STORIA DI UN OMOSESSUALE DAI 4 AI 16 ANNI

STORIE DI OMOSESSUALI TRA 800 E 900 – parte nona

La pubblicazione delle Storie annesse al trattato di Havelock Ellis sull’inversione sessuale, procede con la Storia numero 21, che lo stesso Ellis considerava di straordinaria importanza. In effetti apre uno squarcio su una realtà che è da sempre piuttosto sconosciuta e cioè la sessualità infantile omosessuale, ma si dovrebbe dire più correttamente dell’omosessualità infantile. La Storia n. 21 è in sostanza la documentazione di una sessualità “nata omosessuale” e non divenuta omosessuale in età adolescenziale. Il soggetto che scrive la storia della propria sessualità, cioè della propria omosessualità, conferma in modo molto forte che l’omosessualità non si acquisisce ma che omosessuali si nasce, questa conclusione mette del tutto in crisi l’dea che l’omosessualità sia un vizio o una colpa e proprio per questa ragione è stata violentemente contestata. Nella Storia 21, l’evoluzione della omosessualità infantile è seguita passo per passo fino all’adolescenza e mette in evidenza i problemi derivanti da un’educazione che non affronta il problema della sessualità e dell’omosessualità in particolare, chiarisce i rapporti tra fantasia sessuale, necessità di contatto fisico e sessualità propriamente genitale e ricostruisce nei dettagli un percorso di crescita individuale. Certo la storia riguarda la crescita di un bambino di quasi cento anni fa, ma si tratta di un’esperienza che per moltissimi aspetti, pur con le dovute distinzioni, non è molto lontana da quanto tanti ragazzi provano ancora oggi.

Il testo originale è stato scritto da un uomo di lettere e la lingua Inglese impiegata è molto complessa nella sintassi, ricercata nel lessico tipicamente letteraria, questo ha portato qualche difficoltà di traduzione. Anche se ho cercato di rendere il testo di facile lettura, in qualche punto è richiesta anche la buona volontà del lettore nel seguire esattamente il filo del discorso.

Buona lettura.

STORIA XXI  

“Quasi il primo ricordo che ho è di un sogno, che, dato mio ricordo vivido dei suoi dettagli, deve essersi ripetuto, credo, più di una volta, a meno che i miei pensieri della veglia inconsciamente non abbiano aggiunto una maggiore definizione. Da questo sogno cominciò la mia coscienza dell’attrazione che mio stesso sesso esercita su di me, attrazione che ha da allora dominato la mia vita. Il sogno, suggerito in parte, io credo, da un’immagine di un giornale illustrato, di una banda che uccise un dignitario della chiesa, prese questa forma: sognai di vedere mio padre ucciso da una banda di ruffiani, ma non ricordo di aver provavo nessun dolore, anche se ero in realtà un bambino estremamente affettuoso. Il corpo fu poi spogliato del suo abbigliamento ed eviscerato. Non avevo allora alcuna nozione di dettagli anatomici, ma rimangono chiari agli occhi della mia mente i particolari delle interiora uniformemente marroni, del colore dello sterco, e non c’era insieme sangue. Quando l’addome fu svuotato, si verificò il fatto di cui diventai un partecipante attivo. Fui preso (e il fatto che fui sopraffatto contribuì all’agonia di gioia che mi produsse), e fui messo tra le cosce del mio genitore assassinato; e da lì dopo poco mi feci strada, strisciando verso l’addome vuoto. L’atto, per quanto io posso ricordare di un sogno, in un’età in cui l’eiaculazione era fuori questione, mi causò una estrema eccitazione organica. In ogni caso, sicuramente, successivamente, ho fatto ricorso ad esso nei momenti di veglia prima di dormire al fine di ottenere uno stato di erezione. Il sogno non ha avuto esito; sembrava raggiungere il suo scopo nell’eccitazione che causava. Ero, in quel periodo, fra i 3 e i 4 anni. (mi è stato detto che le erezioni si verificavano già quando avevo solo 2 anni. È stato tra i 3 e i 4 che avevo l’abitudine di indurre, in ogni caso, la sensazione di un’erezione. Ma ero più vicino ai 5 quando, seduto sul mio letto e in attesa di essere vestito, ebbi un’erezione involontaria e richiamai l’attenzione della mia bambinaia su di essa, chiedendo che cosa significasse. La comparsa dell’erezione deve, quindi, essere stata usuale per me a quella data, ma certamente la sensazione non lo era.)

“A quel tempo ero totalmente all’oscuro delle condizioni della pubertà che, dopo, quando le scoprii, mi riguardarono così potentemente.  Non potevo nemmeno visualizzare gli organi privati ​​di un uomo; non feci alcuna deduzione a partire da me stesso. Gli unici corpi nudi che avevo visto allora, io giudico dalle circostanze e non da una qualche memoria effettiva dei fatti, erano quelli delle mie sorelle. Nei sogni a occhi aperti, che cominciavo a costruire, anche se ricorrevo spesso a quanto già narrato, l’obiettivo del mio desiderio era generalmente quello di accoccolarmi tra le cosce, o di premere il mio viso contro le parti posteriori dell’oggetto della mia adorazione. Ma per un po’ il mio primo sogno mi assorbì talmente che non mi abbandonai ad alcuna promiscuità. A poco a poco, però, il mio orizzonte si allargò fino a comprendere, oltre a quella che ho citato prima, altre tre persone: un cugino molto più grande di me, uno zio, e il curato della parrocchia.

