INFERNO E PARADISO DI UN RAGAZZO GAY

Ciao Project,
ti volevo dire che da tre settimane a questa parte mi sento molto meglio e mi pare che dall’umore nero riesco ad uscirne. Mi sembra una cosa incredibile ma sta succedendo. Project, quello che hai fatto per me non l’ha mai fatto nessuno e mi sembra incredibile che si possano creare rapporti simili anche se non sai nemmeno chi sono, però succede. Nell’ultimo periodo per me è proprio cambiato tutto, apparentemente non è cambiato nulla ma sono cambiato io, lo sento che sono cambiato e questo lo devo a te. Tu la mia storia la sai tutta e mi hai pure detto che ci sono altri ragazzi che vivono e hanno vissuto cose simili e allora io voglio raccontare la mia storia a quei ragazzi perché non restare soli e capire che non siamo soli, per quelli come me, è fondamentale. Project, la storia è lunga e c’ho messo tanto a scriverla ma penso che abbia un senso, perché io alla fine la mia strada la sto trovando e così mi sento finalmente libero. Project, ti dico una cosa vera: ti ho adottato come papà! È una cosa che mi mancava tanto e sto scoprendo cose bellissime! (Grazie degli auguri, sei l’unico che se n’è ricordato!)

LA STORIA DI PAOLO
Mi chiamo Paolo, sono nato a Milano quasi 28 anni fa. Se riguardo indietro nella mia infanzia e nella mia adolescenza non ritrovo nessun momento in cui io possa dire di essere stato, non dico felice, ma nemmeno sereno. I miei non sono mai andati d’accordo, dalla data del loro matrimonio e dalla mia data di nascita ho dedotto che io ero già in arrivo quando si sono sposati, il che poi non sarebbe un problema, ma io non somiglio affatto a mio “padre” sotto nessun punto di vista, proprio per quanto riguarda i fattori genetici e penso di non essere nemmeno foglio dell’uomo che poi ha sposato mia madre, ma non lo so con certezza e una cosa del genere non posso chiederla. I miei (se veramente sono i miei) me li ricordo sempre a strillare e a farsi dispetti. Non hanno avuto altri figli e io ero l’oggetto della contesa, e ho avuto moltissime volte, anche da bambino, la sensazione nettissima che “mio padre” non mi volesse perché sapeva che non ero suo figlio. Mi madre mi considerava letteralmente un impiccio e cercava di scaricarmi a parenti, soggiorni estivi e campeggi vari. Dall’età di otto anni, cioè da quando hanno divorziato, mi hanno messo in un collegio per ricchi. I miei stanno economicamente bene. Ma la scelta di mandarmi in collegio l’hanno fatta solo per liberarsi di me e continuare a vivere le loro vite senza di me. Io ero solo uno che non c’entrava nulla. Il collegio era in un posto molto bello nella zona [omissis]. Mi venivano a trovare ogni tanto, una volta ogni tre mesi, una volta lui e una vota lei. Quando gli educatori mi dicevano che l’indomani sarebbero venuti i miei io ci stavo proprio male e li odiavo come credo di non aver odiato mai nessuno. Quando era ragazzino non capivo nemmeno bene queste cose e mi sentivo in colpa perché odiavo i miei genitori mentre mi dicevano che avrei dovuto amarli. In pratica sono cresciuto totalmente solo, sia durante i mesi della scuola che durante le vacanze. Preciso che il mio collegio era totalmente maschile e retto da religiosi. Un posto odioso dove con la scusa di farmi imparare la disciplina sono stato praticamente relegato come in prigione. Si imparava l’ipocrisia, la falsità, e anche i rapporti con i compagni di scuola erano solo di competizione e di recita continua anche in privato. I miei compagni aspettavano almeno le vacanze estive io no, perché sarei finito da qualche altra parte come un pacco postale. Quando veniva mia madre in collegio mi portava a pranzo fuori e pensava di avere fatto il suo dovere. Parlavamo solo di scuola e mi torturava per ore perché pensava suo dovere farmi una visita lunga. Mio padre almeno si tratteneva pochissimo. Sia lui che lei mi facevano regali costosi che io sistematicamente buttavo via o regalavo a qualcuno subito dopo che se ne erano andati. Da quando ho avuto 15 anni non mi hanno più fatto regali ma hanno pensato di darmi soldi e molti. Io non li ho mai presi e mi hanno considerato un imbecille anche per questo. Quindi stavo in collegio e non avevo un soldo in tasca. La scuola è stata per me una vera tortura. In quinto ginnasio sono stato bocciato il che significava un altro anno di galera, sarei uscito di collegio solo a 20 anni! Ripetendo il quinto ginnasio ho conosciuto un ragazzo che mi piaceva parecchio, lì per lì nemmeno ho capito il