OMOSESSUALI E CHIESA

Prendo spunto da un recente commento apparso su queste pagine, che con una battuta pensa di poter liquidare il problema del rapporto tra omosessuali e Chiesa Cattolica. Si tratta di questioni serissime che per molte persone costituiscono un problema morale lacerante.

Nel pieno riconoscimento del diritto della Chiesa Cattolica, come di chiunque, di professare la propria dottrina, sento il profondo dovere morale di invitare gli omosessuali a non tenere il piede in due scarpe fingendo di non sapere quello che la Chiesa chiede loro e come la Chiesa considera l’omosessualità. Se un prete in confessione può ipocritamente chiudere un occhio per non allontanare un omosessuale dalla Chiesa, dimostrando un atteggiamento tollerante che non è assolutamente autorizzato a dimostrare se non vuole egli stesso giocare con i sacramenti che per chi crede sono una cosa seria, io sento il dovere di fare chiarezza in modo che un omosessuale che si sente cattolico conosca esattamente quello che la Chiesa dice in tema di omosessualità in documenti che hanno il valore di pronunce dogmatiche solenni.

Se quell’omosessuale “con piena avvertenza e deliberato consenso” accetta la dottrina della Chiesa sulla omosessualità, avrò per lui il massimo rispetto, ma se intende giocare con i sacramenti fingendo di non sapere quello che la Chiesa dice sulla omosessualità e quello che pretende da lui, se intende conciliare l’inconciliabile, magari con il consenso ipocrita e connivente del sacerdote che dice deliberatamente il falso in proposito, quell’omosessuale dovrebbe capire che sta prendendo in giro se stesso e la Chiesa alla quale finge di appartenere.

Chi non sa può essere scusabile, ma affinché si sappia esattamente di che cosa si sta parlando, riposto qui di seguito, integralmente e senza commenti tre documenti che esprimono in modo estremamente chiaro la dottrina della Chiesa Cattolica, al di là di qualsiasi interpretazione soggettiva.

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CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA

2357 L‘omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un’attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni,  la Tradizione ha sempre dichiarato che « gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati ». Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati.

2358 Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione.

2359 Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un’amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana.

2396 Tra i peccati gravemente contrari alla castità, vanno citati la masturbazione, la fornicazione, la pornografia e le pratiche omosessuali.

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SACRA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE Dichiarazione Persona Humana circa alcune questioni di etica sessuale, 29 dicembre 1975

Relazioni omosessuali

8. Ai nostri giorni, contro l’insegnamento costante del magistero e il senso morale del popolo cristiano, alcuni, fondandosi su osservazioni di ordine psicologico, hanno cominciato a giudicare con indulgenza, anzi a scusare del tutto, le relazioni omosessuali presso certi soggetti. Essi distinguono – e sembra non senza motivo – tra gli omosessuali la cui tendenza, derivando da falsa educazione, da mancanza di evoluzione sessuale normale, da abitudine contratta, da cattivi esempi o da altre cause analoghe, è transitoria o, almeno, non incurabile, e gli omosessuali che sono definitivamente tali per una specie di istinto innato o di costituzione patologica, giudicata incurabile. Ora, per ciò che riguarda i soggetti di questa seconda categoria, alcuni concludono che la loro tendenza è a tal punto naturale da dover ritenere che essa giustifichi, in loro, relazioni omosessuali in una sincera comunione di vita e di amore, analoga al matrimonio, in quanto essi si sentono incapaci di sopportare una vita solitaria.

Certo, nell’azione pastorale, questi omosessuali devono essere accolti con comprensione e sostenuti nella speranza di superare le loro difficoltà personali e il loro disadattamento sociale. La loro colpevolezza sarà giudicata con prudenza; ma non può essere usato nessun metodo pastorale che, ritenendo questi atti conformi alla condizione di quelle persone, accordi loro una giustificazione morale. Secondo l’ordine morale oggettivo, le relazioni omosessuali sono atti privi della loro regola essenziale e indispensabile. Esse sono condannate nella sacra Scrittura come gravi depravazioni e presentate, anzi, come la funesta conseguenza di un rifiuto di Dio. Questo giudizio della Scrittura non permette di concludere che tutti coloro, i quali soffrono di questa anomalia, ne siano personalmente responsabili, ma esso attesta che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati e che, in nessun caso, possono ricevere una qualche approvazione.

