ANDY ROMANZO GAY 5/3

Il pomeriggio avanzava inesorabile e Andy cominciava a dare segni di nervosismo, a casa Marco provò a proporre di studiare ma Andy non ne voleva sentire parlare, se ne andarono in salotto, ma Andy passeggiava nervosamente avanti e dietro come se stesse in preda di tutt’altri pensieri, Marco cercava di aprire un contatto ma non ci riusciva, la via seria avrebbe irritato Andy, prenderla sullo scherzo proprio non era aria, fu lo steso Andy che cercò di risolvere la situazione.

– Insomma tu vuoi sapere perché io mi ostino a volere andare dai miei comunque! Sì, lo so, si vede benissimo… allora… be’, non so come dirtelo… in sostanza io non voglio perdere i vantaggi economici di stare a casa mia… aspetta, non mi giudicare male, voglio dire che non li voglio perdere per noi, non per me… aspetta ancora un momento, lo so benissimo che sono discorsi a molto lungo periodo ma queste cose perché le dobbiamo buttare via? Aspetta, se io mantengo un certo rapporto con i miei forse posso mantenere anche una indipendenza economica, basta tenere un minimo di rapporto di facciata, i miei i quattrini li buttano, ne possono buttare un po’ anche per me, anche per noi… insomma, Marco, se taglio i ponti del tutto mi tagliano i viveri e viviamo peggio tutti e due, a loro basta che io salvi la faccia e che non mi faccia più vedere, se quando vado a casa loro mi comporto da bravo ragazzo loro alla fine sganciano e poi se non torno più a casa è meglio anche per loro, il fatto è che io mio padre l’ho sputtanato parecchie volte e adesso questo discorso non credo che lo accetterà, ma se lo accettasse noi avremmo risolto tanti problemi… aspetta, Marco, non mi guardare così, fammi parlare.

Marco fece con le mani un cenno di tregua e accennò che Andy poteva andare avanti, si sentiva perplesso per i discorsi di Andy, non gli sembravano coerenti, gli pareva che Andy volesse tenere un piede in due scarpe e questo a Marco dava fastidio, ma lasciò comunque che Andy proseguisse il suo ragionamento.

– Cucciolo, io lo so benissimo quello che pensi, tu pensi che io mi sto comportando da miserabile, forse è vero, ma perché dovremmo rinunciare a quello che ci spetta? Aspetta, non mi interrompere, voglio dire che a me andare da mio padre costa moltissimo ma che ci vado per noi, lo capisci? A me non importerebbe niente né dei soldi né di tutto il resto ma adesso siamo due e dobbiamo cercare di difenderci, potrebbe essere più facile costruire il nostro futuro, io non voglio chissacché voglio solo quello che mi spetta, al mondo non ci sono venuto da solo, mi ci hanno messo e adesso devono pagare il conto.

– Ma scusa, ma tu perché pensi che non lo farebbero comunque? Dopotutto sei il figlio, gay quanto ti pare, ma sei comunque il figlio…

– La cosa è più complicata di quello che pensi tu e comunque io con mio padre sto ai ferri corti da tantissimo tempo e gliene ho fatte di tutti i colori, loro hanno provato a mettermi i piedi in testa ma io tante volte ho reagito male e a mio padre gliene ho fatte di pesantissime e adesso lui non mi può vedere.

– Ma come fai a dire una cosa del genere?

– Lo so, me ne sono reso conto dalla violenza che usava nel trattare con me, pure io in fondo sono stato stupido, potevo benissimo fare il mio comodo e salvare la faccia…. Marco, io lo so benissimo che non è il tuo stile, ma a casa mia funziona così e io non l’ho capito e ho cercato di fare a modo mio, se mi fossi fatto una vita mia senza rompere troppo le scatole adesso avrei quattrini in tasca e massima libertà di azione ma io ho voluto mettere i puntini sulle i…

– Ma adesso tornando a casa che cosa cerchi di fare?

– Di riprendere un rapporto formale… se lo vuoi sapere brutalmente di avere un conto in banca pagato dai miei, un conto piccolo, ma da poterci campare, non per me, per noi.

– Ma tu adesso quattrini ne hai?