“A questo punto ho cominciato a inventare delle ambientazioni per lasciarmi andare alla mia passione. Una delle prime fu di immaginarmi in una vasca con i miei tre amanti che galleggiavano in acqua sopra di me. Da quella posizione ispezionavo le loro membra, a turno; l’attrazione si soffermava soltanto sulle cosce e sui glutei. Immagino che questa limitazione del fascino per le sole parti inferiori sia durata solo finché l’esperienza reale di un abbraccio più completo non mi rese ugualmente amante delle braccia e del petto, anzi, più tardi sono diventato più emotivamente innamorato di queste parti rispetto a tutto il resto. All’inizio preferivo semplicemente ciò di cui la mia mente poteva entrare prima in possesso.

“Molto precocemente nelle mie prime esperienze, quando non avevo più di 5 anni, mi svegliai prima del solito, e vidi la mia bambinaia in piedi in completa nudità, che iniziava la sua toletta. Mi sembrava un oggetto grossolano, rozzo, e privo di senso; i peli sotto le sue ascelle non mi piacquero, e ancor più quelli nella parte inferiore del suo corpo. Nel caso degli uomini, arrivai direttamente ad avere conoscenza delle stesse cose sui loro corpi, ma l’effetto fu esattamente il contrario. Il caso volle che a quel tempo il giardiniere avesse avuto un incidente alla gamba e, nel mostrare il livido ad un altro, espose davanti ai miei occhi una pelle completamente lanuginosa per i peli scuri. Anche se la vista del livido mi respinse, il mio piacere fu intenso, e la visione delle gambe del giardiniere fu nel mio letto ogni notte per una settimana di seguito. La mia opinione è che la vista della mia bambinaia fosse tale da suscitare interesse tanto quanto la molto più prosaica visione della gamba ferita del giardiniere, ma la mia natura rendeva impossibile per me una cosa del genere.

“È stato in questo periodo, se non prima, che un enorme senso di timidezza nei confronti di tutti i miei doveri privati ​​ha cominciato ad affliggermi. Era così grande che non potevo sopportare l’assistenza necessaria per abbottonarmi i vestiti da nessun’altra mano, che non fosse quella di mia madre o della mia bambinaia, salvo sempre quelli che erano della mia stessa età, verso i quali non provavo assolutamente alcun bisogno di privacy.

“Quando avevo un po’ più di 5 anni, formai un’amicizia con un giovane impiegato, un ragazzo di circa 15 anni, anche se mi sembrava una persona adulta. Un giorno, mentre stava scrivendo alla sua scrivania, mi sedetti e iniziai a giocare con i suoi piedi, indagando l’altezza a cui i suoi calzini arrivavano sotto i pantaloni, in questo modo ottenevo sei pollici di gamba nuda. Consapevole del mio coraggio mi sono chinato a baciarla. Il mio amico si mise a ridere, ma mi lasciò in pace alle mie devozioni. Questa è stata la prima volta in cui un senso di romanticismo si è mescolato con i miei sogni; l’eccitazione fisica era poca, ma il piacere era più grande. Non riesco a capire il motivo per cui non ho mai ripetuto quell’esperienza. Quel ragazzo rimase per me oggetto di una specialissima e tenera considerazione.

“Nel prossimo episodio che sto per riportare, l’ideale era totalmente assente, e il ruolo che ho avuto era passivo piuttosto che attivo. Sono stato messo a dormire con un ragazzo molto più grande di me. La sua iniziazione portò ad una familiarità fisica tra di noi che non era né calda né gentile, e non mi fu lasciato alcun margine per il mio desiderio istintivo di una specie più calda di contatto; se cercavo quel contatto facendo affidamento sul fatto che il mio compagno era addormentato, mi ritrovavo cacciato via. Solo una volta ho trovato un paio di momenti di supremo fascino, mentre lui continuava a dormire, scoprendo nei recessi del lenzuolo una superficie esposta di carne contro cui appoggiai la mia faccia in un abbandono di gioia. Per il resto sono stato un partecipante passivo; il suo piacere sembrava finire nel mero maneggiare le parti carnose del mio corpo a tal fine io di solito giacevo a faccia in giù sulle sue ginocchia. Per quanto posso ricordare, questa intimità portò ad una diminuzione della mia ricerca di piaceri fantasiosi; per circa un anno nessun ulteriore sviluppo ebbe luogo.

“Più o meno in quel periodo fui circonciso perché il prepuzio era troppo lungo.

“Tra il sesto e il settimo anno un cambiamento di ambiente mi portò a contatto con una nuova serie di facce. Allora avevo un letto per me, e ancora una volta la mia immaginazione si risvegliò. Fu in quel momento che mi ritrovai a costruire a partire dalle facce degli uomini delle ipotesi sul resto dei loro corpi: una faccia bruna mi portava a supporre un corpo uniformemente bruno, una faccia pallida un corpo pallido. Questa idea della varietà cominciò ad affascinarmi.  E allora feci la scelta definitiva tra le mie fantasticherie: se sarei andato a dormire tra cosce bianche, o rosse, o brune. Andare a dormire sicuramente descrive l’obiettivo del metodo a dal quale ero ormai dipendente. Appena entravo nel mio letto mi abbandonavo alla costruzione di una fantasia amorosa e la conservavo quanto più a lungo possibile, finché non ero addormentato. Posso dire che non ero consapevole di eventuali eiaculazioni in queste circostanze (e fu così fino ad alcuni anni dopo, quando le provocai col mio stesso atto), ma il piacere era abbastanza acuto.