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Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle persone omosessuali 24/7/1992

Introduzione

Da qualche tempo la Congregazione per la dottrina della fede è stata interessata alla questione di proposte di legge avanzate in varie parti del mondo in merito al problema della non-discriminazione delle persone omosessuali.

Lo studio della questione ha portato alla preparazione di una serie di osservazioni che potrebbero essere di aiuto a coloro che sono interessati nella formulazione di una risposta cattolica a tali proposte di legge. Dette osservazioni offrono alcune considerazioni fondate sui passi più rilevanti della Lettera dei vescovi della chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali , pubblicata dalla Congregazione nel 1986, e forniscono alcune applicazioni che ne potrebbero derivare.

Poiché la questione è particolarmente urgente in certe parti degli Stati Uniti, dette considerazioni erano state fatte pervenire ai vescovi di quella nazione, tramite i buoni uffici del Pro-Nunzio Apostolico, per l’aiuto che essi ne avrebbero potuto ricevere. Si deve notare che con quelle osservazioni non si intendeva esprimere un giudizio sulle risposte che eventualmente i vescovi locali o le Conferenze nazionali avessero già dato in merito a tali proposte di legge. Esse non erano quindi da intendersi come una istruzione pubblica e ufficiale della Congregazione sulla materia, ma come uno strumento di base per offrire un certo aiuto a coloro che potrebbero trovarsi in dovere di valutare progetti di legislazione riguardanti la non-discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale.

Ritenendo che la pubblicazione delle osservazioni potrebbe essere di qualche utilità, è stata curata una lieve revisione del testo che ha portato a una seconda versione.

Nel frattempo sono apparsi sui mezzi di comunicazione sociale diversi riferimenti e citazioni delle suddette osservazioni. Per offrire una accurata informazione sulla questione, il testo rivisto di Alcune considerazioni concernenti la Risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle persone omosessuali è stato quindi consegnato per la pubblicazione su L’Osservatore Romano .

Premessa

Recentemente, in diversi luoghi è stata proposta una legislazione che renderebbe illegale una discriminazione sulla base della tendenza sessuale. In alcune città le autorità municipali hanno reso accessibile un’edilizia pubblica, per altro riservata a famiglie, a coppie omosessuali (ed eterosessuali non sposate). Tali iniziative, anche laddove sembrano più dirette a offrire un sostegno a diritti civili fondamentali che con indulgenza nei confronti dell’attività o di uno stile di vita omosessuale, possono di fatto avere un impatto negativo sulla famiglia e sulla società.

Ad esempio, sono spesso implicati problemi come l’adozione di bambini, l’assunzione di insegnanti, la necessità di case da parte di autentiche famiglie, legittime preoccupazioni dei proprietari di case nel selezionare potenziali affittuari.

Mentre sarebbe impossibile ipotizzare ogni possibile conseguenza di proposte legislative in questo settore, le seguenti osservazioni cercheranno di indicare alcuni principi e distinzioni di natura generale che dovrebbero essere presi in considerazione dal coscienzioso legislatore, elettore, o autorità ecclesiale che si trovi di fronte a tali problemi.

La prima sezione richiamerà passi significativi dalla Lettera ai vescovi della chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali pubblicata nel 1986 dalla Congregazione per la dottrina della fede. La seconda sezione tratterà della loro applicazione.

A. Passi significativi della Lettera della Congregazione per la dottrina della fede

1. La Lettera ricorda che la Dichiarazione su alcune questioni di etica sessuale pubblicata nel 1975 dalla Congregazione per la dottrina della fede “teneva conto della distinzione comunemente operata fra condizione o tendenza omosessuale e atti omosessuali”; questi ultimi sono “intrinsecamente disordinati” e “non possono essere approvati in nessun caso” (n. 3).

