastiche”. La chiesa è composta da tutti i fedeli, non solo da chi questi fedeli qualche volta guida, qualche volta no. E continuo a pensare che un conto sia il Vangelo dove mai si parla negativamente della omosessualità, un conto il catechismo ratzingeriano, che contiene perfino una condanna dell’amore tra coniugi, se non è indirizzato al concepimento.

    Si tratta di polemiche vecchie secoli, come quella sul celibato dei preti – una invenzione del concilio di Trento. Nessuno ha mai però affermato che prima di Trento la chiesa fosse una schifezza solo perché ammetteva che un prete potesse sposarsi. Torno a dire: un conto sono le leggi storiche e le tradizioni introdotte in determinati contesti; un conto è la Scrittura.

    E’ che il sesso viene sopravvalutato sempre. I primi a farlo siamo noi gay. Quando il sesso non sarà vissuto da nessuno con ansia, con tristezza, con la velocità del fast-food, allora, forse, sarà sempre troppo tardi.

    P.S.
    Grazie per i complimenti per il blog. 🙂 Ma sono mesi che non lo tocco. E delle ultime cose non sono neppure troppo felice.

I commenti sono chiusi.