GAY E RELIGIONE

Il blog è carino e decisamente non standard, quindi penso che continuerò a leggerlo ma, secondo me ci manca una cosa, cioè ci manca un argomento che io penso abbia condizionato la vita di tantissimi ragazzi gay, io al primo posto. So bene che sto per buttare un sasso nello stagno e potrei sollevare un’ondata alta ma credo che non si debbano avere tabù. Quali sono i rapporti tra i gay e la religione? Mh… guardate bene che io non voglio parlare di preti gay e simili, problema che meriterebbe un approfondimento serio anche da parte del mondo gay, che invece si ritira in buon ordine, io voglio parlare dei rapporti tra la maggioranza dei ragazzi gay e la religione, la cosa dal mio punto di vista è fondamentale ma il tabù è così grosso che si evita di lasciarsi coinvolgere in questioni simili. Non so voi, ma io l’ho vissuta come una vera angoscia. Quando ero piccolo non mi rendevo bene conto, poi tra i 13 e i 14 anni ho scoperto insieme due cose nuove: una è la religione e l’altra è che sono gay. Dico subito che la religione mi sembrava una cosa bella per alcuni suoi contenuti, come la fratellanza universale, l’idea di vincere la morte, l’idea di dare un senso profondo alla vita, e non si può negare che queste cose abbiano un fascino fortissimo, ma da altri punti di vista mi sembrava molto formale, legalistica, se vogliamo il contrario di come avrebbe dovuto essere. Sull’altro fronte la scoperta della sessualità e del fatto di essere gay, che non è stata affatto un trauma per me, aveva altre attrattive, se vogliamo meno metafisiche e decisamente più concrete, tanto più per un ragazzino che sta crescendo. Gli altri ragazzi avevano per me anche un’attrattiva sessuale e questo non lo potevo negare neanche a me stesso. A quel tempo frequentavo gli ambienti della parrocchia che, tutto sommato, avevano una loro dignità. C’era il prete, si facevano delle riunioni periodiche per parlare di morale e anche un po’ di sesso. Il prete era prudente, per esempio aveva come regola di non confessare i ragazzi, una cosa molto intelligente per evitare di creare imbarazzo. Per di più dove andavo io le ragazze erano pochissime, non erano escluse ma quasi si escludevano da sé. Per un ragazzo come me, andare in un posto come quello significava andare in un posto che stava bene ai miei genitori e nello stesso tempo poter stare a contatto diretto con molti altri ragazzi, ci si stava bene, si giocava a biliardino, si chiacchierava, si parlava col prete, ecco, sì, si parlava col prete e qui io cominciavo a sentirmi fuori posto. Ci si vedeva tutti insieme in una stanza e poi si cominciava a chiacchierare e a fare domande, anche di sesso e anche non troppo generiche, la cosa però a me suonava strana, noi eravamo tutti ragazzi e si parlava solo di ragazze, in pratica il prete se la cavava abbastanza bene a parlare di sesso etero e di morale, ma di gay (sesso o non sesso) non parlava mai, tabù totale. In sostanza non era il sesso l’argomento tabù ma l’omosessualità. La cosa a me non piaceva. E poi c’era un altro argomento che è stato la mia vera ossessione di qualche anno fa: la masturbazione. [Nota per gayproject. Se vuoi questa parte la puoi tagliare, ma io la lascerei] Dico ossessione perché facevo di tutto per non ricaderci, ma siccome madre natura è più forte di noi inevitabilmente ci ricadevo e dovevo andare a confessarmi e così via praticamente all’infinito. La storia della masturbazione in effetti rappresentava in modo chiarissimo l’oscillazione continua dei miei interessi tra la religione e il sesso, badate bene sesso gay, particolare che omettevo sistematicamente. Certe volte mi sono imposto delle forme di autodisciplina spaventosa per cercare di resistere, per un po’ ci riuscivo, al limite con sforzi titatnici anche per un mese, ma poi come si fa? Poi, con gli anni, mi sono chiesto il senso di tutto questo e