“Per tutto questo tempo ci furono incontri segreti con il mio compagno di letto di un anno prima. Ma ora avvenivano di giorno, in vari nascondigli, spogliandosi un po’ o mettendosi in mostra; il mio compagno era freddo e infastidito e respingeva qualsiasi affettuosità da parte mia, la cosa diventò per me una specie di secco rituale. Allora pensavo che l’intera faccenda non fosse che un’invenzione originale sua e mia che non ci fosse nessuna probabilità che venisse praticata da qualche altro nel mondo. Ma questa considerazione non mi tratteneva dal costruire scene d’amore con tutti coloro il cui aspetto mi attraeva. In questo periodo quasi tutti gli uomini con cui venni in contatto suscitarono almeno il mio desiderio transitorio; solo quelli piuttosto vecchi e deformi stavano al di fuori della portata dei miei desideri . Molti dei miei amori si svilupparono in chiesa, gli uomini che sedevano vicino a me erano gli oggetti della mia attenzione, e il sacerdote, il cui sermone non ascoltavo, mi fornì l’occasione per fantasticare sulle attrattive che il suo fisico avrebbe avuto per me in altre circostanze. Deve essere stato in quel momento che ho cominciato ad elaborare l’idea di una fila serrata di cosce messe una accanto all’altra, sulle quali ero steso e venivo trascinato. Io le potevo sistemare in un ordine preciso e quindi potevo immaginare me stesso trascinato dall’uno all’altro un po’ forzatamente. L’ammirazione della forza cominciava in quel momento di avere una parte definita nelle mie concezioni, ma nulla che somigliasse alla crudeltà aveva avuto per me un’attrattiva. (tranne il sogno originale della mia infanzia, che mi sembra ancora che sia incredibilmente a parte). Tra le fantasie cui allora mi dedicavo, la sensazione di venire spinto attraverso gambe di consistenza e di colore diverso era sottile e piacevole. Credo che la nota di crudeltà costruttiva che allora ne seguì, sia nata da una rivalità immaginata tra i miei amanti per il possesso di me; l’idea di essere desiderato mi portò presto bearmi nell’immaginarmi lacero e afferrato da gruppi di contendenti. Allora, a partire da questo cominciai a costruire definite scene di violenza. Ero in grado, nella fantasia, di stare in mezzo alla densità e alla tensione delle prelibatezze conglomerate insieme delle cosce che si sforzavano per trattenermi; ero in grado di immaginare almeno sei corpi che mi circondavano con un contatto appassionato. Allo stesso tempo, avevo una sensazione radicata della mia pochezza fisica in relazione alle gambe il ​​cui contatto mi gettava in tali parossismi di delizia. Una nuova e sufficientemente ridicola invenzione prese possesso di me; mi immaginavo legato alla coscia (sempre, credo, quella destra) di un uomo su cui sceglievo, per quella volta, di concentrare i miei desideri, e di essere così “indossato” da lui durante la sua giornata di lavoro, nascosto sotto i vestiti. Non mi rendevo conto di nessuna difficoltà in relazione alla mia taglia. Il fascino della schiavitù e della costrizione era qui, di nuovo, in ascesa. Immagino che fosse a questo proposito che considerai anticipatamente la fustigazione come il delizioso culmine alle mie emozioni, la fustigazione somministrata quando il mio possessore, alla fine della sua giornata di lavoro, si spogliava per riposare.

“Fin qui la mia attrazione per l’organo riproduttivo maschile era stata lieve e vaga. Due cose a questo punto contribuirono a portare il pensiero di esso in risalto. In due o tre occasioni in cui accompagnai  dei contadini alle loro occupazioni li vidi fermarsi per strada per alleviare la natura [per fare i loro bisogni]. La mia timidezza estrema per quanto riguarda tali questioni in rapporto alla mia persona trasformò questo loro comportamento in mia presenza in un oltraggio alla mia modestia. Quella visione esercitava sulla mia riservatezza la suggestione di una sollecitazione indecente verso uno la cui inclinazione era di lasciarsi andare a capofitto e in modo delirante. Restavo immobile arrossendo con gli occhi bassi finché l’atto non era finito ed ero consapevole per un periodo considerevole che balbettavo mentre parlavo e le mie facoltà mentali erano confuse. Quando riconsideravo le circostanze, esse avevano per me la stessa capacità di attrazione che la crudeltà amorosa proprio allora cominciava a esercitare sulla mia immaginazione. La mia mente segretamente abbracciava la dolcezza timorosa della sensazione di recente scoperta, circondando l’esercizio della funzione con invenzioni atroci e bizzarre di qualsiasi tipo. Per un po’ il mio intelletto si ritrasse dall’idea di accettare questo come il segreto centrale e più ardente della attrazione del sesso maschile; ma poco dopo, andando a passeggio con mio padre, l’ho visto compiere lo stesso atto; ero sopraffatto dall’emozione e riuscivo a malapena a trascinare via i piedi dal luogo o gli occhi dall’erba umida dove lui aveva depositato le acque della segretezza [dove aveva orinato]. Anche oggi, che la mia mente è da parecchio abituata alla conoscenza dei fatti della procreazione, non posso dissociarmi dal fascino da brivido che quel momento aveva per me. L’attrazione che la persona di mio padre aveva sempre esercitato su di me era ora decuplicata dalla performance cui avevo assistito (anche se io non avevo visto il pene in nessuno di questi casi).

