SOLITUDINE GAY

Sono un gay giù di corda, non sono più giovane ma non sono ancora vecchio, sto in quell’atmosfera strana che prelude il mettersi l’anima in pace. Non sono un eroe in nessun senso, né gay né altro. A 40 anni comincio a fare i bilanci della vita, che non è stata un gran che ma non mi ha nemmeno trattato malissimo. Tante cose le ho realizzate, tante soddisfazioni me le sono tolte, in tanti mi dicono che alla mia età non potrei proprio lamentarmi e invece non mi sento soddisfatto. Ho sempre fatto altro, non ho mai fatto le cose che veramente avrei voluto. Non mi piacciono le persone della mia età, mi sembrano già cristallizzate e poi gli uomini di 40 anni in genere sono già decaduti. Io non sono palestrato per niente, anzi a questo proposito devo dire che l’anno scorso mi sono iscritto a una palestra, anche per il fatto che lì avrei potuto trovare tanti bei ragazzi ecc. ecc., ho pagato per tutto il mese, accesso libero, pensavo che fosse un po’ come il paradiso terrestre ma non era così, di bei ragazzi ce n’erano e proprio dell’età che piace a me, 22-23 anni, e che ragazzi, in teoria avevo tutte le motivazioni e tutte le spinte possibili e immaginabili per frequentare la palestra, ma in pratica ci sono andato una sola volta. Quelli erano ragazzi normali, felici della loro giovinezza per nulla imbarazzati dalla nudità, io invece ero uno che non c’entrava nulla, una spia, uno che stava lì per rubare qualcosa a questi ragazzi, fatto sta che mi sono sentito così viscido che me ne sono andato e non ci ho messo più piede. Io con quei ragazzi non ho nulla da spartire, con loro non ho nessun contatto, per me sono solo delle immagini, niente altro. Certo in teoria la palestra ha un’attrattiva tutta speciale, è ovvio, ma a me ha fatto un effetto esattamente opposto. Finita la faccenda della palestra in cui la storia del buttare giù un po’ di chili si mescolava con ben diverse motivazioni, e messa da parte per ovvie ragioni anche l’idea della piscina, ho fatto mente locale e mi sono detto: qui o ti dai una mossa o sei perduto, vai fuori tempo massimo. A vent’anni il tempo lo puoi sprecare, perché ne hai, ma poi, piano piano ti comincia a mancare, ed è quello che sta succedendo a me. A quarant’anni faccio delle cose incredibili, mi metto a seguire, cioè proprio a pedinare, i bei ragazzi per la strada, ieri ho seguito un bel poliziotto, era un poliziotto ma era proprio un bel ragazzo, per fortuna non se n’è accorto, ma faccio anche altre cose assurde, per esempio do mance consistenti (un euro) ai baristi carini. Dove lavoro seguo sempre i nuovi assunti e faccio l’affiancamento, in genere non lo vuole fare nessuno, perché nessuno vuole perdere tempo con i nuovi assunti, così li mandano tutti da me e io non dico mai di no, così continuano a mandarmeli, in genere sono ragazze e quindi non ci sono particolari problemi nemmeno psicologici, ma in questi giorni mi è capitato un ragazzo, proprio un ragazzo di 23 anni, e pure carino, e quando dico carino non voglio solo dire che è un bel ragazzo, ma è educato, è intelligente, è uno come si deve, si chiama Filippo, un nome decisamente poco comune, io lo chiamo Filippo perché chiamarlo Pippo come fanno tutti gli altri mi suonerebbe curioso. Filippo di lavoro ne capisce molto più di me, è fresco di studi ed è lui che mi fa vedere quello che devo fare, a lui l’affiancamento non serve ma a me sì, per un verso mi attira moltissimo e per l’altro mi mette in crisi. Per me stare fianco a fianco con un ragazzo come Filippo non è un’esperienza qualunque, ma con lui si ripete un po’ quello che è successo alla palestra, per un verso mi attira perché è bello oltre che molto capace, ma per l’altro mi deprime l’idea che con lui io non avrò mai nessun contatto al di fuori di quelli di lavoro e quando ti trovi vicino a una persona che ti affascina sotto tutti i punti di vista e che ti sorride e che passa con te diverse ore della giornata ti senti uno straccio dentro, perché tu non c’entri niente. Per Filippo io sono solo l’Ingegner … e basta, io non sono Marco, mentre io per lui vorrei disperatamente essere Marco, vorrei che si aprisse un canale di comunicazione di altro tipo, un canale che non fosse soltanto di tipo tecnico, magari che si parlasse d’altro per cinque minuti, ma questo non succede. Filippo mi tratta con deferenza, non per il posto che ho nell’azienda, almeno credo, ma per il fatto che sono più vecchio di lui, e questa cosa se da un lato mi grafica, dall’altra mi fa capire che tra noi c’è solo un gioco di ruoli e le cose non potranno mai essere diverse. Vorrei avere almeno un minimo accesso al mondo privato di Filippo ma so che non succederà. Io lo tratto con il massimo riguardo, cerco di essere amichevole ma non fino al punto di metterlo in difficoltà, ho provato ad invitarlo a fare colazione con me al bar ma non ci è venuto ed è rimasto a lavorare. Devo passare con Filippo altri venti giorni e per me saranno giorni di esercizi spirituali, io devo finire per accettare che il mio ruolo è solo quello di tutor e basta. Fantasticare su Filippo mi piace molto ma so benissimo che sono tutte fantasie, almeno ci resta la fantasia. Come sarà il futuro? Secondo me di male in peggio. Leggendo i post di questo blog non mi ci sono ritrovato veramente, cioè ci ritrovo le cose che vorrei ma non quelle che vivo tutti i giorni. Qui ci sono solo ragazzi che comunque hanno la giovinezza e il tempo dalla parte loro, non ci sono uomini di mezza età come me che si fanno prendere dalla depressione. Perché a un certo punto la depressione prende e prende di brutto, capisci che sei solo e che resterai solo, Stefano Benni scrive: “prima o poi l’amore arriva” ma non è vero, cari ragazzi prima o poi vi renderete conto che siete stati giocati dalla vita e niente altro. Io non posso calcare troppo la mano sugli aspetti negativi, altrimenti gayproject questo post non lo pubblica, però un po’ mi devo sfogare: al mondo non ci sono solo i ragazzi gay, ci sono pure quelli di mezza età e pure quelli vecchi e più passa il tempo peggio è, è vero che il discorso vale per tutti, ma per i gay c’è anche la solitudine, quella radicale, quella per la quale non puoi mai parlare di quello che hai dentro, questa è la realtà, la maggior parte di noi resterà sola fino alla fine. Leggendo i post di alcuni ragazzi mi chiedo: ma come è possibile? Questi una vita gay, chiamiamola così, cioè una qualche possibilità di realizzarsi, ce l’hanno, io non ce l’ho, forse non sono mai stato capace di costruirla, è proprio pensando che possa essere così che mi viene la depressione, perché adesso, anche se volessi, non c’è più tempo per cambiare vita. Vorrei concludere dicendo solo una cosa ai ragazzi che cominciano adesso a vivere il loro mondo gay: non fate come me! Non buttate via la vostra vita aspettando e rinviando sempre come ho fatto io perché mi trovo adesso a 40 anni con un bilancio fallimentare e con nessuna prospettiva per il futuro.

