IL PRIMO OMOSESSUALE ITALIANO SUL ROGO

Questo articolo mira a chiarire che cosa ci fosse in realtà dietro la prima condanna al rogo eseguita in Italia a seguito di un processo per sodomia (omosessualità).

Federico II Hohenstaufen, figlio di Enrico VI Hohenstaufen (a sua volta figlio di Federico Barbarossa) e di Costanza di Altavilla, ultima erede dei possedimenti normanni in Sicilia, porta il meridione d’Italia ad essere uno dei centri più avanzati di civiltà. Le Costituzioni melfitane, dette anche Liber Augustalis, promulgate nel 1231, rappresentano “il più grande monumento legislativo laico del Medioevo” (imparzialità dei giudici, uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge senza distinzioni, assoggettamento degli ecclesiastici ai tribunali comuni, divieto dei processi per eresia).

Dopo la morte di Federico II (1250) gli succede il figlio Manfredi che muore, ultimo re svevo di Sicilia, il 26 febbraio 1266 nella battaglia di Benevento, sconfitto da Carlo I d’Angiò (fratello del re di Francia San Luigi IX, il cosiddetto San Luigi dei Francesi).

Dopo vicende molto complesse gli Angioini riescono a consolidare la loro supremazia sull’Italia meridionale e la Sicilia. Tuttavia la politica di rapina messa in atto di funzionati di Carlo I in Sicilia muove la Sicilia alla ribellione del Vespro. Il 30 marzo 1282 scoppia a Palermo una violenta insurrezione popolare antiangioina. Il 25 luglio Carlo I sbarca in Sicilia e assedia Messina ma non riesce a prenderla e deve desistere. I Siciliani avevano chiesto aiuto a Pietro III d’Aragona, marito di Costanza di Hohenstaufen, figlia di Manfredi, comincia così il dominio Aragonese sulla Sicilia. Il 7gennaio 1285 Carlo I muore a Foggia. Gli succede il figlio Carlo II d’Angiò (lo zoppo).

La perdita della Sicilia rappresenta per gli Angioini uno scacco gravissimo. Il 22 giugno 1283 Carlo I fa arrestare Matteo e Lorenzo Rufolo, i fratelli Della Marra e numerosi altri personaggi di altissimo rango, accusandoli di “gravamina” cioè di eccessiva esosità fiscale verso i sudditi e addebitando loro la rivolta dei Vespri (insula Siciliae a fide regia deviavit). Comincia quindi una serie di processi volti a condannare a pene molto gravi funzionari regi che si siano resi colpevoli di atti di rapina ai danni delle popolazioni e di disobbedienza al re. Su questi funzionari si crea più o meno realisticamente la fama di briganti, veri affamatori dei poveri per fini personali, e l’eco se ne ritrova anche in Dante.

Il conte di Acerra Adenolfo IV d’Aquino, Signore di Ariola e Cassine e del castello di Vicalno, Regio Commissario alla riscossione delle imposte nelle regioni di Aversa e Capua, Signore di Stornaria, Regio Consigliere di Carlo I d’Angiò, riceve l’incarico di inquisitore penale del re nel processo contro i Rufolo e i Della Marra. In realtà Carlo I ha bisogno di trovare dei capri espiatori, di rendersi bene accetto alle popolazioni processando funzionari colpevoli di eccessiva esosità e soprattutto di scaricare su altri l’onta per la perdita della Sicilia.

Carlo I promuove una riforma penale che commina la pena di morte a coloro che abbiano sottratto denaro pubblico, ma alla grande pubblicità data ai processi e alla estrema severità delle pene previste in teoria, si sostituisce in pratica una condanna non alla morte ma a confische di beni privati e a multe salatissime, cosa che rende di fatto i processi ai presunti amministratori infedeli o troppo esosi una fonte di finanziamento tutt’altro che trascurabile per la corona angioina.

Le confische e i pagamenti in luogo di altre specie di condanne diventano la regola e si espropriano anche i parenti del colpevole. Ai Della Marra vengono sottratti beni mobili e immobili ingentissimi. Mogli e figli dei Rufolo e dei Della Marra ottengono garanzia di liberà personale pagandola a peso d’oro. 3200 once d’oro sono pagate dai Rufolo, 3000 da Angelo e Matteo della Marra e altre 4000 da Giovanni Della Marra. Si tratta di somme ingentissime. Sembra che, almeno in un certo senso, la giustizia angioina abbia fatto il suo corso. Dopo pochi anni i Della Marra sono però di nuovo influentissimi alla corte di Carlo II d’Angiò. Si tratta degli stessi personaggi che pochi anni prima erano stati perseguiti da Adenolfo IV d’Aquino per il loro comportamento da briganti (more predonio) rispetto alla popolazione, perché la loro infamia non ricadesse sul nome del re.