– Prima avevo un conto in banca pagato da loro ma da quando sono venuto qui ho lasciato lì tutti i documenti, compresa la carta del conto, io credo che mio padre me l’abbia chiusa, quando me ne sono andato era nero… lui ragiona così e adesso sono al verde, non mi giudicare male, Marco, ma è il movente vero di tutta questa manovra.

– Andy, dove stanno i quattrini lo sai e puoi prenderti tutto quello che vuoi, anzi, non me lo devi nemmeno dire…

– Lo so, Cicciolo, questo lo so, ma non mi va.

– Ma tu sei proprio sicuro che ti abbiano bloccato la carta di credito?

– No perché non ce l’ho e non posso verificare, ma sono sicuro lo stesso, mio padre un’occasione come questa non se la farebbe scappare per niente al mondo, per lui è come un regolamento di conti, e guarda che per loro non sarebbe niente, io non ho speso mai più di un milione al mese, mamma spende molto di più per un vestito.

– E’ un bel pasticcio Birillo, però tu hai detto che tua madre non ti ha preso male stamattina.

– Sì, ma non era sola e non voleva fare una figuraccia e poi lei non conta niente, fa sempre e solo quello che dice mio padre e poi adesso vanno molto d’accordo perché non si vedono quasi mai, per loro il matrimonio è un contratto come un altro…. Marco! Uffa! Non ne posso proprio più, speriamo che finisca tutto stasera ma potrebbe non succedere… Uffa! Basta!

– Vogliamo andare a fare due passi?

– No, stiamo qui…

– Andy comunque andasse ricordati che tu una casa e una famiglia ce l’hai.

– Lo so, Cucciolo, lo so, anzi… grazie che non mi hai giudicato male, era una cosa che non avrei sopportato.

– Andy io adesso ti conosco meglio e lo so quello che pensi, io i tuoi non li conosco e non so che cosa ci si possa aspettare, certo se tu ci riuscissi le cose… (Marco avrebbe detto istintivamente: per te sarebbero molto più facili, ma disse) … per noi sarebbero molto più facili… però Birillo, da quello che hai detto non credo che ci siano poi tante speranze.

– Va bene, ma almeno mi sono tolto il pensiero dalla testa definitivamente, se no continuo ad andare avanti a costruire ipotesi assurde che non mi fanno stare bene per niente.

– In questo hai completamente ragione, ma certo non vorrei stare nei tuoi panni è un po’ come andare a Canossa.

– Sì, è proprio così e mi dà un fastidio terribile… Cucciolo, che ora abbiamo fatto?

– Le sei e mezza, forse è meglio prepararsi.

– Alle otto devo stare a casa… mi viene proprio un senso di nausea fortissimo… comunque, forza e coraggio, cerchiamo di non rovinarci almeno quest’ora.

Andy si rifece la barba, chiese in prestito a Marco una camicia bella e stirata di fresco, si mise sul colletto una goccia di lavanda e si ravviò i capelli, Marco notò tutti quei preparativi e comprese quanto Andy potesse essere teso, cercò di non aggravare la situazione e si mantenne in una posizione attendista e marginale, lasciando parlare Andy il più possibile. Uscirono, fecero una lunga passeggiata a piedi parlando degli esami da fare, del passaggio di facoltà e di altri argomenti del genere, non sembrava che ci fosse nulla di differente dal solito ma la conversazione era vaga, non partecipata, in qualche modo si capiva benissimo che i pensieri di Andy erano altrove. Alle otto in punto erano sotto casa di Andy e la conversazione fu interrotta bruscamente.

– Cucciolo, dimmi in bocca al lupo, mi viene il voltastomaco ma adesso devo proprio andare, se arrivo tardi faccio il primo sbaglio.

Marco lo abbracciò e Andy si ritirò dietro il cancello salutando con la mano e ricordando a Marco, con un gesto, di tenere sempre il telefonino acceso. Marco non lo aveva portato con sé e per evitare rischi tornò a casa quasi di corsa.

Andy salì, la madre era già rientrata.

– Ciao, Andy, sei puntualissimo.

– Dovere! Mamma ce l’hai un minuto per me?