SOLITUDINE GAYultima modifica: 2007-09-07T18:40:00+02:00da gayproject
Reposta per primo quest’articolo

4 pensieri su “SOLITUDINE GAY

  1. Caro “gay giù di corda”, io di anni ne ho 36 e capisco quello che stai attravarsando perché lo condivido. So cosa significa essere emotivamente coinvolti verso qualcuno e rendersi conto dell’assurdità di questo coinvolgimento, capire che si commettono scemenze solo per un bisogno disperato di aggrapparsi a qualcuno, per coprire un vuoto abissale che toglie luce a ogni aspetto della vita senza credere davvero più in niente. Di una cosa mi sto rendendo conto in questi giorni: la depressione è una brutta bestia, perché annienta ogni barlume di fiducia verso il domani, e se manca questa è la fine. Fatti vivo se ti va.

  2. non abbatterti su, gli uomini di 40 anni hanno un fascino maggiore rispetto ai ragazzi…
    a me sono sempre piaciuti 😀
    tornando alla solitudine… beato te che la stai avvertendo ora che hai 40 anni…
    io la sento nelle ossa da quando ne avevo 10

  3. Beh il signor ora quarantaquatrenne descrive con molta lucidita’ quello che io provo oggi ma che di anni ne ho dieci in piu’!
    Che cosa vorra’ dire, che si accorciano inesorabilmente i tempi della pensione per usare un’eufemismo?
    Io penso che molto dipenda anche da come si e’ cresciuti, dall’autostima che hai o non hai,a causa di un’adolescenza dolorosa perche’ tutti i modelli proposti a noi giovani maschi omosessuali deprimevano e giu’ sensi di colpa,frustrazioni ed inadeguatezza.
    I conti si pagano quando l’avvenenza ti saluta e non hai un potere economico o culturale tale da sedurre comunque, e forse quello culturale oggi e’ pure meno attraente che quando ero giovane io e rimanevo incantato ad ascoltare uomini che mi aprivano ad orizzonti di letteratura, filosofia che nessuno in casa mia possedeva!
    Boh,non so come sara’ la mia vecchiaia, ma comincio a temere che come per tanti vecchi nella nostra societa’ anche per i gay non sara’ diverso.
    Ad una certa eta’ e’ gia’ una fortuna avere di che mangiare e pagarsi le medicine, poi ci si accontenta anche di un sorriso di uno sconosciuto!
    Auguri a tutti…..

  4. Ho 32 anni, una relazione che non ha funzionato forse ormai alle spalle, e temo per il mio futuro, perchè mi pare così difficile trovare l’uomo, la persona della mia vita…
    Capisco i tuoi pensieri, ma credo che a 32 come a 40 o 44 anni i pensieri non sono così diversi. Anche a 32 anni si può cadere nel pessimismo e nel timore della solitudine, vista la mia esperienza, visto quanto si è dimostrato difficile costruire un rapporto, mi chiedo se troverò la persona giusta, che mi coinvolga e voglia, dopo un primo momento di conoscenza, costruire qualcosa di forte.
    Ci si può sentire soli anche a stare in coppia con qualcuno se con questo qualcuno non si condividono alcuni modi di vedere le cose, dei progetti, etc…, se questo qualcuno non ci da quello di cui abbiamo bisogno. ….Ma purtroppo le cose non vanno mai come vorremmo.

I commenti sono chiusi.