COMMENTO DI PAOLO SUL COMING OUT

Ricevo e pubblico con un breve commento una e-mail di Paolo, che ringrazio sentitamente.

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Ciao project! ti faccio ancora gli auguri per il natale e ti mando un commento che non sono riuscito a pubblicare nell’ultimo intervento che hai pubblicato, quello sul coming out. ciao! 

Il peggio per me è sentire la necessità di un coming out con la mia famiglia, desiderio che però si scontra con la quasi certezza che non porterà a nulla di buono. Parlando fra di noi (noi tutti intendo) ho capito quanto di male vi sia nell’essere gay: voi lo avete capito? io sì: NULLA.

Oggi che è natale come in tutte le famiglie e quindi anche nella mia, si è ripetuto il rito del pranzo con i parenti; risa, discorsi leggeri, piatti pesanti e il calore di tutte le persone che mi hanno visto crescere. Ecco, a questo non voglio rinunciare, è un qualcosa che mi appartiene a prescindere dall’essere omosessuale. Io ovviamente un coming out in famiglia non l’ho ancora fatto e quindi in essa non incontro alcuna difficoltà di sorta. So però che qualcosa cambierebbe per certo dopo quel momento. Sarà per paura di dover far fronte a qualcosa che non conosco o per continuare a vivacchiare in un ambiente favorevole, non lo so. L’unica cosa di cui sono fermamente certo è che se dovesse mutare qualcosa non potrei reggere il cambiamento e probabilmente sarei costretto da me stesso a cambiare completamente aria. Quello che è successo ad alcuni ragazzi e che è riportato qui sopra mi fa ben sperare mentre altre cose mi suscitano un estremo sconforto. E qui mi ricollego anche al post precedente rivolgendomi a project: non pensavo che la nostra discussione ti avesse tanto scosso, ti assicuro che non era mia intenzione. Ma se è servito a far sì che tu riuscissi a fare un passo in avanti che ti ha fatto stare meglio, allora so che ho fatto bene. Ed anche quello che mi hai scritto tu quella volta, raccontandomi di com’è la realtà per un gay di oggi in Italia, del cambiamento di atteggiamento che ognuno è portato a subire con il passare degli anni, della pericolosità di un coming out indiscriminato sia esso pubblico o familiare, tutte queste cose non le ho recepite come un tentativo di smontare pezzo per pezzo l’ottimismo e la speranza che hai percepito in me, anzi! Sono state come un’ancora in grado di mantenere un minimo di contatto con la realtà; un’ancora che, quando forse queste speranze verranno disattese, mi riporterà alla realtà evitandomi di cadere per sempre nel vuoto. Ti dissi anche che nonostante la mia brevissima esperienza di vita ormai penso di avere un buon bagaglio di disillusione e di realistico cinismo, che però non mi precludono la possibilità di sognare un avvenire diverso da quello che mi hai raccontato e che è e resta vero. Sembrano inconciliabili cinismo e speranza, forse solo nella mente di un pazzo possono coesistere… e allora sai che ti dico? Sono pazzo!

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Grazie Paolo,

ho appena ricevuto la tua mail. Stavo scrivendo un post su un reportage giornalistico molto documentato concernente le “terapie riparative della omosessualità” ossia le terapie che i gruppi cattolici consigliano per risolvere il problema della omosessualità. Non lo nascondo, provavo un senso di violenta indignazione morale. Poi ho ricevuto la tua e-mail e ti giuro ho avuto proprio la sensazione di cambiare aria, di uscire da una dimensione profondamente immorale per passare in una dimensione di verità e di serietà che certa gente non è nemmeno in grado di concepire. Intanto direi non solo che nell’essere gay non c’è nulla di male ma che essere se stessi è il primo dovere morale. Tu non trovi niente di immorale dell’essere gay perché sei una persona pulita, perché vedi l’amore gay per quello che è, senza pregiudizi e, come tu dici, chi conosce i ragazzi che commentano questo blog non potrà mai pensare che nell’essere gay ci sia qualcosa di male. La vera moralità è questa, non quell’altra! E chi ci legge, se non ha il paraocchi lo capisce benissimo. La preoccupazione per un coming out con i tuoi genitori, così come la descrivi qui è in effetti una preoccupazione serissima, perché, come dici tu, se dovesse mutare qualcosa non potresti reggere il cambiamento e probabilmente saresti costretto a cambiare completamente aria. E’ esattamente quello che ho visto realizzarsi in diverse situazioni, apparentemente molto diverse. Non un cambiamento drastico e repentino, ma una lenta deriva di piccoli segnali sgradevoli. Di fronte ad una cosa del genere cambiare completamente aria diventa una necessità di sopravvivenza, perché l’affetto dei genitori di fatto non c’è più! Posso solo dire che ti ammiro per la tua onestà. Quanto a quello che scrivi indirizzandoti direttamente a me, lo devo dire, mi sento onorato da questo tuo commento che mi ribadisce, se mai ce ne fosse bisogno, chi è Paolo. Effettivamente ho fatto un passo avanti e la prima spinta mi è venuta proprio dalla tua tendenza a reagire al mio desolato elenco di difficoltà e di problemi, mescolando il cinismo con una nota forte di speranza. La questione del coming out è assolutamente fondamentale, e tu lo sai bene. Grazie Paolo per un contributo così vero e così sentito alla nostra discussione. Concludo dicendoti che, quando avrai tempo disponibile, non sottraendo assolutamente tempo a cose più importanti, sarei molto contento di capire, in concreto, come pensi di affrontare la situazione. Grazie. Un abbraccio e ancora BUON NATALE!!!