– Sì certo, caro, però tra un attimino, adesso devo chiamare la signora che hai conosciuto oggi che è rientrata a Milano, ma sono subito da te. Pronto, carissima! Come è andato il viaggio? Eri in forma splendida… ma che dici, è solo un tocco così più per figura che altro… e i ragazzi? … Mi fa piacere…

La conversazione si protraeva ormai da diversi minuti, prima Marco si era trattenuto accanto al telefono in attesa della fine della telefonata, poi si allontanò e andò da Mariuccia, chiese delle gemelline. Erano già a letto, Andy pensò che fare dei complimenti alle sue sorelline avrebbe intenerito la madre, aprì la porta e attese con pazienza che la madre finisse la telefonata, quando si rese conto che era finita si sedette vicino ai lettini delle sorelline e si mise in posa, quasi di adorazione del bambinello, ma la madre si era dimenticata di lui e non lo andò a cercare, Andy era sul punto di perdere la pazienza, ma fece appello a tutte le sue buone qualità di sopportazione, quasi venti minuti dopo Mariuccia chiamò per la cena, la madre di Andy andò a tavola e inizialmente non fece nemmeno caso che c’era un secondo coperto, poi si ricordò di Andy, ma mandò Mariuccia a cercarlo, la domestica lo trovò e lo accompagnò in sala da pranzo.

– Signora, stava guardando le bambine dormire.

– Che mi dici Andy?

– Sono veramente bellissime, proprio due angioletti.

– Ah, le bambine, sì sono piuttosto carucce. Ma tu di che cosa mi dovevi parlare? Ci sono problemi?

– No, volevo solo parlare un po’.

– E di che cosa?

– Così, parlare un po’ di noi, dopo tutto sei mia madre…

– E tu adesso te lo ricordi? Andy! Ma lasciamo perdere…

– Vuoi dire che ho rotto troppo le scatole a papà?

– Ah! Allora lo vedi che lo sai!

– Ma pure voi potreste cercare di mettervi un po’ nei miei panni.

– Guarda che tuo padre ha cercato di fare di tutto per te, non dire di no!

– Non dico di no, però io ho pure bisogno del mio tempo.

– Ma tu non sei stato solo una delusione, sei stato il bastian contrario in tutto, tu sei grande, sei libero, puoi fare quello che vuoi, a noi non ce ne importa niente, ma non devi venire a provocare tuo padre, queste cose sono proprio insopportabili, quel pover’uomo l’hai messo in croce al punto che non sapeva più dove sbattere la testa, guarda, in questi giorni che tu non ci sei stato siamo stati benissimo.

– Ma siete stati benissimo perché non ci sono stato io?

– Anche, tuo padre adesso pensa solo alle bambine e non ha chi lo provoca continuamente, Andy, ma tu ti rendi conto?

– In un certo senso ma non del tutto.

– Ma tu lo hai provocato davanti ai suoi amici, gli hai fatto fare delle figure spaventose e poi perché? Ti sei messo quei distintivi omosessuali… tu hai montato tutta quella pagliacciata per mettere papà in ridicolo, sei venuto al suo compleanno conciato come la peggiore checca.

– Scusa, ma se fosse vero?

– Che cosa?

– Hai capito benissimo!

– Ma va’, sei hai voglia di sfottere prova a farlo con qualche altro, io ti conosco pure troppo bene, tu sei arrivato a comprare delle riviste gay per farle trovare a tuo padre e per farlo schiattare, tu magari con un uomo ci saresti andato veramente ma solo in faccia a tuo padre…. Andy! Io di ipocriti ne ho conosciuti tanti ma come te mai!

– E se ti dicessi che è vero?

– Senti Andy, o cambi tono o di qui te ne vai subito.

– E che dovrei fare?

– Dovresti fare la persona normale, non dovresti provocare, dovresti capire che tuo padre per te si preoccupa veramente perché mi sa che tu col cervello ci stai poco, che hai i complessi di persecuzione, tu pensi che noi stiamo sempre col fucile spianato contro di te ma noi a te non ci pensiamo proprio, tu sei libero, sei grande, puoi fare quello che vuoi.

– E se io volessi tornare a casa?

– A questo non ci pensare nemmeno! Tuo padre una cosa del genere non la sopporterebbe proprio.

– Ma io perché non posso tornare a casa mia? E poi perché la mia stanza è stata smantellata in quattro e quattr’otto? Dopo tutto io sono tuo figlio o no?

