GAY E FEDE

Ciao Davide, leggendo il tuo commento confesso di essermi sentito un po’ smarrito, come di fronte a una realtà complessa che non conosco se non dal di fuori o almeno della quale non riesco ad identificare la reale portata. In questi blog ho sempre rigorosamente evitato toni polemici e cercherò di farlo anche questa volta, perché il mio discorso non è contro nessuno ma solo per l’affermazione della verità. Io cerco di riportare esperienze reali, di privilegiare un approccio biografico basato su documenti reali e di evitare i discorsi ideologici, tuttavia mi rendo conto che alcuni atteggiamenti di grandi istituzioni finiscono per creare forme di sofferenza profonda. Qualche giorno fa, parlando in chat con un ragazzo di 24 anni, è venuto fuori il problema del Natale. Questo ragazzo vorrebbe partecipare alla Messa di Natale in modo pieno, accostandosi anche ai sacramenti, ma sa che l’essere gay senza reprimere la propria natura non è compatibile con quanto la Chiesa prescrive. Non mi permetto di giudicare le motivazioni che la Chiesa adduce ma ne vedo le conseguenze e le conseguenze sono nefaste. Tanti ragazzi gay che si sentono profondamente cristiani sono lacerati tra il loro essere gay e il loro voler essere cristiani, vivono dentro di sé due realtà che sono indotti a ritenere inconciliabili e pur tuttavia non si sentono in colpa del fatto di essere gay e di voler vivere seriamente quello che sono senza considerasi obbligati alla totale repressione della propria vita affettiva. Dal mio personale punto di vista ho sempre considerato l’essere gay e il vivere la propria sessualità in modo autentico come un esercizio di alta moralità, moralità che è sinonimo di autenticità e non di finzione. La sessualità, quella di chiunque, si badi bene, è immorale quando è predatoria, quando è violenta, quando è basata sull’inganno e sulla strumentalizzazione dell’altro, al di fuori di queste ipotesi non riesco a concepire alcuna possibile immoralità nella sessualità, sia essa etero o gay. Mi rendo conto che questo mio personale punto di vista non è conciliabile con quanto la Chiesa professa e di questo resto talvolta sorpreso perché la mia visione delle cose deriva da un profondo esame di coscienza, dopo il quale, in tutta onestà, non riesco proprio a vedere nulla di sbagliato nell’essere gay e nel vivere la propria sessualità in modo serio. Per quanto mi riguarda non riuscirei in ogni caso ad abdicare alla mia coscienza e a cambiare opinione e non per mancare di rispetto a chi non la pensa come me ma perché non riuscirei in nessun caso ad agire contro coscienza. Molti anni fa ho vissuto il contrasto tra il mio essere gay e la religione in modo lacerante come un vero e proprio dramma che mi ha procurato angoscia per anni. Ho impiegato moltissimo tempo ad accettare pienamente il mio essere gay perché la mia coscienza è stata molto condizionata dall’autorevolezza di quanti valutavano le cose sulla base di principi sostanzialmente diversi. Certo non spetta a me dire quale debba essere la dottrina della Chiesa né tanto meno giudicarla, compito che, al di là di ogni istanza metafisica, spetta alla storia. Io vedo, dal lato dei gay che vogliono continuare a credere, una diffusa sofferenza. Alcuni ragazzi che conosco hanno cercato, a costi psicologici altissimi, di reprimere la loro omosessualità e di non viverla. I risultati di tentativi del genere sono stati frustrazione e disistima. La scelta della incompatibilità radicale tra religione e omosessualità appare così sostanzialmente inumana che qualcuno ha cercato di umanizzarla attraverso il concetto della omosessualità reversibile e della rieducazione affettiva, il che significa in sostanza  riconoscere l’omosessualità come una condizione comunque patologica ma reversibile. In questo modo il gay, opportunamente recuperato alla vita etero, sarebbe altresì recuperato alla moralità delle religione, che quindi non apparirebbe più proporre aut aut inaccettabili, il gay non sarebbe chiamato alla totale castità, se vuole essere cristiano, potrebbe ben vivere la sua “vera” sessualità etero canalizzata nel matrimonio. Se la scelte di considerare incompatibile l’omosessualità con la religione crea grave sofferenza, il tentativo di risolvere il problema attraverso l’idea della reversibilità della omosessualità è inqualificabile. Caro Davide, io non mi sento di darti consigli, ti direi solo di interrogare a tua coscienza che è la sola fonte della tua moralità. Se ti sembrerà di essere uno che ha deliberatamente scelto la strada del male, beh, allora non posso che rispettare la tua valutazione, ma se ti sembrerà, in tutta onesta, davanti alla tua coscienza che, lo ripeto, è l’unico metro di moralità, che nel tuo essere gay non ci sia nulla di sbagliato o di perfido o di moralmente reprensibile, non avere dubbi nella piena accettazione di te stesso. Schiacciare la propria anima a la propria coscienza è una cosa moralmente inaccettabile. Se ti sentirai comunque ingiustamente escluso da una Chiesa che pure, nonostante tutto, ami, augurati almeno che quelli che ti escludono agiscano così perché non sanno quello che fanno e comunque vai per la tua strada.

