COMMENTO DI STEFANINO SUL COMING OUT

COMING OUT che bell’argomento che hai tirato fuori project. Allora, sono d’accordo con te riguardo al fatto della prudenza, nel mostrarci ai familiari come siamo realmente, bisogna trovare il modo giusto e il momento giusto, ma soprattutto, secondo me, bisogna seguire il percorso giusto. Mi spiego. Ci sono diverse motivazioni che spingono un ragazzo a fare coming out con la famiglia e bisognerebbe soffermarsi a riflettere con se stessi il perché lo vogliamo fare. Spesso ci si sofferma sempre sulla possibile reazione dei genitori, ma la nostra reazione invece? Cosa cerco facendo coming out? accettazione? comprensione? affetto? ribellione? ci sono diversi motivi e bisogna capire qual’è il nostro vero motivo ed accettarlo. Poi, e dico solo poi, ci si può sentire pronti a fare coming out. E per quanto riguarda la storia di Marco, io lo ritengo in parte responsabile per aver freddato i rapporti con la famiglia. A volte l’accettazione è solo una scusa iniziale dei genitori, per non sconvolgere l’equilibrio familiare, ma in realtà non sono ancora pronti per capire e sostenere il figlio nella sua condizione gay. E qui entriamo in gioco noi. Dobbiamo, secondo me, essere comprensivi, aiutare i genitori ad accettarci e non chiudendoci in una stanza e scappando via. Noi 20-30enni, siamo di una generazione diversa, cresciuta con schemi mentali differenti rispetto ai nostri genitori, che vedono l’omosessualità come una cosa negativa, come una vergogna da nascondere.  Non possiamo pretendere che i nostri genitori ci accettino, se noi stessi non siamo fieri di essere gay. Tutto sta nelle nostre mani, abbiamo il potere e dobbiamo essere in grado di gestirlo con saggezza. Poi, ovvio, ci sono i casi particolari, casi di genitori che cacciano di casa i figli, che li rifiutano categoricamente senza sentir ragioni, ecc.. ma alla fine, se noi fossimo figli gay di questi genitori sordi e ciechi, e nonostante i nostri sforzi, non fossimo accettati comunque e ci venisse negato un diritto naturale come il loro amore, quanto ci potrebbe interessare essere accettati da persone del genere?

Chi mi ama mi accetta, chi non mi accetta non mi ama.

stefanino

COMMENTO DI STEFANINO SUL COMING OUTultima modifica: 2007-12-25T20:50:00+01:00da gayproject
Reposta per primo quest’articolo

6 pensieri su “COMMENTO DI STEFANINO SUL COMING OUT

  1. Secondo me non si può semplificare il tutto (in modo anche un po’ buonista) scrivendo “CHI MI AMA MI ACCETTA”.
    E’ senz’altro una bella affermazione e in un mondo perfetto sarebbe il punto d’arrivo ideale per questi tipi di scelta,eppure noi non viviamo in un contesto del genere.
    Non è scontato pretendere comprensione dai genitori se a questi manca il substrato culturale e storico x poter capire ed accettare un figlio gay.
    Certo,esistono casi nei quali il dialogo può portare a ottimi risultati,eppure in generale non credo si possa arrivare a risultati molto positivi,alla meglio si può giungere ad un clima di tolleranza,ma capite anche voi che tra tolleranza e accettazione c’è una bella differenza.
    E poi,come è già stato sottolineato altrove ,perchè x alcuni di voi è così indispensabile il coming out?
    Perchè lo vorreste fare e cosa pensate di guadagnarci?
    Mi piacerebbe parlarne…

  2. giusto distillato. il punto della questione è il motivo per cui si vuole fare coming out. per quanto mi riguarda è stato per una questione di liberazione, come togliermi dal cuore un peso troppo grosso che portavo da anni. e tra l’altro credo che in generale si possa arrivare a dei risultati molto positivi, fino a giungere all’accettazione. per quanto riguarda il mio caso, ho avuto l’accettazione da parte di mia madre dopo 4 anni! ci vuole tempo, molto tempo, non è una cosa immediata. però se si desidera davvero fare coming out, ci vuole molta pazienza e molta forza d’animo per accettare anche le critiche negative e in alcuni casi anche le offese. forza, coraggio e un mare di pazienza… e comunque se anche dopo non sono accettato, allora lo ripeto: CHI NON MI ACCETTA NON MI AMA. è semplice e chiaro.

