I GAY E LA CAUSA GAY

Ho seguito con estremo interesse le discussioni degli ultimi giorni ed è arrivato il momento di dire la mia. Io sono un gay, questo è vero, ma sono anche un anziano e ne ho viste veramente di tutti i colori. Se una cosa ho imparato (e forse ancora nemmeno tanto bene) è a distinguere la teoria dalla pratica, a privilegiare (forse sbagliando) l’ottica del singolo rispetto a quella generale e a conservare in ogni presa di posizione almeno un 20% di perplessità. Provo a spiegarmi con un esempio. Molti anni fa le associazioni gay, alle quali si deve peraltro una spinta forte verso l’interazione dei gay, tendevano a proporre ai ragazzi il coming out pubblico come una meta irrinunciabile, senza la quale non si è veri gay e, in pratica, non si è che uomini senza dignità. Tutto questo deriva dal fatto che le associazioni privilegiavano allora l’ottica della “causa gay”, cosa che poteva avere motivazioni anche serissime, ma a discapito dei singoli che venivano invitati ad immolarsi in nome della “santa causa”. Ora io non nego che la “causa gay” cioè l’utilità generale dei gay sia importante ma, da quello che ho visto, molti ragazzi, che hanno fatto il coming out in situazioni ambientali avverse, hanno pagato il loro gesto con forme pesantissime di discriminazione anche e soprattutto in ambito familiare, per ridurre le quali nessuna associazione aveva possibilità di intervenire. Lo ripeto, l’ottica del singolo non è l’ottica “dei gay come categoria”, ammesso e non concesso che poi abbia senso pensare ai gay come categoria. Pur rispettando le ragioni degli altri, il mio orientamento è stato sempre rivolto salvaguardare comunque il singolo. Questo comporta un certo scetticismo di fondo verso tutti gli atteggiamenti marcatamente rivendicativi che contrappongono un “noi gay” a tutti gli altri. Mi piace l’idea della giornata mondiale contro l’omofobia ma non credo che cose del genere possano avere un peso reale nell’integrazione dei gay, o meglio, non inviterei a cuor leggero un gay non dichiarato a farsi coinvolgere in queste iniziative se la cosa per lui comportasse margini di rischio consistenti. Comprendo che le mie scelte possono parere discutibili, e lo sono, comunque non si può andare per categorie ma bisogna valutare le situazioni caso per caso. Un problema analogo si presenta per i pacs o per altre forme di unioni civili gay, si tratta di questioni che possono avere risvolti importanti in termini legali (successione, subentro nei contratti, ecc.) ma, sulla base di quello che vedo, qui, in Italia, nel 2007, i pacs o le unioni civili interesserebbero di fatto pochissime persone perché gli altri, che la legge lo consenta o meno, non sono nelle condizioni sociali e ambientali necessarie per “formalizzare” una convivenza civile gay. Una cosa è la valutazione legale, che ha certo una sua importanza, e una cosa molto diversa è la praticabilità reale di quello che la legge consente. Compiuta la maggiore età, in teoria, un ragazzo di 18 anni potrebbe acquistare una nave da crociera, la legge glielo consente, eppure non succede mai. Vorrei dire che tra il paese legale e quello reale la differenza è enorme. Un discorso analogo vale a maggior ragione per le adozioni da parte di coppie gay. Qui, in Italia, nel 2007, il problema è eminentemente teorico e di rivendicazione di principio. Date le condizioni ambientali, che poi sono quelle sostanziali, già pensare che una coppia gay possa avere una vita normale è difficile ma pensare che possa “nella realtà” adottare un bambino è una pura ipotesi di scuola, e in ogni caso non è la qualificazione gay o etero della coppia che può essere determinante ma solo la qualità delle persone. Adesso mi permetto di fare un discorso specifico rivolto ai ragazzi che leggono e commentano questo blog. Quando si parla dei gay bisogna essere realisti e salvare l’oggettività dei fatti. I ragazzi che commentano questo blog non sono un campione statisticamente significativo del mondo gay, né per età, né per impostazione mentale. Se tra voi ci fosse una coppia stabile, io, personalmente, non avrei grossi problemi ad affidarvi un bambino o una bambina perché so chi siete e perché penso che dietro la vostra richiesta ci possa essere una volontà “seria” di essere genitori, ma non affiderei un bambino o una bambina ad una coppia gay che intendesse con l’adozione “dimostrare” che i gay possono essere ottimi genitori, perché l’adozione non sarebbe finalizzata a creare un rapporto affettivo ma “anche”, se non soprattutto, a dimostrare qualcosa tramite l’adozione stessa, che quindi sarebbe strumentale ad un discorso ideologico e rivendicativo, cosa che non mi sembra moralmente corretta. In ogni caso non mi sognerei mai di affidare minori a gay del tipo di quelli che incontro talvolta nelle chat, che non sono capaci di controllarsi nemmeno a 40 anni e sono alla perpetua ricerca non di amore ma di sesso facile prima che per loro la stagione si chiuda definitivamente. La questione è sempre legata alle persone singole, basti dire che un ragazzo gay sogna di vivere una storia d’amore con un altro ragazzo gay, ma quando poi incontra veramente un altro ragazzo gay si rende conto che l’altro, gay o non gay, è comunque un altro e non un clone di sé, e che per due ragazzi gay, magari anche coetanei, la parola gay può avere i significati più opposti e inconciliabili. 