“Per molto tempo dominarono la mia immaginazione solo gli amanti che avevo visto nell’atto che così acutamente mi aveva colpito. La mia delizia ora prese la forma dell’immaginarmi legato alle cosce della persona mentre quella funzione era in corso.

“A quei tempi dovevo avere 8 anni. Il rapporto freddo e segreto di cui ho dato conto era continuato senza insegnarmi nulla delle possibilità ardenti che avrebbe potuto suggerire; nessuna forza o crudeltà era usata su di me, nessun calore veniva profuso. E fece poca differenza che il mio compagno avesse ora scoperto l’atto della masturbazione, essa non aveva alcun significato per me, dal momento che non portava affatto al calore dell’abbraccio Il suo metodo era quello di staccarsi da me. Dovevo blandirlo dal di dietro e anche inventare storie indecenti per stimolare la sua immaginazione. Mi sentivo uno strumento disprezzato, il semplice spettatore di un atto che, se diretto verso di me con un po’ di calore, avrebbe suscitato il desiderio più vivace. In questo momento, come avevo capito già da allora, il mio compagno stava avendo conoscenza dai classici antichi. Per un certo tempo un certo fascino è derivato dal fatto che mi insegnava ad adottare un abbraccio avvolgente faccia a faccia. L’inizio della sua pubertà fu enormemente interessante per me, se fosse stato meno gelido, avrei potuto rispondere con passione alle sue carezze; ma ha sempre insistito sulla rigorosa passività da parte mia, e non mi ha spiegato nulla. Un giorno, come per darmi una piccola mancia, mi indusse ad offrirgli la mia bocca, anche se ancora non capivo affatto che risultato lo stavo aiutando a raggiungere. Una volta che si verificò l’orgasmo, l’effetto fu estremamente nauseante; dopo fu più attento. Il mio compagno si stava avvicinando alla virilità, le sue richieste divennero più frequenti, le sue pretese più umilianti.

“Allo stesso tempo, la mia passione per l’amore maschile era sempre più forte. Ero in grado di costruire a partire dalla schiavitù insoddisfacente in cui ero tenuto le immagini di un abbraccio completo che prima non potevo formare per la mancanza di un sufficiente senso di contatto umano, anche se raramente immaginavo qualcuno degli atti che nell’esperienza reale mi respingevano. Un giorno, però, mi sottrassi ad un’umiliazione particolarmente ripugnante che il mio compagno aveva tentato di impormi per forza. Scoperto l’inganno, si alzò dalla posizione prona, in cui giaceva, e mi lancio otre le sue ginocchia, mi colpì violentemente. Mi sono sottomesso senza lottare, vivendo una curiosa sensazione di piacere nel bel mezzo del mio dolore. Quando ha ripetuto il suo ordine ho trovato che la sua realizzazione non era più ripugnante. Uno dei pochi ricordi piacevoli che questa intimità, che si è estesa nel corso degli anni, mi ha lasciato è quel momento di abbassamento abietto a chi, senza calore di sentimento, aveva ancora una volta avuto l’energia sufficiente per essere brutale verso di me.

“Deve essere stato da questa vicenda che l’effetto calcolato della flagellazione ha cominciato ad avere peso per me quando mi abbandonavo alla mia immaginazione. Un desiderio di essere respinto, calpestato, violato dall’oggetto della mia passione dominò il mio istinto. Anche allora – e, in effetti, fino al mio tredicesimo anno – non avevo alcuna idea del rapporto sessuale normale Sapevo vagamente che i bambini nascevano dai corpi delle donne; non conoscevo, – e quando me li dissero non ci credevo – i veri fatti della relazione coniugale. Tutto ciò che avevo sperimentato, sia nella realtà che nella fantasia, era per me così strettamente personale che non avevo nessuna idea che qualcosa di simile potesse esistere al di fuori della mia esperienza. Non avevo alcuna idea del sesso come base della vita. Anche quando sono venuto a poco a poco a capire che uomini e donne erano fatti in un modo che presupponeva un rapporto tra loro, credevo ancora che fosse una sorta di condotta dissoluta, alla quale non dovevano certamente cedere coloro che avevano pretese di rispettabilità.

“Ero arrivato però in quel periodo a una forte attrazione verso gli organi della generazione e verso tutti gli aspetti della pubertà, e la mia immaginazione si concretizzava in un fantastico culto di ogni segno di mascolinità. La mia gioia consisteva ormai nell’immaginarmi costretto a subire l’umiliazione fisica e la sottomissione al capriccio dei miei rapitori di sesso maschile, e il fatto centrale diventò lo scarico di urina dal mio amante sul mio corpo e sui miei arti, o, se ero molto affezionato a lui, lasciavo che lo facesse sulla mia faccia. Questo era seguito di solito da un castigo per metà gradevole, in cui serviva solo la mano.