– Sì, tecnicamente sì, ma tu sei un ribelle che non ha ancora capito niente della vita, un ragazzino viziato, niente altro.

– E allora io dove devo andare?

– Ah, questi sono affari tuoi… tu con l’università non hai concluso niente, e sarebbe poco, tuo padre ti voleva mandare a giurisprudenza e tu sei andato a scienze politiche e comunque non hai concluso nulla… e poi che cosa ti sarebbe costato dire di sì, non dico altro ma almeno per la facoltà, tanto sarebbe stato uno scambio niente per niente…

– No, questo non è possibile… mi stai dicendo che io non posso stare più qui, tu sei mia madre e mi cacci da casa mia.

– La casa non è tua, è mia! E se vuoi stare qui ci devi stare rispettando tuo padre.

– Guarda io stasera non me ne vado di qui, non avrei proprio nessun posto dove andare, non posso mica girare per le case degli amici a chiedere che mi facciano dormire la notte perché mia madre non mi vuole più a casa!

– Senti Andy, non la fare tanto lunga, se vuoi per oggi puoi stare nella stanza degli ospiti, ma domani te ne vai perché domani viene tuo padre e non ti deve trovare qui… hai capito?

– E se non me ne vado nemmeno domani?

– Tuo padre troverà una soluzione, ma tu qui non ci starai.

– Ma che soluzione deve trovare? Io voglio stare a casa mia, di qui non mi può cacciare nessuno!

– Tu non conosci tuo padre, tu lo hai esasperato, hai seminato vento e adesso raccogli tempesta! Senti io alle nove e mezza ho un appuntamento, tu fai quello che vuoi, di’ a Mariuccia di sistemarti il letto ma domani mattina te ne vai… o se non te ne vai ci penserà tuo padre.

– Vi volete sbarazzare di me!

– No! Sei tu che hai voluto sbarazzarti di noi! Ciao Andy! E cerca di mettere la testa a posto!

La madre uscì e Andy rimase solo con Mariuccia, che gli preparò la stanza come fosse stato un ospite.

Mentre Mariuccia rifaceva il letto Andy le chiese dei vestiti che aveva lasciato a casa l’ultima volta che c’era stato.

– Li ho lavati e stirati, sono nel guardaroba, ci sono pure i documenti, i soldi e le altre cose che ha lasciato, se vuole glieli porto.

– Sì, grazie.

– Ecco è tutto come l’ha lasciato lei.

Andy fece un rapido controllo, era tutto in ordine, anche la carta di credito ma questo non lo tranquillizzò, suo padre se avesse voluto smettere di finanziarlo non gli avrebbe mai tolto la carta di credito dalle tasche come un ladro, gliel’avrebbe bloccata per via bancaria, Andy avvisò Mariuccia che aveva bisogno di scendere un attimo in strada per comprare una cosa e che sarebbe risalito subito, si precipitò al solito sportello bancomat, infilò la carta, batté il codice e lesse la risposta prevista: Carta non più valida! Tornò a casa, piegò i suoi vestiti con una certa rabbia, stavano cercando di prenderlo per fame, si chiuse nella stanza degli ospiti e chiamò Marco.

– Ciao Marco, lo sai che me l’ha bloccata la carta di credito! Non me l’ha tolta materialmente me l’ha bloccata alla banca! Ma io lo sapevo, è fatto così, ti deve fare vedere chi è il padrone, è un dominatore, ma io gliele devo fare scontare tutte.

– Cerca di stare calmo Andy, se ti fai prendere dalla rabbia rovini tutto, ma tu adesso da dove mi chiami?

– Sto nella stanza degli ospiti, prima ho cenato con mia madre ma siamo venuti ai ferri corti, comunque non ho perso tutte le speranze, qui non c’è nessuno, ma non posso venire a casa, poi ti spiegherò, qui a casa non mi vogliono… potrebbe essere un buon inizio, magari per sbarazzarsi di me sono disposti a venire a patti…. E tu, come stai?

– Be’ senza Andy si sta male, mi manchi tantissimo.

– Anche tu, ma fino a questo momento non sono riuscito a farci troppo caso perché stavo cercando di costruire un piano strategico, adesso stare qui a parlare con te per tutta la notte ma non posso perché poi mi si scarica il telefonino, aspetta, vediamo, ci dovrebbe essere una presa per il telefono normale, eccola, vado a vedere se c’è un apparecchio a spina, torno subito…

Mariuccia, scusi, ci sarebbe un telefono a spina?