2. Dal momento che “nella discussione che seguì la pubblicazione della (summenzionata) Dichiarazione, furono proposte delle interpretazioni eccessivamente benevole della condizione omosessuale, tanto che qualcuno si spinse fino a definirla indifferente o addirittura buona”, la Lettera prosegue precisando che la particolare inclinazione della persona omosessuale “benché non sia in sé peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. Per questo motivo l’inclinazione stessa dev’essere considerata come oggettivamente disordinata.

Pertanto coloro che si trovano in questa condizione dovrebbero essere oggetto di una particolare sollecitudine pastorale perché non siano portati a credere che l’attuazione di tale tendenza nelle relazioni omosessuali sia un’opzione moralmente accettabile” (n. 3).

3. “Come accade per ogni altro disordine morale, l’attività omosessuale impedisce la propria realizzazione e felicità perché è contraria alla sapienza creatrice di Dio.

Quando respinge le dottrine erronee riguardanti l’omosessualità, la chiesa non limita ma piuttosto difende la libertà e la dignità della persona, intese in modo realistico e autentico” (n. 7).

4. Con riferimento al movimento degli omosessuali, la Lettera afferma: “Una delle tattiche usate è quella di affermare, con toni di protesta, che qualsiasi critica o riserva nei confronti delle persone omosessuali, delle loro attività e del loro stile di vita, è semplicemente una forma di ingiusta discriminazione” (n. 9).

5. “È pertanto in atto in alcune nazioni un vero e proprio tentativo di manipolare la chiesa conquistandosi il sostegno, spesso in buona fede, dei suoi pastori, nello sforzo volto a cambiare le norme della legislazione civile. Il fine di tale azione è conformare questa legislazione alla concezione propria di questi gruppi di pressione, secondo cui l’omosessualità è almeno una realtà perfettamente innocua, se non totalmente buona. Benché la pratica dell’omosessualità stia minacciando seriamente la vita e il benessere di un gran numero di persone, i fautori di questa tendenza non desistono dalla loro azione e rifiutano di prendere in considerazione le proporzioni del rischio, che vi è implicato” (n. 9).

6. “Essa (la chiesa) è consapevole che l’opinione, secondo la quale l’attività omosessuale sarebbe equivalente, o almeno altrettanto accettabile, quanto l’espressione sessuale dell’amore coniugale, ha un’incidenza diretta sulla concezione che la società ha della natura e dei diritti della famiglia, e li mette seriamente in pericolo” (n. 9).

7. “Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei pastori della chiesa, ovunque si verifichino. Essi rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile. La dignità propria di ogni persona dev’essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni.

Tuttavia, la doverosa reazione alle ingiustizie commesse contro le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’affermazione che la condizione omosessuale non sia disordinata. Quando tale affermazione viene accolta e di conseguenza l’attività omosessuale è accettata come buona, oppure quando viene introdotta una legislazione civile per proteggere un comportamento al quale nessuno può rivendicare un qualsiasi diritto, né la chiesa né la società nel suo complesso dovrebbero poi sorprendersi se anche altre opinioni e pratiche distorte guadagnano terreno e se i comportamenti irrazionali e violenti aumentano” (n. 10).

8. “Dev’essere comunque evitata la presunzione infondata e umiliante che il comportamento omosessuale delle persone omosessuali sia sempre e totalmente soggetto a coazione e pertanto senza colpa. In realtà anche nelle persone con tendenza omosessuale dev’essere riconosciuta quella libertà fondamentale che caratterizza la persona umana e le conferisce la sua particolare dignità” (n. 11).

9. “Nel valutare eventuali progetti legislativi, si dovrà porre in primo piano l’impegno a difendere e promuovere la vita della famiglia” (n. 17).

B. Applicazioni

10. La “tendenza sessuale” non costituisce una qualità paragonabile alla razza, all’origine etnica, ecc. rispetto alla non-discriminazione. Diversamente da queste, la tendenza omosessuale è un disordine oggettivo (cf. Lettera, n. 3) e richiama una preoccupazione morale.