perché. Stavamo in un collegio religioso e avevamo il padre spirituale. Insomma ho cominciato a masturbarmi pensando a quel ragazzo e mi sono venuti sensi di colpa tremendi. Al prete dicevo che mi masturbavo e lui non la prendeva come una cosa tragica, mi faceva sempre lo stessi discorso e finiva lì, ma al prete io non dicevo che mi sentivo omosessuale. Una volta sono andato malamente in crisi e gliel’ho detto. Mai l’avessi fatto! È diventata una tortura. Mi controllavano a vista come la mela marcia. Durante la ricreazione avevo sempre un prete appresso. In un primo momento ho cercato di reprimermi e di controllarmi, cioè di non masturbarmi più e addirittura di non pensare più a quel ragazzo, ma era una vera e propria tortura. Ho resistito anche tre settimane imponendomi di non pensare nemmeno al sesso ma poi non ce l’ho fatta più e mi sono masturbato di nuovo e ho detto: “Andate tutti al diavolo!” Da allora ho cominciato a raccontare al padre spirituale solo cose false: che non pensavo più ai ragazzi e che riuscivo perfino a non masturbarmi più, ma la cosa l’ho presentata per gradi perché sembrasse credibile, avevo 16 anni e mezzo. Naturalmente andavo in chiesa tutti i giorni, mi confessavo raccontando cose false e facevo la comunione tutti i giorni. Era una cosa sacrilega, lo so, la religione dovrebbe essere una scelta libera, mentre per me era solo uno strumento di tortura e francamente non mi sentivo in colpa, e di che cosa poi? Nel nostro collegio non c’erano mai momenti comuni con gli altri ragazzi in uno stato di libertà. A scuola facevamo educazione fisica ma in orario pomeridiano, c’era la palestra, anche molto bella, ma non c‘erano spogliatoi, non c’erano docce. Si arrivava in tuta e si andava via in tuta. Tra l’altro in genere ci faceva molto freddo. Avevamo ognuno una camera singola col nostro bagno personale con la doccia. Quindi io non avevo nessuna possibilità di vedere il ragazzo che mi interessava se non perfettamente vestivo, giacca a cravatta del collegio. Dai 16 anni e mezzo ho cominciato a masturbarmi ma in un posto come quello, senza internet (considerato come il diavolo!) e senza nessuna possibilità di leggere un libro non censurato o di comprare un giornale, in pratica, facevo tutto a fantasia. Individuavo qualcuno tra i miei compagni e ci costruivo sopra tutte le mie fantasie. I primi tempi questo nuovo regime mi sembrava accettabile e addirittura gradevole, poi ho cominciato a rendermi conto che io stavo buttando là dentro i miei anni migliori. L’anno della maturità, a novembre, sono anche scappato dal collegio, ero maggiorenne, anzi avevo quasi 20 anni ma non avevo un soldo in tasca. Sono arrivato alla stazione dopo avere fatto a piedi un cammino lunghissimo e sono salito su un treno senza pagare il biglietto e mi sono chiuso in bagno fino all’arrivo a Milano perché non mi beccassero. Nella stanza del collegio avevo lasciato un lettera in cui dicevo che sarei rientrato la sera. A Milano mi sono reso conto per la prima volta, a quasi 20, anni che esisteva il mondo, una cosa per me sconvolgente, ero in ritardo di anni. Nel pomeriggio ho ripreso il treno con la stessa tecnica e sono tornato in collegio. Risultato: mi hanno cacciato dal collegio! Finalmente! Naturalmente hanno avvisato i miei che si sono ben guardati dal venire a vedere che cosa era successo. Mia madre mi ha fatto arrivare un po’ di soldi (un vaglia telegrafico) e sono stato da allora in albergo nella cittadina vicino al collegio. Poi mia madre mi ha trovato un minuscolo appartamento lì e mi hanno trasferito al liceo statale. C’erano le ragazze! Io non ne avevo mai vista una, però a me non interessavano. Ma il mondo della scuola statale era completamente diverso. I professori ogni tanto parlavano pure di sesso, nessuno ci obbligava ad andare a messa, non c’era il padre spirituale e si faceva educazione fisica in una palestra con lo spogliatoio e con le docce, per me un trauma più grosso non ci poteva essere. Voi potreste pensare che in una situazione come quella io mi trovassi bene, ma non era così per niente. Mi sentivo disperatamente solo, complessato, nello spogliatoio ci sono entrato una volta per un attimo, dopo che ho visto i miei compagni nudi non ci sono entrato più. Loro stavano lì tutti tranquilli e io alla sola idea di entrarci mi sentivo il cuore che andava a 180. La sensazione di solitudine e di isolamento era totale. Avevo un mini appartamento tutto mio però e la sensazione di solitudine sconfinava in