– Prenda quello della biblioteca, lì non ci va mai nessuno.

Andy sistemò l’apparecchio.

– Pronto, mi senti?

– Sì benissimo!

– Senti adesso tu continua a parlare e a dire cose banali, io vado a vedere se dagli altri telefoni di casa si sente la conversazione, tu parla e non smettere.

Andy fece il giro di tutti i telefoni per vedere se la sua conversazione poteva essere ascoltata e fortunatamente non poteva essere ascoltata, tornò nella camera degli ospiti.

– Cucciolo, adesso possiamo parlare liberamente dagli altri telefoni non si può sentire.

– Ma perché parli a voce bassa?

– Perché c’è Mariuccia e non mi piace che senta quello che dico.

– Ok! Come ti senti, Birillo?

– Adesso che parlo con te un po’ meglio, e tu?

– Io mi adatto e aspetto. Birillo! Mannaggia quanto mi manchi! Però la voce già è molto, sento che ci sei.

– Adesso mi toccherà dormire qui e aspettare tutto domani, fino alla sera, io dei movimenti di mia madre non ne so niente e non so quando tornerà né se tornerà, mio padre non c’è e qui è tutta attesa… non mi piace ma almeno ho un minimo di tranquillità.

– Birillo, sai una cosa?

– Che cosa?

– Venerdì avremmo dovuto ritirare le analisi ma ci vado io domani mattina.

– Sì, va be’, adesso c’ho ben altre cose per la testa…

– Ma non ti interessa?

– Mi interessa eccome ma i risultati sono scontati.

– Allora a quello che ti dico io ci credi?

– Non tanto da fare l’amore con te ma nemmeno tanto poco da potermi preoccupare.

– Bella, Andy! Veramente bella!

– Zito, va’, cerca di farmi distrarre un po’.

– Ah, ho visto una barzelletta su un giornale: c’è il papa che guarda brutto Gesù e lui apre le braccia e dice: ma dopo tutto ho detto solo lasciate che i bimbi vengano a me! … Sai dopo tutte quelle storie sui preti pedofili…

– Sì, ho capito, è caruccia, ma qui non me la posso rivendere.

Continuarono a chiacchierare fin quasi alle undici, quando Andy sentì sbattere la porta di casa.

– Qui sta entrando qualcuno a casa, è meglio che ti lascio!

– Fammi sapere, Andy, ti voglio bene!

Andy uscì dalla sua stanza, pensava di trovarsi di fronte la madre, ma dalle parole di Mariuccia si rese conto che era suo padre, sulle prime Mariuccia non disse nulla della sua presenza, qualche secondo dopo le venne in mente che avrebbe dovuto avvisare della presenza di Andy.

– Ah, signore, dimenticavo, nella camera degli ospiti c’è il signor Andy, ha pranzato con la signora, poi hanno cenato insieme e adesso si è ritirato, vuole che lo chiami?

– Grazie Mariuccia ma non ce n’è bisogno, lo lasci tranquillo.

– Allora posso ritirarmi per la notte o ha bisogno di qualcosa?

– Di nulla, vada, signora, vada pure, buona notte.

– Buona notte, signore.

Andy era tentato di non uscire fuori e di rimanere chiuso nella sua stanza ma gli sembrava di perdere una splendida occasione. Si decise e uscì, si preparò la prima battuta.

– Ciao papà, come stai?

– E tu qua stai? E com’è? Sei tornato all’ovile? Che c’è? Hai finito i quattrini?

– Ma perché mi tratti così?

– E tu a me come mi hai trattato? Ringrazia tua madre, altrimenti ti avrei preso a calci davanti a tutti.

– Ma perché, che ti ho fatto?

– Hai cercato di mettermi nella merda davanti a tutti.

– Posso avere anche sbagliato però tu adesso non rincarare la dose.

Questa dichiarazione di arrendevolezza mitigò i toni del discorso.

– Be’, lasciamo stare, me ne hai fatte veramente di tutti i colori e lo sai benissimo.

– Sì, lo so, ma forse non capivo bene quello stavo facendo.