COMMENTO DI PAOLO SUL COMING OUTultima modifica: 2007-12-25T19:50:00+01:00da gayproject
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10 pensieri su “COMMENTO DI PAOLO SUL COMING OUT

  1. Se sei insieme cinico e speranzoso non sei pazzo, vuol solo dire che vedi del buono al mondo. Se sei ottimista (senza esagerare), se scegli la via migliore in modo ragionevole, la fiducia è ben riposta e tutto è tutto diventa più facile. Secondo me essere positivo, con cautela, ti fa onore. Penso che i genitori di un gay abbiano bisogno di aiuto quanto il ragazzo stesso per reggere il colpo, molte volte anche di più. Credo che non basti pretendere di essere accettati, bisogna sforzarsi di capire ed aiutare chi ci deve accettare. Siamo tutti solo poveri umani.

  2. concordo con Aster. è difficile per noi dirlo, tanto quanto è difficile per loro sentirlo. comunque, trovarsi in queste riunioni familiari, con il calore delle persone care, è molto bello, piace anche a me. ma alla fine mi sono fermato e mi sono guardato da fuori e mi sono chiesto. ma cosa amano di me queste persone? cioè, se sapessero che sono gay mi amerebbero lo stesso? domanda senza risposta, tranne che facendo coming out. alla fine mi sentivo ipocrita, mi sentivo un bugiardo a non dirlo, quindi l’ho detto. reazione alcuni neutra, altri negativa. nessuno ha fatto i salti di gioia all’inizio, eppure dopo 4 anni è stato il solito natale di sempre, con risate, gioia e divertimento. alla fine essere gay è un problema piu per noi che per loro.

  3. No non credo…
    non è più x noi il problema perchè se anche pensi soltanto che dovresti dirlo vuol dire che l’hai accettato in prima persona

  4. Si effetivamente Paolo capisco la tua paura, così è stato per me è così lo è tutt’ora. Io il coming out l’ho fatto, è stato diciamo un momento di matto che mi era preso, e l’ho detto, ormai mi pesava troppo, poi la voce è girata in famiglia e sono venuti a saperlo tutti. Che ci vuoi fare, all’inizio tutti saranno sorpresi, questo è sicuro, poi il resto dipende dalla tua famiglia, inaspettatamento i miei lo hanno quasi quasi accettato, pensavo peggio conoscendo quando è bacchettona mia madre 😀 una brava donna tutta casa e chiesa…
    Quello che volevo dirti è che se fossi in te non me ne farei un grosso problema, siamo i primi a dover ritenere la nostra omosessualità una cosa normale, dato che siamo così, e di certo non si cambia, e chi lo vorrebbe poi… Quindi forza e coraggio e stai sereno, se ti senti sereno dillo, se senti che per te è importante fallo, ovviamente far sapere ai tuoi che sei gay ti darà dei vantaggi come può essere anche qualche svantaggio ma tutto si supera, sempre…
    Poi sento parlare di cinismo, più che cinismo io lo chiamerei vivere per i cavoli nostri, che ci puoi fare, tutti i genitori sognano un figlio con una famiglia “normale”, bisogna che se la mettano via :asd: e sicuramente lo faranno dato che non si può che amarlo un figlio…
    Comunque buon natale Paolo! ti auguro di passare delle vacanze serene, anche se non ti conosco ma è un consiglio spassionato, vedo tutti che ormai si distruggono pensando tutto il giorno chissà cosa, sprecando tempo ed energie in pensieri inutili… la vita se è presa con serenità è una figata 😀

  5. Il fatto che a te il comingout sia andato bene non giustifica il consigliarlo a cuor leggero come se niente fosse.
    Se hai letto gli ultimi post ti renderai conto che x un sacco di gente può essere una mossa sbagliata e in qualche caso perfino drammatica perciò va comunque ponderata con attenzione.
    Ognuno poi conosce la propria situazione familiare/sociale e deve fare le proprie (personali) considerazioni,resta il fatto che

    1)bisogna chiedersi perchè lo si vuol davvero fare

    2)considerare tutti i rischi ai quali si va incontro

    Resta una cosa comunque parecchio soggettiva e che nessuno può giudicare.
    E no,non “sono pensieri inutili” perchè come “chi non risica non rosica” allo stesso tempo “certi sbagli si pagano”.
    E pesantemente.

  6. Distillato scusami ma non so se il tuo commento è riferito al mio, ma lo prenderò così.
    Non volevo assolutamente dire a Paolo a cuor leggero di fare il coming out, mi dispiace d’essermi spiegato male.
    Quello che intendevo io era che se si sente sereno di farlo che lo faccia ne vale la pena se la situazione lo permette. Ovvio che se suo padre è un pazzo omofobo e sua madre una specie di mormona non so quanto gli convenga….
    Guarda mio fratello, disprezzava i gay prima che sapesse di me. Mia madre li accettava ma Dio ci scampi ad avere un figlio così! Per mio padre sono malati… dopo che l’ho detto con il tempo hanno anche quasi cambiato idea.
    Ovvio che ogni caso è diverso! … e solo Paolo può sapere com’è la sua situazione familiare, non per dire, ma per dirlo quel giorno non l’ho fatto a cuor leggero, è stato un cambiamento nella mia vita, forse costa più a noi che alla nostra famiglia, perchè vuol dire renderli partecipi dei nostri sentimenti, cosa non sempre facile, per me poi è dura! Spero che per Paolo sia tutto più semplice. E poi mica è obbligato a dirlo, io ho preferito per comodità, perchè odio fingere e mentire, cioè mi sentivo così, ma questo è un altro discorso…

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