quella di libertà. Per preparare la tesina per gli esami ho comprato un computer e lì mi si è aperto un mondo. Sesso gay gratis e a valanghe, ma quelle cose mi nauseavano. Qualche anno fa anche nel porno le cose erano diverse, erano più volgari, più aggressive e a me non piacevano affatto. Quando mi masturbavo pensando ai miei compagni stavo bene ma se provavo a immaginarmi in scene come quelle che vedevo nei siti porno mi veniva la nausea. In pratica vedevo che il gay in rete era tutto sesso ma nel senso più volgare del termine. Ho studiato pochissimo quell’anno perché dovevo crescere in tante altre cose. Alla fine mi sono maturato con un voto bassissimo. Ma almeno la tortura della scuola era finita. Mi dispiaceva perché l’anno appresso non ci sarebbero più state le possibilità di vedere i miei compagni nudi nello spogliatoio, cosa che, tra l’altro, non era accaduta quasi mai, però almeno c’era la possibilità. Lascio il mio appartamentino e mi trasferisco a Milano in un altro appartamentino pagato dai miei. Una cosa minima. I miei abitavano tutti e due a Milano ma a casa loro non ci sarei andato mai, ormai non ci si sentiva più nemmeno per telefono, dopo la fuga dal collegio ero proprio un poco di buono e il voto basso alla maturità ne era la prova ulteriore. Mi sono iscritto a ingegneria al politecnico poco dopo aver compiuto 20 anni. Tanti ragazzi e pure belli, ma io ero del tutto in capace di mantenere un contatto con loro anche a livello minimo, mi sentivo in imbarazzo, li sentivo più grandi di me in tutti i sensi, anche se i miei colleghi di corso avevano un anno meno di me. Ho provato di tutto: mi sono iscritto in palestra e poi non ci sono mai andato, ho cercato di vedere se era possibile studiare con qualcuno dei miei colleghi ma andava sempre male, loro erano dei veri geni, io capivo poco e niente. Il primo anno ho fatto un solo esame e ho preso 19. Grasso che cola se non ho preso 18. Il secondo anno ho rifatto i corsi del primo e ho fatto di nuovo un solo esame ma con 20! Avevo 22 anni ero sostanzialmente un fallito sotto tutti i punti di vista. Risultati universitari paurosi, praticamente tra università e scuola, tre anni persi. Ho provato a rifare di nuovo il primo anno, ma qui non ce l’ho fatta più. I miei colleghi avevano tre anni meno di me e capivano tutto, io non capivo nulla e non studiavo nulla, mi sentivo sostanzialmente un fallito. Mandavo tutto alla malora, compravo le cose da mangiare e mi andavano a male in frigo, certe volte non mi alzavo dal letto per tutta la giornata, mangiavo pochissimo e dimagrivo di peso vistosamente. Sono arrivato a pesare 55 chili, anche se non sono molto alto sono comunque pochissimi. A 23 anni ho cambiato facoltà e sono passato a economia. La cosa era più umana e alla fine dell’anno, lavorando a ritmi terribili, sono riuscito a fare quasi tutti gli esami del primo anno. Almeno dal qual punto di vista le cose hanno ricominciato a funzionare. Ho preso la laurea di primo livello l’anno scorso a 27 anni, tantissimi! Troppi! Ho fatto il primo anno della specialistica ma degli esami che erano previsti ne ho fatti poco più della metà perché ho cominciato a lavorare e ho finalmente tagliato i cordoni economici con la mia famiglia. Da questo punto di vista, diciamo, sono riuscito a tornare a galla, ma la mia vita affettiva, in pratica, fino a poco tempo fa non è proprio esistita. Dall’anno scorso ho scoperto Progetto Gay e devo dire che per me è stata una cosa importante. Il forum lo leggo tutti i gironi e i ragazzi che ci scrivono mi sembra quasi di conoscerli, un po’ li sento amici, perché io amici gay non ne ho. Insomma praticamente fino a quest’anno la mia sessualità è stata solo di fantasia e pensavo che un contatto vero con un ragazzo, cioè una cosa che ti dà proprio un’emozione sessuale forte non l’avrei mai provata. Mi ero praticamente rassegnato a una cosa del genere, rassegnato male, diciamo così, perché certe volte vedevo dei bei ragazzi , avrei voluto per lo meno provare a parlarci ma non ci riuscivo proprio e mi veniva un senso di disperazione fortissimo. Adesso lavoro da un commercialista, in pratica faccio i modelli 730, Unico e cose del genere, lavori di bassa manovalanza, ma tutto sommato riesco a mantenermi da solo. Sul lavoro è arrivato un ragazzo si 26 anni piuttosto carino, cioè a me piace e mi attira anche sessualmente. Da quando l’ho conosciuto è stata la mia unica fisa sessuale. Credo che tutti voi abbiate passato cose del genere. Prima