il perché non l’ho trovato, ma non l’ho trovato onestamente, e allora certe cose della religione mi sono sembrate come una sovrastruttura inventata solo per tenere le persone sotto scacco più facilmente. Per qualche anno ho ancora oscillato diciamo così tra il paradiso e l’inferno, poi mi sono detto: ma io ho una coscienza, il Padre eterno me l’ha data e non usarla sarebbe una bestemmia, da allora ho cominciato a ragionare in un altro modo, prima di agire mi chiedevo se ero veramente onesto fino in fondo, ma se la risposta della mia coscienza era sì non davo più retta a nessuno e in fatto di sentimenti gay la risposta è stata quasi sempre sì. Vorrei spiegarmi meglio. Quando mi innamoravo di un ragazzo e dovevo capire come comportarmi nei sui confronti, seguivo due criteri, il primo era quello della spontaneità, mi chiedevo: se non ragionassi e agissi di istinto che cosa farei? E poi mi chiedevo se quella scelta istintiva potesse essere sbagliata per quel ragazzo, cioè mi chiedevo se avevo delle finalità nascoste nei suoi confronti, qualche volta ho pensato di averne e allora ho fatto una scelta che mi è costata molto e ho fatto quello che pensavo “onestamente” essere il meglio per quel ragazzo e non per me, ma la maggior parte delle volte le scelte istintive mi sembravano anche quelle più radicalmente morali: in pratica dire sempre la verità a meno che non ci fosse il rischio di fare male all’altro, ma mai per interesse mio. Questa non è una logica stupida e non è nemmeno una morale difficile da applicare perché se ami qualcuno vuoi veramente il suo bene. Insomma avete capito come la penso. Quanto alla religione dopo certe prese di posizione della chiesa penso onestamente, che essere gay senza ipocrisie sia inconciliabile con quello che dice la chiesa. Ho letto i documenti ufficiali sulle “persone omosessuali” e anche quelli per proibire l’omosessualità nei seminari, ho letto queste cose con grande rammarico perché non faranno che creare altra sofferenza, per esempio ai preti omosessuali che sicuramente ci sono e che così sono ulteriormente schiacciati. Mi chiedo, e anche qui me lo chiedo con tutta onestà: ma lo capiscono quello che stanno facendo? Ho sentito un prete che diceva che chi fa propaganda gay (cosa assurda perché essere gay non è una questione ideologica e la propaganda in queste cose non ha senso) ha la coscienza “cauteriata”, che nel linguaggio dei moralisti ecclesiastici significa che ha la coscienza tanto bruciata da non rendersi nemmeno conto del proprio errore. Non c’è bisogno di dire che “in tutta onestà” la cosa mi sembra grottesca. Potrei arrivare a scusare queste persone se pensassi che veramente non sanno quello che fanno, ma purtroppo credo che lo sappiano benissimo.

GAY E RELIGIONEultima modifica: 2007-09-05T18:12:40+02:00da gayproject
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Un pensiero su “GAY E RELIGIONE

  1. ciao, io non sono gay e neanche cattolico, ma ti posso assicurare che in qesti frangenti è a chiesa ad essere in difetto; nel 2008, dove vogliono andare con queste loro ideologie da medioevo? e il papa che c’è ora non ha fatto che peggiorare la situazione…si credono gli unici possessori del significato della parola amore, ma quando questa parola esce dai loro assurdi canoni di riferimento, si trasforma in imbarazzo come scrivi anke te.
    questa qui è gente molto pericoloso, che incita alla violenza con le loro assurde sparate che euguagliano le coppie di fatto, non solo etero, ai pedofili…parlano di Cristo e del messaggio che ci ha lasciato; non ne hanno nessun diritto a mio parere
    fra l’altro contestano l’amore omosessuale quando tra le loro fila si nascondono dei figuri che nenache avrebbero diritoo alla vita in generale…figuriamoci a criticare chi non la ensa come loro!

    ciao
    alberto

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