“Il periodo di cui ora sto scrivendo fu quello del mio ingresso nella vita scolastica I miei amici immaginari divennero subito numerosi; tutti gli insegnanti e tutti i ragazzi al di sopra di una certa età mi attraevano, per due di loro ho avuto in più un sentimento romantico oltre all’attaccamento fisico. Infatti, da questo momento in poi non mi sono mai mancati eroi verso i quali mi abbandonavo ad una passione perfettamente separata e teneramente ideale. L’annuncio che uno era in procinto di partire mi ha sorpreso in un impeto appassionato di pianto; ma la mia riservatezza era così grande e il mio senso di isolamento così schiacciante che non feci alcuno sforzo verso l’intimità con altri ragazzi, e con uno, verso il quale provavo una devozione inesauribile, ho appena parlato per i primi tre anni, anche se lo incontravo ogni giorno. In quel periodo i temi della mia contemplazione avevano diversi metodi specifici di approccio. Così, in un caso immaginavo che ci trovassimo faccia a faccia nelle nostre camicie da notte; improvvisamente venivo spogliato della mia, venivo afferrato e portato a forza sotto la sua, e fatto pendere con i piedi staccati da terra, con tutto il mio peso sul suo organo eretto, che si inseriva tra le mie cosce; così appeso – con il mio corpo avvolto nelle pieghe della sua biancheria e il mio viso premuto sul suo cuore – subivo una punizione che continuava fino a quando non venivo buttato giù per ricevere una scarica di urina sul mio corpo prostrato. Tali immagini sembravano venire indipendentemente dalla mia volontà.

“È stato in quel momento che ho trovato un grande piacere nell’immaginare un contatto con persone che non mi piacevano, la nota prevalente di queste intimità era sempre la crudeltà, alla quale mi sottomettevo con gusto acuto. Ho scoperto, tuttavia, dalle ordinarie esperienze delle scuole che le punizioni corporali, non avevano alcun fascino per me quando erano somministrate per infrazioni scolastiche, nemmeno ricevendole dalle mani sotto le quali in altri momenti mi immaginavo compiaciuto di ricevere dolore. Mancava il rapporto necessario, se avessi percepito da parte del mio giudice qualsiasi simpatia per l’operazione, ci sarebbe stata probabilmente una risposta da parte mia. Una volta fui frustato ingiustamente; cosciente del carattere crudele della punizione invece del carattere sanzionatorio, questa fu l’unica punizione che ricevetti, che aveva in sé un elemento di gratificazione per il mio istinto. Allo stesso tempo non ho mai perdonato la mano che ha somministrato quella punizione, è l’unico caso che ricordo in me di un rancore nutrito per anni.

“Nel frattempo, in mezzo a questo caos di amore confuso e di odio, di gusto per la crudeltà e di odio per l’ingiustizia, la mia prima relazione a sfondo veramente romantico e ideale si stava sviluppando. Posso dire, di coloro ai quali ero legato da amore romantico, così come da attaccamento fisico, che sono rimasti parte immutabile della mia natura anche oggi, come lo erano vent’anni fa, quando penso a loro il sangue sgorga nel mio cervello, le mie mani tremano e sudano con un’emozione che non posso controllare. Io sono ai loro piedi, li adoro. I miei sogni su di loro erano totalmente teneri; l’idea di crudeltà non ha mai toccato la concezione che avevo di loro, ma torno a quella che è stata l’influenza principale della mia giovinezza: più grande di me di soli tre anni, era di fisico bello e atletico, con l’adolescenza che si mostrava sul suo volto, l’incerto nascere del culto per lui fu confermato da una parola di incoraggiamento gettata a me il giorno che andai a ricevere la mia prima fustigazione; senza dubbio la mia piccola faccia spaventata suscitò la sua gentile pietà. Mi sono preoccupato in seguito di fargli sapere che non avevo gridato durante la fustigazione, e credo che abbia passato parola in giro che avevo sopportato la mia punizione coraggiosamente. Avevo con lui così poco contatto che al di là del culto costante da parte mia non ricordo nulla finché, circa tre anni dopo, ricevetti da lui una specie di sollecitazione per metà scherzosa, espressa in linguaggio pulito e semplice. Così terrificante era la mia timidezza e la mia tendenza alla segretezza che anche allora non avevo alcuna idea che una familiarità del genere era abbastanza comune nelle scuole. Non ero assolutamente in grado di connettere mie sensazioni con quelle del mondo in generale o di credere che gli altri provassero sensazioni simili alle mie. In questa occasione ho semplicemente sentito che qualche spinta sagace mi era stata data per scoprire il mio segreto. Mi aveva disegnato sulle sue ginocchia; sedevo lì in silenzio, rosso in faccia e sbalordito. Non fece alcun tentativo di fare pressione su di me; avrebbe, secondo quello che pensava, detto abbastanza se io avessi scelto di rispondere in modo adeguato; al di là di questo non mi avrebbe tentato ulteriormente. Alcuni anni fa ho sentito parlare di lui come di un uomo felicemente sposato.