11. Vi sono ambiti nei quali non è ingiusta discriminazione tener conto della tendenza sessuale: per esempio nella collocazione di bambini per adozione o affido, nell’assunzione di insegnanti o allenatori di atletica, e nel servizio militare.

12. Le persone omosessuali, in quanto persone umane, hanno gli stessi diritti di tutte le altre persone, incluso il diritto di non essere trattate in una maniera che offende la loro dignità personale (cf. n. 10). Fra gli altri diritti, tutte le persone hanno il diritto al lavoro, all’abitazione, ecc. Nondimeno questi diritti non sono assoluti. Essi possono essere legittimamente limitati a motivo di un comportamento esterno obiettivamente disordinato. Ciò è talvolta non solo lecito ma obbligatorio, e inoltre si imporrà non solo nel caso di comportamento colpevole ma anche nel caso di azioni di persone fisicamente o mentalmente malate. Così è accettato che lo stato possa restringere l’esercizio di diritti, per esempio, nel caso di persone contagiose o mentalmente malate, allo scopo di proteggere il bene comune.

13. Includere la “tendenza omosessuale” fra le considerazioni sulla base delle quali è illegale discriminare può facilmente portare a ritenere l’omosessualità quale fonte positiva di diritti umani, ad esempio, in riferimento alla cosiddetta “affirmative action” o trattamento preferenziale nelle pratiche di assunzione. Ciò è tanto più deleterio dal momento che non vi è un diritto all’omosessualità (cf. n. 10) che pertanto non dovrebbe costituire la base per rivendicazioni giudiziali. Il passaggio dal riconoscimento dell’omosessualità come fattore in base al quale è illegale discriminare può portare facilmente, se non automaticamente, alla protezione legislativa e alla promozione dell’omosessualità. L’omosessualità di una persona sarebbe invocata in opposizione a una asserita discriminazione e così l’esercizio dei diritti sarebbe difeso precisamente attraverso l’affermazione della condizione omosessuale invece che nei termini di una violazione di diritti umani fondamentali.

14. La “tendenza sessuale” di una persona non è paragonabile alla razza, al sesso, all’età, ecc. anche per un’altra ragione che merita attenzione, oltre quella sopramenzionata. La tendenza sessuale di un individuo non è in genere nota ad altri a meno che egli identifichi pubblicamente se stesso come avente questa tendenza o almeno qualche comportamento esterno lo manifesti. Di regola, la maggioranza delle persone a tendenza omosessuale che cercano di condurre una vita casta non rende pubblica la sua tendenza sessuale. Di conseguenza il problema della discriminazione in termini di impiego, alloggio, ecc. normalmente non si pone.

Le persone omosessuali che dichiarano la loro omosessualità sono in genere proprio quelle che ritengono il comportamento o lo stile di vita omosessuale essere “indifferente o addirittura buono” (cf. n. 3), e quindi degno di approvazione pubblica. È all’interno di questo gruppo di persone che si possono trovare più facilmente coloro che cercano di “manipolare la chiesa conquistandosi il sostegno, spesso in buona fede, dei suoi pastori, nello sforzo volto a cambiare le norme della legislazione civile” (cf. n. 9), coloro che usano la tattica di affermare con toni di protesta che “qualsiasi critica o riserva nei confronti delle persone omosessuali… è semplicemente una forma di ingiusta discriminazione” (cf. n. 9).

Inoltre, vi è il pericolo che una legislazione che faccia dell’omosessualità una base per avere dei diritti possa di fatto incoraggiare una persona con tendenza omosessuale a dichiarare la sua omosessualità o addirittura a cercare un partner allo scopo di sfruttare le disposizioni della legge.

15. Dal momento che nella valutazione di una proposta di legislazione la massima cura dovrebbe essere data alla responsabilità di difendere e di promuovere la vita della famiglia, grande attenzione dovrebbe essere prestata ai singoli provvedimenti degli interventi proposti. Come influenzeranno l’adozione o l’affido? Costituiranno una difesa degli atti omosessuali, pubblici o privati? Conferiranno uno stato equivalente a quelli di una famiglia a unioni omosessuali, per esempio, a riguardo dell’edilizia pubblica o dando al partner omosessuale vantaggi contrattuali che potrebbero includere elementi come partecipazione della “famiglia” nelle indennità di salute prestate a chi lavora.

