Caro Project,
ultimamente, navigando in internet ho trovato il tuo forum e ho cominciato a leggere in cerca di una risposta che non trovo da nessuna parte. Ho 35 anni, un gay a 35 o ha già costruito il suo mondo oppure comincia a pensare che non ne avrà più uno, ma francamente non mi importa molto di costruire un mondo mio, sarà quello che sarà, c’è una sola cosa che mi tiene in ansia e nello stesso tempo mi fa andare avanti ed è il futuro del mio ex-ragazzo. Ormai non stiamo più insieme da anni ma tra noi è rimasto un legame profondo, almeno io penso che sia così. Lui ha 30 anni e lo vedo molto sbandato, molto confuso, sempre in cerca di persone in grado di capirlo e anche sempre deluso dalla sue esperienze, è come se avesse scelto di buttarsi via, certe volte sembra pensare che la sua vita non valga nulla, non so dirti perché ma io gli voglio bene, cioè penso spesso a lui e lo penso con preoccupazione, qualche volta mi mette a disagio e non so che cosa rispondergli, vorrei stare molto tempo con lui ma so che non mi sopporterebbe. Mi cerca solo in certi momenti ma in quei momenti il nostro colloquio è diretto, sincero, senza riserve anche se spesso finisce in incomprensioni o meglio finisce nella costatazione che i nostri mondi sono lontani, non come ambienti sociali ma proprio come modi di essere, lui ha 30 anni e ha in teoria tanta voglia di vivere ma poi ha momenti di malinconia paurosa, adesso non lavora ed è tornato a dipendere economicamente dai genitori, e per lui una cosa simile è distruttiva perché coi genitori non è mai andato d’accordo, io sono ipocondriaco, anche perché la mia salute non è certo una salute di ferro, e con lui parlo sempre di malattie, di depressione e di morte, cose che lui non vuole sentire e poi mi dice che parlo di quelle cose perché cerco scuse e non voglio farmi veramente coinvolgere da lui e quando me lo dice in modo chiaro mi mette in crisi. Ho sempre pensato di amarlo, o meglio avevo sempre pensato di amarlo, ma se ci penso bene, io faccio tanti discorsi teorici, da manuale, ma quando poi devo fare una scelta e stare dalla sua parte, condividere un pezzo della sua vita vera mettendo in crisi la mia stabilità e le mie abitudini, alla fine non faccio nulla, cerco scuse e mi tiro vigliaccamente indietro. Anzi penso di avere io il diritto di chiedergli di adattarsi a me e ai miei sogni, ma sono sogni che a lui non interessano e il discorso finisce in stallo, si conclude dopo cinque minuti e lascia in entrambi la sensazione dell’ennesimo fallimento. Io credo di non essere più capace di amare, mi sento limitato dal mio egoismo, non ho voglia di espormi, di rischiare, preferisco dire sempre di no cercando scuse, questo è vero, e lo faccio da sempre e poi mi illudo di volergli bene, dico di volergli bene ma evidentemente non è così, lui se ne rende conto e me lo fa capire, in pratica mi dice che sono un ipocrita e che non ho il coraggio di fare una scelta, la scelta di seguirlo sul suo terreno, mettendo completamente da parte le mie sicurezze. Quando mi dice queste cose non so che cosa rispondere perché sono cose vere. Comincio a sentirmi veramente un ipocrita e comincio a pensare che nei fatti l’ho abbandonato, anche se a parole dico ancora di volergli bene. Forse non sono nato per la vita di coppia. Nella mia vita c’è stato solo lui, non ho mai perso la testa per altri ragazzi. Ho sempre pensato che preferivo stare solo più che mettermi con altri ragazzi, però pensavo anche che il discorso non valesse per lui, perché pensavo di amarlo, ma mi sto rendendo conto che non riesco più a volergli bene e non perché c’è un altro ragazzo, ma perché la mia vita da single è molto meno rischiosa, molto più tranquilla, o almeno ha delle sicurezze di fondo, se stessi con lui non avrei più alcuna certezza e sarei sballottato dalle onde esattamente così come è successo nella prima parte della nostra storia. Comincio a capire che non mi coinvolge veramente e non so più che fare, sono tentato di farmi forza e di accettare tutto quello che mi viene da lui, cioè di prenderlo come è ma so anche che prima o poi mi stancherei e sognerei di stare di nuovo solo. Guarda, Project, io non sto parlando di mettersi insieme ma solo di essere amici, però un’amicizia con lui non è una cosa qualsiasi, e non è nemmeno il fatto che lui ha comunque una sua vita sessuale, di cui io non so nulla, se non il fatto che quella vita c’è e risponde ad esigenze che io non potrei comunque soddisfare, quello che mi mette in crisi è che lui, alla fine, si sente solo anche con me, che alla fine per lui io sono un salvagente, un ripiego, un po’ un’ultima spiaggia. Prima pensavo che in qualche modo si potesse andare avanti anche così, ma adesso sto cambiando idea. E poi lo sto imbrogliando, quando parliamo cerco di dargli un’idea deprimente di me in modo che lui perda anche quel poco di interesse per me che gli è rimasto. Non gli so dire: guarda, io preferisco stare solo! No, e allora gli dico tante cose belle e probabilmente false, e poi nella realtà cerco di spingerlo a liberarsi di me. Per un verso vorrei stargli vicino, ma per l’altro ho paura di lui, ho paura di restare intrappolato in una qualche specie di dipendenza reciproca. In questi anni, quando lui si trovava un ragazzo io ne ero felice, in un certo senso ne ero felice per lui, perché poteva avere un minimo di stabilità affettiva, ma in un altro senso ne ero felice per me, perché speravo di poterlo dimenticare, speravo che lui fosse completamente assorbito dall’altro ragazzo e si dimenticasse di me, ma sistematicamente non succedeva, dopo qualche mese l’altro ragazzo se ne andava e il nostro rapporto tornava ad assumere importanza. Certe volte si comincia col dire a un ragazzo: ti voglio bene, ti amo… e poi si resta intrappolati da quelle parole e non se ne esce più, anche quando i sentimenti ormai sono svaniti. Piano piano mi sto rendendo conto anche di questo: i sentimenti non sono eterni e anche quelli che mi sembravano più forti e quasi indistruttibili finiscono poi per logorarsi. Certe volte sono preoccupato per lui, adesso, dopo che ha perso il lavoro, la situazione è peggiorata e l’umore è proprio calato ai minimi. Certe volte fa dei discorsi che mi fanno proprio paura, forse è anche per questo che tendo ad allontanarmi, ammesso che non sia solo per vigliaccheria, che però mi sembra l’ipotesi più credibile. Non so se questo è amore, Project, so che vorrei vederlo sorridere come però è successo solo pochissime volte. Adesso lui frequenta uno psicologo che, da quello che lui mi racconta, non dovrebbe essere tanto male, ma dopo mesi di, diciamo così, terapia, le cose non sono affatto cambiate, in un primo momento ci avevo sperato ma poi, con la perdita del lavoro, le cose sono andate proprio a precipizio. Mi sento tanto a disagio, Project, non so proprio che cosa fare, non ho paura di quello che può dire la gente, in fondo anni fa stavamo insieme, la gente lo sapeva, o almeno lo intuiva, ma nessuno ci ha mai dato fastidio. Ho paura di avvicinarmi a lui perché potrei illudermi di allontanarlo dalla depressione e finire poi per rendermi conto che non cambierà comunque nulla. Mi sento a disagio, Project, mi sento un uomo a metà.
Fatti sentire, se vuoi, mi farebbe piacere.
Richard N.
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