cominci a masturbarti penando a quel ragazzo, poi ti viene in mente che non sai se è gay, beh, io queste cose le ho tutte superate, è stato lui a dirmi che è gay perché io non avrei mai avuto il coraggio e mi ha detto pure che gli piaccio. Aveva tentato un minimo di contatto fisico con me ma io l’ho respinto malamente, ho fatto proprio una specie di scenata isterica e poi mi è venuto da piangere, proprio un attacco di disperazione, lui è stato in un imbarazzo tremendo e a me è dispiaciuto moltissimo perché in fondo io lo desideravo ma l’ho respinto in modo così violento che lui si è proprio spaventato e ha cominciato a tenermi a distanza. Non riuscivo a capire perché se lo desideravo, e io lo desideravo alla follia, alla fine lo aggredivo così. È lì che mi è capitato per caso il forum di Project e mi sono detto: io ci provo, tanto che cosa ho da perdere? E l’ho chiamato. All’inizio un imbarazzo tremendo. Da quello che ho letto molti ragazzi parlano di sesso in modo molto disinvolto ma io proprio non ci riuscivo. La prima volta abbiamo parlato per ore ma sempre in modo molto vago, e comunque mai di sesso, pensavo che Project si fosse stufato e invece no. Poi l’ho richiamato, ma sempre senza palare di sesso, la terza volta mi ha chiamato lui, io non me l’aspettavo e ne sono stato molto contento e anche la terza volta non abbiamo parlato di sesso. In effetti avevo cercato Project proprio per parlare di sesso e invece si creava un rapporto molto strano al quale non ero proprio abituato. Un uomo che potrebbe essere mio padre parlava con me per ore, mi ascoltava, una sensazione stranissima. Gli ho chiesto perché stava ad ascoltarmi e mi ha detto che si trovava a suo agio e in effetti mi trovavo bene anche io, allora ho trovato il coraggio e gli ho parlato di me raccontandogli un po’ la storia che avete letto fino adesso e gli ho anche detto dell’ansia che mi prende quando sto col mio amico e che pensavo che non sarei riuscito mai ad avere un contatto sessuale con lui. Una cosa mi ha colpito: la sdrammatizzazione. Project dava per scontato che non sarebbe stato un grande problema e che la cosa si sarebbe risolta presto e bene. Abbiamo parlato di sessualità molto liberamente. Beh è stata una cosa notevole: non avevo inibizioni, cosa che non mi era mai successa prima quando il discorso finiva su questioni sessuali. Non avrei mai pensato di poter parlare in modo libero con un uomo di quell’età e invece succedeva proprio così. Poi nei giorni successivi, abbiamo parlato spesso. Se devo dire la verità sentivo proprio l’affetto di Project, l’attenzione a quello che dicevo e a quello che sono. Perché ho scritto tutto questo post? Beh, la ragione è una, ieri, per la prima volta, sono riuscito a baciare quel ragazzo. Io non avevo mai provato niente di simile, proprio una sensazione di abbandono reciproco totale. Il tempo che si ferma e ti fondi con un altro ragazzo, una cosa meravigliosa, diciamolo, perché di queste cose non mi vergogno più, l’eccitazione è stata tale che sono arrivato all’orgasmo per un bacio! Quando l’ho detto a Project mi ha detto delle cose bellissime. È vero Project, essere gay è una cosa bellissima e ti riscatta di tante brutte cose che hai passato. Ormai penso che quel ragazzo sia il mio ragazzo, e lo pensa anche lui! Ragazzi! Non fatevi mai buttare a terra da nessuno! Io adesso mi sento proprio un’altra persona!

Se volete, potete partecipare alla discussione su questa testimonianza aperta sul Forum di Progetto Gay:

http://progettogay.forumfree.net/?t=29523353

INFERNO E PARADISO DI UN RAGAZZO GAYultima modifica: 2008-06-29T15:11:55+02:00da gayproject
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Un pensiero su “INFERNO E PARADISO DI UN RAGAZZO GAY

  1. posso capire il suo inferno, io non ho certamente vissuto una vita difficile come la sua, comunque anche la mia accettazione (tra l’altro siamo quasi coetanei) è stata molto difficile sia per me che per chi mi stava intorno, in famiglia non ho trovato il benché minimo appoggio, contrariamente alla mia ex che dopo un primo periodo in cui si è sentita tradita, ha poi aiuto a traghettarmi verso la mia identità, visto che lei conosceva già delle persone gay, ma comunque all’inizio si è sentita tradita da me, come se io l’avessi presa apposta per farmi scudo di lei, ma non era vero io l’amavo all’inizio, ma forse non era proprio di quel vero amore che può provare un ragazzo gay per una ragazza

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