GAY E FEDEultima modifica: 2007-12-02T22:00:00+01:00da gayproject
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3 pensieri su “GAY E FEDE

  1. ciao.. grazie del post.. chiedo scusa se mi sono lasciato un prendere la mano.. ma ci sono certe cose che mi mandano in bestia.. e il problema è che purtroppo tengo tutto dentro perchè nessuno e dico nessuno sa di me.
    io come ho già detto ieri, ho 25 anni, sto finendo l’università, tutto bene con amici e familiari. solo un unico neo. sono gay.
    ed è da un annetto che ne sono davvero consapevole e mi sono accettato. mi voglio bene. so davvero chi sono. e non mi sento io nell’errore. premessa che ci doveva stare, ma per dirti caro progetto gay, un po’ chi sono. tutto bene, certo, ma la mia sessualità che ho forse da poco accettato non è però vissuta… o meglio non ho ancora fatto la scelta di viverla appieno. non conosco nessun ragazzo o ragazza come me, vivo in un paesino piccolo di provincia dove tutti sanno tutto di tutti. spesso mi sento solo. i pochi amici che ho li ho tra quelli che frequentano la chiesa. io ci vado certo in chiesa. non faccio la comunione. certo, perchè so che sono incompatibile, ma con mio estremo rammarico. nonostante tutto non mi sento in errore. so che non sto sbagliando a voler aprire le ali e volare. certo con i miei tempi.
    ma caro progetto gay io mi arrabbio quando sento dire che dovremmo essere cambiati o meglio ancora aggiustati come si fa con un motore… io non mi sento sbagliato. forse fuori posto… ecco quello si.. perchè solo, le mie paure e le mie ansie di non essere all’altezza per un altro ragazzo, per non riuscire a trovarlo per costruire qualcosa di duraturo, da solo tutto questo si ingigantisce e sembra uno scoglio enorme da oltrepassare.
    cio che dice la gente, cio che a volte dicono gli altri, i miei amici o anche i miei genitori, come i giudizi, i commenti e le risatine che possono fare quando si parla di ragazzi e ragazze omosessuali, fanno male.
    ma ho una scorza dura e da anni abituata a superare tutto questo, anche se con percorsi non sempre facili.
    non ho io la pretesa di vivere e conciliare il mio modo di vivere di pensare e di agire e di essere con la chiesa e i suoi dogmi. nessun sincretismo religioso. nessuna pretesa di piegare la chiesa ai miei bisogni. so che forse la mia scelta di vivere la mia vita e la mia fede un giorno mi chiederà il conto. e ci sarà da fare una scelta. ho il forte desiderio di innamorarmi di un ragazzo. di costruire con lui un futuro. di vivere questo futuro insieme, con quei valori che tu chiami gay.. ma che sono umanissimi!! eccco.. allora io sarò chiamato a fare quella scelta. ma so, ne sono certo, lo sento: la scelta di continuare a vivere il futuro insieme a chi amo, sarà la scelta giuusta…
    a presto.