16. Infine, laddove una questione di bene comune è in gioco, non è opportuno che le autorità ecclesiali sostengano o rimangano neutrali davanti a una legislazione negativa anche se concede delle eccezioni alle organizzazioni e alle istituzioni della chiesa. La chiesa ha la responsabilità di promuovere la vita della famiglia e la moralità pubblica dell’intera società civile sulla base dei valori morali fondamentali, e non solo di proteggere se stessa dalle conseguenze di leggi perniciose.

OMOSESSUALI E CHIESAultima modifica: 2007-12-27T16:50:00+01:00da gayproject
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14 pensieri su “OMOSESSUALI E CHIESA

  1. Essere cattolici, esserlo al 100%, accettare questo documento, è OGGETTIVAMENTE una condizione disordinata…chi ha scritto ste cose dovrebbe farsi curare…

    Non ha senso quello che sta scritto…una cosa oggettiva si dovrebbe basare su prove certe, non ci vuole una laurea per intuirlo…se uno prende posizioni pubbliche su qualcosa ci si aspetta almeno che sia informato su quello di cui sta parlando…

    “Vi sono ambiti nei quali non è ingiusta discriminazione tener conto della tendenza sessuale: per esempio nella collocazione di bambini per adozione o affido, nell’assunzione di insegnanti o allenatori di atletica, e nel servizio militare.

    Anti-cristiano, razzista, diabolico, preoccupante, disgustoso…

  2. Ma scusa, non capisco…
    Io dovrei adorare il mio Dio, un dio che ci ama perchè ci ha fatto lui così… Un dio che vuole che noi viviamo nel bene, rispettando e amando il prossimo…
    Ma io non ho assolutamente bisogno di avere un contatto con Dio nei modi che mi dice la Chiesa!!! Io il mio dialogo con l’eterno posso averlo nel mio animo giorno per giorno, nel pensiero e so, anche se non sempre si avvera quello che chiedo, che Lui mi ascolta.
    Io so cosa vuole Dio e non è certo una istituzione millenaria che ha fatto più vittime innocenti dell’olocausto a dovermi dire come vivere…
    A volte penso seriamente che tutta questa discriminazione sia proprio causa della chiesa!
    Io sono a posto con la mia coscienza: sono credente, sono un cittadino onesto, amo come e anzi più degli altri…
    Io non capisco questa ottusità della Chiesa… A volte fa persino paura…

  3. Certe cose non trovano nessuna possibile giustificazione. È di una cattiveria allucinante, vorrei sentire l’opinione di Cristo a riguardo.

  4. trovo il tono del post apocalittico. come se fossimo costretti a scegliere tra essere cristiani (o forse in questo caso cattolici) e omosessuali. (e oltre tutto è anche un tono antipatico).

    si fa tra l’altro una incredibile confusione tra documenti figli di situazioni storiche e persone fisiche diverse, spesso perfino in contraddizione tra loro.

    che praticare l’omosessualità sia oggettivamente per la chiesa un peccato, è noto, così come (si dovrà ricordare) la chiesa giudica peccaminoso avere rapporti sessuali, anche all’interno del matrimonio, non determinati alla procreazione.

    ne segue che quasi il 100% degli esseri umani dovrebbe essere allontanato dalla chiesa, ciò che non succede, naturalmente – proprio perché la chiesa è fatta soprattutto di persone che lungi dall’essere ipocrite vivono NEL mondo. Esse capiscono bene che c’è differenza tra l’essere perfetti e l’essere umani, come si rendono conto del fatto che c’è differenza anche tra la legge immutabile di Cristo e le leggi mutabilissime (perché umane) della chiesa.

    Sant’Agostino diceva: “Ama e non peccare”. Direi che aveva ragione.