“Nel seguire le mie emozioni in questa direzione ho superato di gran lunga il periodo del mio sviluppo, periodo fino al quale ho dato una completa descrizione degli eventi. Avrò avuto più di 12 anni prima che la vita della scuola mi convincesse ad affrontare (come insegnato da novizi ridacchianti) l’effettività del rapporto sessuale. Allo stesso tempo ho imparato che avevo il mezzo per ottenere godimento dal mio corpo in una direzione ben precisa, che non avevo fino ad allora sospettato. Una crescente resistenza da parte mia ai suoi freddi desideri aveva portato a una rottura con il mio ex-amante; alla fine non mi aveva insegnato nulla, se non il disgusto per lui stesso. Ora trovavo insegnanti pronti a destra ea sinistra. Uno dei miei compagni di scuola mi invitò a guardarlo mente si masturbava, lo spettacolo mi lasciò del tutto indifferente, il risultato mi pareva molto meno eccitante dello scarico di urina che, fino ad allora, avevo associato con la virilità maschile. Ero così abituato alle mie meditazioni amorose solitarie che lo sforzo e l’azione necessari per questo procedimento, quando cercavo di imitarlo, sconcertavano i miei pensieri e interferivano con la concentrazione sulle mie fantasie. Non avevo mai provato il piacere che accompagna lo spasmo dell’eiaculazione, e mi sembrava che non ci fosse niente che valesse la pena di provare per quella strada. Ho desistito e sono tornato alle mie fantasticherie. Ora ero in un labirinto perfetto di promiscuità; ci dovevano essere state almeno cinquanta persone che mi attiravano in quel momento. Ho sviluppato una predilezione per l’immaginare me stesso tra due amanti, in genere uomini che erano fisicamente diversi. Era mia abitudine analizzare quanto più minuziosamente possibile quelli che mi attiravano. Per ottenere una certa intimità con quello che era sotto la superficie, studiavo con attenzione le loro mani, i polsi dove essere scomparivano (che mostravano i peli dell’avambraccio), e il collo; stimavo la dimensione comparativa degli organi riproduttivi, la struttura delle cosce e dei glutei, e quindi mi costruivo un’immagine dell’uomo nel suo complesso. Quanto più vividamente potevo fare questo, tanto più acuto era il piacere che ero in grado di ottenere dal contemplare i loro abbracci.

“Fino ad allora non ero stato assolutamente toccato da scrupoli morali. Avevo la solita acquiescenza alle credenze religiose in cui ero stato cresciuto. Non mi era entrato in testa che ci fosse qualche legge divina, in un modo o nell’altro, in merito alla lusinghe della fantasia. Dal mio tredicesimo anno lievi sentori di inquietudine cominciarono ad insinuarsi nella mia coscienza. Cominciavo forse a capire che le formule della religione, a cui avevo dato ascoltato per tutta la vita con la minor attenzione possibile, avevano qualche significato che qualche volta toccava le circostanze della mia vita. Non avevo ancora capito che il mio passato aveva predetto il mio futuro, e che le donne sarebbero state per me una repulsione invece di un’attrazione quando erano implicate cose sessuali. Avevo la piena convinzione che un giorno mi sarei sposato. Avevo anche qualche paura che, man mano che andavo verso la virilità avrei potuto cedere alle tentazioni delle prostitute. Avevo una repulsione incipiente verso un tale destino, e questo mi sembrava indicare che le emozioni morali erano al lavoro dentro di me. Una notte fui amorosamente [sessualmente] attaccato nella mia camera da letto da due domestiche. Provai un orrore acuto che io nascosi sotto il riso; la mia resistenza fu così disperata che riuscii a sfuggire solo tramite il solletico. Ero stato abituato a sedermi sulle ginocchia dei domestici, un’abitudine che avevo innocentemente conservato fin dall’infanzia; ora posso ricordare in dettaglio gli approcci che queste donne erano abituate ad usare con me. A quel tempo ero assolutamente ignaro che tutto era intenzionale.

“Ero ugualmente ignaro di cose che avevano un rapporto più stretto con i miei sentimenti. Nel passare lungo una strada laterale, una notte, fui sorpassato da un uomo che iniziò una conversazione sul tempo. Mi chiese se non avessi freddo, iniziò a passarmi la mano su e giù per la schiena, poi arrivò una domanda riguardante la fustigazione a scuola, se certe parti di me non erano doloranti, spingendosi ad un tocco indagatore. Spostai timidamente la sua mano ma non reagii malamente a quell’azione. Allora si mise ad esplorare le tasche dei miei pantaloni e io iniziai a pensare che fosse un borseggiatore, respinto in quel tentativo, tornò allo sfregamento della mia schiena. La sensazione era piacevole. Lo presi quindi per un magnaccia che volesse portarmi da una prostituta, e dato che a quel tempo avevo cominciato a rendermi conto che tali piaceri non erano di mio gusto fui felice di trovarmi a destinazione, e lo salutai bruscamente, lasciandolo in piedi pieno di stupore per il suo fallimento con uno che aveva preso le sue avances così piacevolmente . Io non riuscivo a credere che altri provassero le stesse sensazioni che provavo io. Più tardi mi resi conto della mia fuga, non senza una certa dose di rimpianto, e costruii per mio piacere un finale diverso per quell’episodio.