  2. Devo rispondere a questo post perchè coinvolto in prima persona e devo prendere le difese di ambo le parti..
    Insomma: il diavolo e l’acquasanta…
    Vi spiego il motivo…
    Vivendo la medesima situazione di questo ragazzo, pochissimi giorni fa mi sono deciso ad affrontare una delle mie paure (la mia seconda paura, molto grande, è la paura di aver contratto l’hiv solo con un rapporto orale, non ho avuto mai altre esperienza come davide e sono rimasto traumatizzato, piu che realizzato, dalla prima, per fisse ipocondriache personali, ma questa è un’altra storia)..
    Come ho affrontto questa paura?
    Andando a confessarmi, rischiando un’eventuale scomunica….
    Sono andato molto timoroso, perchè in effetti lo sono, essendo credente, ma ho trovato con stupore inaudito un’accoglienza che non mi aspettavo..dico davvero….
    Sono stato capito più di quanto avrei creduto… e alle volte può succedere quando i sacerdoti sanno davvero cosa vuol dire la sofferenza altrui, quando non ti puntano il dito contro ma cercano di immedesimarsi nelle situazioni…
    Tutti siamo figli di Dio e può capitare di peccare… O si può amare diversamente….
    Magari mi è stato anche detto o suggerito di provare, se me la sento, un consulto psicologico, per vedere se la mia inclinazione è radicata profondamente o meno, ma a questa stronzata sorvolo e passo avanti..
    Comunque in Chiesa c’è chi riesce a stare più vicino ai fedeli, anche se diversi..
    tutto nasce dal modo con cui si vive la propria sessualità, il libertinaggio da markette è ovviamente condannabile a prescindere dal proprio credo…

  3. Cari amici, è da qualche tempo che leggo con estremo interesse, piacere e un senso di liberazione interiore i bellissimi blog di questo progetto per cui ogni aggettivo positivo sembrerebbe sprecato o inadeguato. Sono anch’io un ragazzo di 25 anni, spero di non urtare nessuno scrivendo bisessuale, attualmente parecchio incasinato perchè pur avendo tutti i segnali della cosa fin da una certa età, l’ho accettata solo da pochi mesi, nel bel mezzo di una relazione con una ragazza meravigliosa. Ma questa è un’altra storia che magari avrò piacere di raccontare un’altra volta, anche per chiedere un po’ il vostro aiuto. Intervengo perchè in questo periodo della mia vita, in particolare, mi trovo a dovermi scontrare con i problemi che sembrano voler contrapporre a tutti i costi la società moderna con i suoi problemi e la religione. Premetto che da piccolo ero un fervido credente, seppur con una religiosità un po’ personale, e da ormai parecchi anni non credo più e mi sento di essere in polemica con le religioni sotto molti punti di vista. Non voglio però polemizzare qui, non sarebbe utile, ma volevo dire qualche cosa a quelli che si trovano a vivere un conflitto interiore lacerante come essere gay e nello stesso tempo vivere una fede che non accetta questa condizione come contro natura, peccaminosa e come causa di esclusione dalla comunità. Davide dice: “nessun sincretismo religioso”. Ha ragione, credo. Una religione propone il suo codice etico/morale (e già questo darebbe da solo da pensare…), spesso propone i suoi dogmi, e l’operazione di piegare queste cose alle proprie esigenze non risolve le contraddizioni di fondo. Le rimuove, aiuta a sentirle di meno, ma non le risolve davvero. Ricordo come da piccolo abbia letto i Vangeli parecchie volte. E ricordo lo stupore che provavo ogni volta per certi messaggi che vi erano contenuti. Ricordo con la stessa forza anche la rabbia che provavo poi, nella vita di comunità, nel vedere (o nel credere di vedere) questi messaggi snaturati, rigirati e raggirati in ogni modo fino al punto da proporne altri completamente diversi se non opposti. Per carità, so che non sto dicendo nulla di nuovo, nè vorrei passare da integralista in qualche modo… Ma su questo problema, quando ci penso, soffro anche io da parte vostra e mi imbufalisco letteralmente. Leggete cosa c’è scritto nei testi: non credo che ci sia per voi nessuna condanna, non c’è, nella realtà delle cose, nessuna contraddizione nel portare avanti la vostra fede ed essere gay. Riporto qui un’altra frase famosa, ma non fa mai male ripererla. “Ama e fa ciò che vuoi” diceva Sant’Agostino. Certo, non è una frase che si possa stiracchiare tanto da farci rientrare qualunque cosa. Ma se uno pensa bene a questa frase, sa bene col cuore quando la sta rispettando e quando no. I dubbi sulla “liceità” del vostro agire potranno rimanervi, perchè sovrastrutture, pressioni e i pregiudizi diventati dogma sono difficili per una persona sola da spazzar via con un semplice gesto della mano. Insisto, io non credo, ma voi pensate che agli occhi di dio voi possiate essere meno degni solo per il fatto di amare un uomo? Io non credo che lo scopo di certi insegnamenti fossero diretti a creare gabbie di paura e di sofferenza come quelli che di sicuro in qualche momento (se non spesso) sperimentate e che altri hanno creato col tempo per le ragioni più diverse. Pensateci un po’ su e… coraggio. Spero di essere stato, almeno un po’, utile.
    A presto

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