  5. Io ormai non me ne faccio un problema, la chiesa l’ho abbandonata due anni fa e non ha che un po di mattoni a rappresentarla quando ci passo davanti. Il mio però è stato un boicottaggio un po troppo radicale in quanto ho eliminato la chiesa e le persone che la frequentano. Diciamo che sono un po acido se mi si prende da certi punti di vista, orgogliosamente acido.

    NB per me eliminare non vuol dire certo dimenticare, ma trattare incessantemente in determinati modi chi se lo emrita eheh

  6. io come ho gia spiegato altre volte vado in chiesa, ci vado, anche se è sempre piu difficile essere “aderente” a ciò che dice…, forse l’ho già detto.. ma non cerco di giustificare o coprire i miei comportamenti omosex andandoci. è una questione di profonda spiritualità che io ho e che sento di dover esprimere a quel modo. al pari di esprimere la mia persona: solo che l’espressione di me trova ostacolo in essa quando desidero fare la comunione e quindi passare atraverso il sacramento della confessione.
    quindi il problema sta proprio qui.. come posso essere sincero col sacerdote (perchè se no.. che mi confesso a fare..) e pentirmi di ciò che sono? cioè.. io mi posso pentire di essere me stesso? se nego una parte di me è come se mi suicidassi!! io la vedo così.. il peccato non può essere esistenziale! basta e avanza quello originale (ma anche lì.. è per tradizione plurimillenaria..)
    allora vorrei essere chiaro.. non ho la minima voglia ne intenzione di dire “la chiesa dovrebbe riconoscere la nostra posizione” oppure “la chiesa dovrebbe permettere a noi di sposarci” non lo farà mai. Nè vorrei piegare il santo padre in persona a benedire l’amore tra due uomini o due donne: giammai! non sarà così.. vorrei solo che lo sguardo di quel Cristo che è nato, che ha portato la luce nel mondo, si posi sui nostri volti e ci dia la pace. dopo, la tenerezza, la dolcezza di due ragazzi abbracciati che si vogliono bene e vogliono l’uno il bene dell’altro troveranno il posto (ne sono certo) nel suo Amore.

  7. non va bene riconoscere diritti agli omosessuali (che nello stato sono prima di tutto cittadini come gli altri) ma va bene tutta la legislazione di favore per la chiesa (che non è cittadina, anzi è “indipendente e sovrana”)… e tutto questo parlare di “comportamenti OGGETTIVAMENTE disordinati” cosa mi significa? “oggettivamente” cosa?? e dove sono i problemi di un omosessuale che insegni in una scuola o in una palestra? e degli omosessuali indigenti non hanno diritto ad avere una casa come tutti gli altri? schiacciare anche quei tanti parroci che qualcosa di buono lo fanno è veramente il passo che va “oltre” la possibilità di comprensione. ma forse fra 500 anni, come è accaduto per galileo, riceveremo anche noi delle scuse…

  8. Caro Davide…
    Io ho provato in tutti i modi a giustificare la chiesa negli anni passati ma nonostante abbia mantenuto un buon rapporto con quei sacerdoti con cui ho parlato sono giunto alla conclusione che io credo in Dio, non nella chiesa.
    Le opinioni della chiesa sono opinioni di PERSONE che ne sanno molto meno di noi sull’omosessualità…tieni presente questo…
    La chiesa è pericolosa Davide…ti abitua a vivere con un costante senso di colpa addosso e quanto prima ti renderai conto che seguire la sua morale è oggettivamente impossibile (vedi masturbazione tra le tante cose), quanto prima smetterai di essere umiliato.

  9. grazie v87 per il tuo commento… mi trovo davvero concorde con te.. ho appena iniziato io ad affacciarmi al “mondo” e a guardarmi allo specchio senza sensi di colpa.. pensa che nn è neanche un anno.. per quanto riguarda il senso di colpa… beh. l’ho provato tante e tante volte… e la “colpa” me ne sto rendendo conto sempre piu non sono io, ne il mio essere, che non è in contraddizione ne con se stesso ne con Dio. ho aperto gli occhi.. ora piano piano.. spiccherò il volo..
    il merito è anche di voi.. che mi supportate.. grazie… 🙂

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