“Ero ormai così posseduto dall’attrazione maschile che diventai amante di tutti gli eroi di cui leggevo nei libri. Alcuni divennero così vividi per me come quelli con i quali vivevo quotidianamente a contatto. Per un po’ diventai un amante ardente di Napoleone (l’episodio della sua attesa delle nozze con la sua seconda moglie mi attrae per la sua brutalità impetuosa), di Edoardo I, e di Giulio Cesare. Mi ricordo di Carlo II per la crudeltà carezzevole di cui la mia immaginazione gli faceva dono. Giugurta fu un grande acquisto. Bothwell, Judge Jefferies, e molti cattivi della storia e dei romanzi mi affascinavano per la loro crudeltà.

“Ero diventato un adepto nella costruzione mentale necessaria per la soddisfazione dei miei desideri. Eppure fino a quel momento non avevo ancora mai visto il corpo nudo di un adulto pienamente sviluppato. Non conoscevo in che misura i peli in certi casi si sviluppano sul torso, infatti, i miei sforzi di caratterizzazione si concentravano, per la maggior parte, attorno alle cosce e agli organi genitali. In quel periodo uno dei miei compagni di scuola vide un operaio comune, che io conoscevo per nome, che faceva il bagno in un fiume con alcuni compagni; tutto il suo corpo era, stando a quanto il mio informatore mi disse, coperto di peli dalla gola al ventre. Di fronte, l’uomo era grossolano e ripugnante, ma allora cominciai a considerarlo come un bel mostro, e per molte notti abbracciai appassionatamente la sua immagine, con il viso sepolto nella folta giungla di peli che gli copriva il petto. Io ero, per la prima volta, consapevole di aver deliberatamente (e con successo) deciso di non vedere il suo volto, che era sgradevole per me. Allo stesso tempo, un altro compagno di scuola mi disse di un insegnante che faceva il bagno con i ragazzi, che i peli si mostravano al di sopra del suo costume da bagno fino all’altezza dell’ombelico. Ora cominciavo decisamente a ricostruire i corpi in dettaglio; la suggestione di una vasta pelosità mi faceva impazzire di gioia, ma rimaneva nella mia mente fortemente associata con la crudeltà; i miei amanti pelosi non si comportavano mai con me con tenerezza; tutto in questo periodo, credo, tendeva a portarmi verso la forza e la violenza come espressione della propensione ad amare. Un compagno di scuola, pochi anni più grande di me, con un crudele atteggiamento da bullo, godeva particolarmente nell’infliggermi dolore: aveva scarpe particolarmente a punta, ed era sua abitudine farmi stare con la mia schiena rivolta verso di lui mentre lui si rivolgeva a me con petting e toni carezzevoli; proprio quando le sue parole erano al massimo della dolcezza mi avrebbe dato un colpo secco con la punta dello stivale, in modo da raggiungere la parte più tenera del mio fondo schiena; il dolore era squisito; Ero consapevole che lui provava piacere sessuale (avevo visto chiari segni di questo sotto i suoi vestiti), e, anche schifandolo, dopo aver sofferto per i suoi calci, mi sarei gettato nei suoi abbracci immaginari e mi sarei lasciato andare ad una furia perfetta di abietta sottomissione. Eppure per tutto il tempo lo avrei volentieri ucciso.

“All’età di 14 sono andato, per una volta, in una fattoria, dove mi era permesso di mescolarmi familiarmente con i braccianti, un bel gruppo di muscolosi giovani. Sono diventato un grande favorito, e, avendo maniere infantili e affettuose un bel po’ lontane dalla mia vera età, mi fu permesso di prendermi molte libertà con loro. Vivevano tutti sotto il tetto del contadino alla vecchia maniera, e la sera avevo l’abitudine di sedermi sulle loro ginocchia e di carezzarli e abbracciarli per rendere contento il mio cuore. Loro prendevano queste cose flemmaticamente; a quanto pare questo non li sorprendeva. Uno degli uomini aveva l’abitudine di ricambiare i miei abbracci e le mie carezze e una volta mi permise di mettere la mia mano sotto la camicia, ma non ci furono ulteriori libertà.

“L’evento che mi rese inquieto per la mia forzata solitudine non accadde che quando fui vicino ai 15 anni. Stavo andando verso la pubertà, e forse nella speranza che avrei potuto trovare il mio proprio sviluppo soddisfatto da un calore corrispondente, entrai di nuovo in rapporti intimi con il compagno le cui performances frigide mi avevano causato stanchezza e disgusto. Ora era un uomo, che aveva raggiunto la maggiore età. Mi mise nel suo letto mentre si spogliava e venne verso di me in perfetta nudità. In un momento eravamo l’uno nelle braccia dell’altro e la dolcezza di quel momento mi intossicò. Improvvisamente, mentre ero sdraiato sul letto, mi sentii attaccato, come pensai, da una assoluta necessità di orinare. Saltai in piedi con una scusa frettolosa, ma già il parossismo si era placato. Nessuno scarico di orina seguì per il mio sollievo, ma la necessità sembrava superata. Tornai dal mio compagno, ma il fascino dell’incontro era già finito. Il mio compagno evidentemente trovava più piacere nella mia persona di quando ero un semplice bambino, mi sentivo commosso e lusingato dal piacere che lui provava nel premere il viso contro alcune parti del mio corpo. In una seconda occasione, un giorno, sembrò che io involontariamente oltrepassassi quasi il livello della decenza, ma ancora una volta, come la prima volta, mi separai, e rimasi ignaro di ciò che avevo rasentato nella mia eccitazione. In un altro incontro, però, mi fu permesso di prolungare il mio abbraccio e di agire seguendo completamente il mio istinto. Ancora una volta sentii improvvisamente l’arrivo di qualcosa di profondamente imminente; mi feci coraggio e andai avanti arditamente. In un altro momento mi impossessai del misterioso segreto dell’energia maschile, in rapporto al quale tutti i miei anni di fantasie deliranti non erano stati se non un’attesa sulla soglia, un bussare ad una porta chiusa.