Adenolfo d’Aquino, assai ben inserito a corte ai tempi di Carlo I e poi anche di Carlo II, apparteneva ad una famiglia che dopo la battaglia di Benevento si era schierata molto rapidamente dalla parte degli Angioni e lo stesso Adenolfo si era impegnato attivamente nella guerra del Vespro, ma già ai tempi di Carlo I era stato accusato di avere ucciso un francese e se l’era cavata pagando 8748 once d’oro, una somma enorme.

Adenolfo però aveva commesso un errore ben più grave, quando Carlo I era ancora re e il figlio, il futuro Carlo II, era principe di Salerno, lo aveva incitato ad uscire improvvidamente nel golfo di Napoli contro le navi di Ruggiero di Lauria fedelissimo del re d’Aragona. Sia Adenolfo che il futuro Carlo II erano caduti prigionieri del Lauria ed erano stati portati in Aragona. Dopo la liberazione, intervenuta per complicati accordi diplomatici tra Aragonesi, Angioni, Valois e Papato, quando ormai Carlo I era morto, Carlo II, tornato nei suoi territori, cominciò a pensare che Adenolfo lo avesse spinto ad uscire in battaglia nel golfo di Napoli contro il Lauria facendo il doppio gioco a favore degli Aragonesi.

Nel 1286, un alto ufficiale di corte, Ronaldo d’Avella accusò Adenolfo di avere spinto i baroni alla ribellione a favore degli Aragonesi. Adenolfo fu imprigionato e condannato alla condisca dei beni a ella decapitazione ma intervenne a suo favore Papa Onorio IV e fu mandato in Provenza e qui tornò a corte e si diede a patrocinare in ogni modo una politica di accordo tra Angioini e Aragonesi. Nel 1293 però le trattative di pace tra Angioini e Aragonesi fallirono e Adenolfo fu accusato di aver indotto il re ad accettare la perdita della Sicilia quando erano entrambi prigionieri degli Aragonesi, i suoi beni furono quindi sequestrati.

Tuttavia il processo per lesa maestà avrebbe richiesto troppo tempo. Nel novembre 1293 a Napoli partì una nuova accusa contro Adenolfo che fu arrestato con alcuni familiari il 27 novembre, questa volta si trattava di un’accusa di sodomia. Un giovane aveva confessato i suoi rapporti con Adenolfo. Il processo in questo caso fu velocissimo. Adenolfo fu condannato “per l’orrendo crimine” all’impalazione e al rogo. I beni di Adenolfo finirono in gran parte a Filippo, figlio di Carlo II. Un cronista anonimo (Cronica fiorentina compilata nel secolo XIII, in P Villari “I primi due secoli della storia di Firenze” 2° vol. Firenze 1893-1894 p. 257 ) scrive testualmente: “Un palo li fece ficcare per la natura di sotto et ispicciolli per la bocca, e come un pollo il fece arrostire”. Alla notizia dell’arresto di Adenolfo molti suoi fedeli e sudditi insorsero contro gli Angioini e molti di loro finirono sulla forca.

Per liberarsi di Adenolfo senza sollevare reazioni politiche era necessario attribuirgli una colpa infamante del tutto slegata, all’apparenza, da motivazioni politiche. Insieme ad Adenolto fu mandato a morte, per la stessa colpa innominabile, anche il fratello Enrico. Poco tempo dopo, tutti gli altri condannati ebbero grazia della vita. Che Adenolfo fosse omosessuale è certamente possibile o addirittura probabile perché le sue nozze con Costanza Lancia, figlia di Galvano principe di Salerno, furono annullate perché non consumate.

Invocare la morale per giustificare il processo che portò Adenolfo sul rogo, primo omosessuale bruciato sul rogo in Italia, è un evidente abuso della morale. I tempi sono cambiati ma la tendenza a farsi paladini della morale per perseguire i propri interessi è tuttora assai diffusa.

Vi invito a leggere il bellissimo articolo di Serena Morelli “Ad extirpanda vitia” – Normativa regia e sistemi di controllo sul funzionariato nella prima età angioina – http://www.persee.fr/web/revues/home/pr … 109_2_3582 Dall’articolo di Serena Morelli, che è uno studio storico serissimo e assai ben documentato, ho preso lo spunto e parecchie notizie per la mia sintesi.

__________

Se volete, potete partecipare alla discussione di questo post aperta sul Forum di Progetto Gay:

http://progettogayforum.altervista.org/viewtopic.php?f=20&t=2509

IL PRIMO OMOSESSUALE ITALIANO SUL ROGOultima modifica: 2012-06-04T22:05:52+02:00da gayproject
Reposta per primo quest’articolo