  3. Ciao a tutti,
    io seguo la discussione sul coming out in modo molto distaccato perchè i miei sanno già e accettano senza problemi(anche se secondo me qualche perplessità c’è anche se non lo dicono)…e lo sanno da quando avevo 16 anni quindi da tanto tempo…
    Mi ricordo però che prima provavo una rabbia enorme quando i miei mi dicevano che non studiavo perchè ero pigro mentre era perchè ero innamorato di un ragazzo…e dire che a casa mia non c’è mai stata una battutina sui gay…
    Immagino che la rabbia sia enorme quando i genitori ti offendono e tu non puoi reagire perchè non vuoi che sappiano e reprimi tutto…
    Penso che il coming out con chi ci ama sia un passo fondamentale perchè paradossalmente è l’unico modo di avere un rapporto sincero con i genitori…altrimenti tutto diventa finto e secondo me è proprio così che si finisce per non amarsi più…almeno da parte nostra…
    Capisco però che sia molto difficile e che bisogna aspettare il momento giusto…e che le conseguenze possono non essere piacevoli…
    Poi volevo dire una cosa che non centra molto ma che mi preme sottolineare visto che la mia (spero)futura categoria è spesso chiamata in causa, vorrei smontare questo pregiudizio che gli psicologi sono quelli che ci vogliono curare…
    Da quando ho iniziato a studiare psicologia le lezioni si sono concentrate molto spesso sugli stereotipi e sui pregiudizi…e molta attenzione è stata riservata al pregiudizio sugli omosessuali…poi ho saputo addirittura che un mio prof è gay…Esiste una minoranza molto piccola, che non saprei quantificare, di gente che spera di curarci ma se andate a cercare su wikipedia cause dell’omosessualità nel paragrafo situazione attuale troverete che sono posizioni, cito “duramente contestate”…di solito sono neurologi un po’ pazzi(anche se questo non c’è scritto hahaha:) )
    Considerate poi che la psicologia è sempre stata più moderna della società(secondo me)…perchè quando per esempio 100 anni fa veramente proponeva di curarci lo stato ci metteva in carcere…direi una posizione più aperta rispetto ai tempi…ciao a tutti!!!!

  4. per v87.
    daccordo sugli psicologi. ne parlo perchè sto seguendo una terapia per diversi problemi, e anche il mio psicologo me l’ha detto che quegli pseudo-dottori che cercano di trasformare gay in etero sono solo dei ciarlatani. si puo solo capire cosa si è è seguire il percorso di accettazione, niente di piu.

  5. avevo scritto un commento stamattina ma non so come non me lo caricava.. poi non avendo salvato il testo.. mi tocca riscrivere qualcosa.. uff..
    beh..
    devo dissentire dalla frase “chi mi ama mi accetta”. perchè se sentiamo come imperativo morale o come passo fondamentale il dichiararci con chi ci ama da quando siamo nati.. vedi i nostri genitori e familiari… vuol dire che teniamo a loro. e il nasconderci come degli sporchi assassini (cosa che non siamo assolutamente..) e il portare la maschera puo rendere le nostre giovani vite un disastro.. spesso penso che l’inferno sia questo caro project.. non tanto quello che ci sarà dopo la morte.. eheh
    chi ci ama e vuole il meglio per noi, vorra vederci realizzati per come la società rende realizzato un individuo.. con una famiglia, impegnato onestamente in un lavoro, magari un po’ di carriere.. e poi lo devo dire.. con dei figli.. l’architipo della famiglia mulinobianco.. è molto radicato in italia.. lì sta una parte di felicità nell’immaginario colletttivo..
    per una mamma e un papà che desiderano il meglio per un figlio o una figlia… il sapere che la società ci discrimina, che spesso ci addossa stereotipi falsi e da circo orfei.. tutto questo crea delusione e magari paura.. ed ecco che capisco benissimo la loro reazione.. di spavento, di disperazione forse.. giustamente si cchiederanno in cosa avranno sbagliato..
    IN NULLA. NON C’èNIENTE DI SBAGLIATO.
    è giusto.. penso pensarla a questo modo.. “chi non ci accetta, non ci ama” condizione neccessaria ma non sufficente…
    cosa fare dunque? per quanto riguarda me.. mi chiedo cosa cambierebbe.. e da un altro punto di vista cosa perderei.. e allora mi chiedo ne vale la pena..
    la risposta per me è sì. non so quando accadrà.. ma lo devo fare. lo devo prima a me. e poi ai miei genitori.

I commenti sono chiusi.