“Era inevitabile che da quel giorno la nostra intimità degenerasse in dissoluzione (anche se altre cause anticipavano questo decadimento naturale), ma non consideravo più la masturbazione una formula asciutta e faticosa. Nel mio noviziato ero scoraggiato nello scoprire quanto tempo mi ci voleva per dissociarmi dalla forma contemplativa e entrare in contatto con la forma attiva dell’autogratificazione. Ma io alla fine mi ritrovai impegnato nella ripetizione dell’atto tre volte al giorno. Più o meno nell’ultima occasione in cui incontrai il mio amico, lui mostrò un ardore eccezionale. In quell’incontro mi propose di tentare un atto che non avevo precedentemente considerato possibile, e ancora meno avevo sentito che era considerato il peggior rapporto sessuale criminale che potesse avere luogo. Ho avuto una leggera paura del dolore, ma ero disposto a gratificarlo, e per la prima volta trovai nella mia sottomissione l’unione dei due istinti amatori che prima si erano contesi il dominio su di me: l’istinto di tenerezza e l’istinto di crudeltà. La pedicatio non riuscimmo a realizzarla, ma io ricevetti un abbraccio che per la prima volta mi diede piena soddisfazione. La mia gioia era enorme; ero pieno di emozioni. Non ho parole per descrivere il fascino straordinario della carne calda e liscia su di me, e il contatto ruvido delle parti pelose. Eppure ero consapevole, anche in quel momento, che questo era solo il lato fisico del piacere, e che lui non era e mai avrebbe potuto essere colui che io avrei potuto veramente dire di amare.

“Ero adesso nel mio sedicesimo anno, e sotto l’influenza di queste e molte altre emozioni, che allora, per la prima volta, cominciando a invadermi, un senso di potere letterario e il desiderio di esprimermi attraverso canali immaginativi  cominciarono a prendere piede me. Temevo che il mio lasciami andare stesse debilitando le mie facoltà (avevo cominciato a sperimentare il languore fisico e la depressione), e alcuni scrupoli religiosi, risultato della mia formazione iniziale, si impossessarono di me. Per la prima volta divenni consapevole che gli ardori che sentivo verso il mio stesso sesso erano una deviazione dell’istinto sessuale in sé e con mio grande stupore e costernazione scoprii per caso che le pratiche alle quali mi ero abbandonato erano chiaramente denunciate nella Bibbia come un abominio. Da quel momento iniziò una lotta che durò per anni. Ruppi definitivamente con il mio ex-amante, e subito dopo un lungo scontro ebbe luogo tra le influenze contrastanti che lottavano per il possesso del mio corpo. Per un po’ misi da parte il vizio della masturbazione, ma non potei liberarmi così facilmente del mio lasciarmi andare mentalmente, che era ormai quasi un sedativo essenziale per indurre il sonno. In questo momento una visita al mare, dove, per la prima volta, fui in grado di vedere degli uomini che facevano il bagno in completa nudità, apertamente, nella piena luce del giorno, mi immerse di nuovo a capofitto per un po’ di tempo in amori immaginari, e i miei scrupoli e le mie promesse furono gettate al vento. Ma, nel complesso, ero ormai entrato in una fase che, in mancanza di un termine migliore, devo descrivere come emotivamente morale. A qualunque bassezza mi avesse portato il mio lasciarmi andare, provavo un senso di falsità con me stesso; Credevo di essere un ribelle ad una legge, naturale e divina, di cui però nessun istinto era stato impiantato in me. Consideravo ancora indiscutibile la verità della religione alla quale ero stato condotto, e tutta la mia vita, ogni pensiero del mio cervello, ogni impulso del mio corpo, erano in diretto antagonismo alla volontà di Dio. A volte il desiderio fisico abbatteva queste barriere, ma praticai una notevole moderazione fisicamente, anche se non mentalmente, e feci grandi sforzi per dominare la mia avversione per le donne e l’estrema devozione per gli uomini, senza il minimo successo. Compii 30 anni, comunque, prima di trovare un compagno che mi amasse nel modo che la mia natura richiedeva. Sono una persona molto sana, e in grado di lavorare ad altissimi ritmi. In una condizione di libertà sessuale sono diventato più forte.”

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STORIA DI UN OMOSESSUALE DAI 4 AI 16 ANNIultima modifica: 2016-01-16T19:47:41+01:00da gayproject
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