Ecco, ho provato a dire la mia, ma di quello che ho detto non sono convinto al 100%. C’è ancora un 20% di perplessità. Ieri sera parlavo in chat con V87, si discuteva del “sogno gay” … due ragazzi bellissimi che si incontrano e si innamorano e vivono una vita intera di felicità insieme. Io cercavo di insistere sulla improbabilità della cosa. Dopo che ho sentito l’entusiasmo di V87 sono uscito dalla discussione molto meno sicuro delle mie idee, onestamente un po’ mi ha messo in crisi e mi sono detto… e se avesse ragione lui? Perché in effetti anche a me piacerebbe, o meglio sarebbe piaciuto, vivere quel meraviglioso sogno gay e quell’idea non mi si è mai cancellata dall’anima al 100%. Adesso ho detto proprio tutto… o quasi… ma è ora di inserire il post… il resto verrà appena possibile.

I GAY E LA CAUSA GAYultima modifica: 2007-12-08T10:10:00+01:00da gayproject
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3 pensieri su “I GAY E LA CAUSA GAY

  1. Ciao, è da un pò che non ci sentiamo, ma in questi giorni sono molto occupato. Ho letto con molto interesse questo post, e vorrei dire la mia.
    Sono daccordo con te quando dici che a volte è solo il principio che ci spinge a chiedere diritti che spesso nella vita reale ci sfuggono.
    Però bisogna anche agire nell’ interesse della coppia gay che si ama, e che decide di convivere.
    Ricordo il caso di due ragazzi di siracusa. Convivevono, e insieme hanno costruito la loro casa, con fatica e denaro al 50%. Tragicamente uno dei due muore, cioè l’unico proprietario assoluto della casa, così l’altro, il compagno, rimase senza una casa, senza niente, perchè la sorella del defunto non gli ha permesso neanche di prendere gli abiti nell’armadio. E non possiamo dire che la casa dovevano intestarsela entrambi, perchè comunque la metà dei beni andrebbe ai parenti del defunto, e non sarebbe completamente valido neanche un testamento, perchè risolverebbe il problema solo per una piccola percentuale.
    Una volta una donna mi ha detto: ” Non intendo pagare le tasse per dare la reversibilità della pensione agli omosessuali che si accoppiano”.
    Ho risposto:” Perchè devo pagarle io, per te e tuo marito”? Quindi dico si ai Pacs!

  2. Ciao project,
    la conversazione di ieri è stata molto stimolante per me e spero ce ne siano altre…
    Su quello che dici oggi, non so se ho ben capito, forse no, ma sei contrario ai pacs…e ai dico…
    Se anche fosse vero quello che dici però, e cioè che interesserebbero a pochissime persone, anche se interessasse una sola coppia, perchè bisogna negare questo diritto?
    Tu dici che bisogna guardare ai singoli, ma come, e per i matrimoni etero no?
    Riguardo al concetto di famiglia e di adozione omosessuale…bè, io non me li vedo due omosessuali, maschi o femmine che siano, che si dicono:”Ehi amore, che ne dici di dimostrare che le adozioni sono un nostro diritto facendo un figlio”…se questa fosse la motivazione, sarebbe troppo poco rispetto all’impegno difficilissimo di crescere un figlio…
    Così come due cattolici etero non farebbero mai un figlio con il semplice scopo di dimostrare che la famiglia funziona…anni e anni di fatiche che poi, comunque vada, non portano a dimostrare nulla…

  3. Ciao ragazzi, non vi ho dimenticati. In questo fine settimana sono solo stato impegnato e impossibilitato a scrivervi. Inizio dal commentare questo post. Project ha secondo me perfettamente ragione in quello che scrive. O almeno lo verifico direttamente in me stesso… e credo nella maggior parte di voi. Quando sento un diritto calpestato mi arrabbio, e parecchio. Ricordo parecchie volte di aver litigato in pranzi di famiglia (allargata) e di essermene andato lanciando male parole, per difendere alcune cause che sento in maniera molto forte… Ma confesso che non c’entrava direttamente la mia vita in quelle cause che stavo difendendo. Cosa dire della nostra causa? Il dubbio del 20% di cui parla project penso che valga per le diverse inclinazioni personali… per chi vive la causa comune come parte di se stesso e piuttosto che vederla tradita in un certo qual modo decide di lottare e chi invece preferisce non fare come don chisciotte e di cercare di vivere serenamente (il più possibile) la propria esistenza. Non ci sono giudizi di valore in queste mie parole. Solo una constatazione. C’è da dire che se non ci fossero quelli che lottano un po’ per tutti, gli avanzamenti sarebbero nulli o inesistenti: le battaglie e le cause hanno comunque bisogno di menti, di braccia e di vite che ci si dedichino. Non penso però che ci sia una ricetta per essere o vivere in maniera più gay di altri. Ognuno deve portare il suo trvaglio, vincere le proprie paure e lottare le proprie battaglie… e ognuno di questi modi è parimenti degni. A patto di non reprimere se stessi. Credo anche che ci siano certe soglie “negative” che non si possono superare… a quel punto lottare e non lottare portano allo stesso risultato… e lì c’è solo la sconfitta di se stessi. Che è una sconfitta per tutti noi.

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