– Eh! Secondo me tu lo capivi benissimo e lo facevi apposta.

– Senti papà, e se facessimo pace?

– Così mi metti nella medra un’altra volta… ma va’.

– No dico sul serio, patti chiari: non ti rompo più le scatole.

– Sì, come se ci potessi credere… Senti Andy, hai passato la misura, è inutile che cerchi di fare finta di niente.

– Ma io non faccio finta di niente, lo so che ho esagerato però tu non rincarare la dose.

– E che vorresti da me?

– Prima di tutto voglio tornare qui a casa, tornare nella mia stanza che non deve essere la stanza degli ospiti ma la mia.

– E poi?

Andy capì che il discorso si riferiva al denaro ma glissò.

– E poi basta, questa è pure casa mia.

– No questa è casa mia e di tua madre, non tua, bello!

Andy notò che quel “bello” era usato in modo molto diverso da come lo usavano Rocco e Rosa.

– Senti papà, mamma non voleva nemmeno che io ti incontrassi, ti aspettava per domani e mi aveva detto che io avrei dovuto fare le valigie domattina proprio per evitarti la mia sgradevole presenza, ma mi sembra che tu sia più ragionevole di come dice mamma.

– Vuoi stare qui? Stacci! Basta che non ti fai venire qualcuna delle tue idee, però alla prima che mi fai te ne vai a calci nel sedere.

– E poi ti volevo dire un’altra cosa, ho cambiato facoltà e mi sono iscritto a giurisprudenza.

– E io ci dovrei credere? Come quando ti sei iscritto la prima volta! Senti Andy se vuoi raccontare balle raccontale a qualche altro.

– No, è vero, e ho anche cominciato a studiare per fare gli esami di giurisprudenza.

– Che vuoi? Che ti dico bravo! Io non ci credo, a parte il fatto che hai perso già tre anni, io non ci credo comunque.

– Ti giuro che è vero!

– E perché ti saresti deciso a cambiare?

Marco si sentì un po’ spiazzato.

– In fondo avevi ragione tu, credo sia una scelta che mi aprirebbe più strade. Lo vedi che alla fine se ho dei torti lo riconosco…

– Ma bisognerebbe vedere prima i risultati, le chiacchiere stanno a zero… io non so se starti a sentire… ho la vaga sensazione che tu mi stia prendendo in giro.

Il discorso sembrava prendere una buona piega, l’argomento del cambio di facoltà aveva avuto un certo effetto ma Andy non voleva sbagliare la mossa successiva.

– E che scopo avrei?

Il padre di Andy si limitò ad una smorfia e a uno sbuffo, poi rimase in silenzio qualche secondo.

– No! Non me la dai a bere! Lascia perdere.

– Se io potessi stare qui a casa mi potrei rimettere a studiare seriamente. 

– Mah! Io non so perché ti sto a sentire invece di mandarti a quel paese… vuoi stare qui… Stacci! Te l’ho detto, quello che penso te lo dirò quando si vedranno i risultati.

Andy notava che suo padre di tutto parlava ma non di denaro, il fatto di avere chiuso il conto di Andy era l’asso nella manica per tenere Andy in pugno e Andy lo sapeva, in questo aveva una mossa di vantaggio ma a Andy l’offerta di rimanere a casa non andava assolutamente a genio secondo le sue aspettative il padre avrebbe fatto di tutto, in concreto avrebbe anche pagato, pur di non averlo tra i piedi ma le cose stavano andando in tutt’altra direzione, una direzione che a Andy non piaceva affatto, seguirono un po’ di schermaglie nelle quali il padre si dimostrava falsamente generoso perché sapeva di offrire a Andy quello che Andy non voleva e lo teneva sui carboni ardenti perché aveva capito qual’era il vero fine di Andy. Poi la conversazione prese improvvisamente una strada diversa.

– E poi, papà, ti voglio dire una cosa importante, ho incontrato un ragazzo che mi piace molto e lo vorrei fare venire a casa, lo vorrei presentare a te e a mamma.

– Ma tu ti sei ammattito? Bello, aria! Non solo stronzo ma pure finocchio! Ma ti credi che non l’ho capito che sei venuto a fare qui? Bello, tu sei venuto a bussare a quattrini! E mi fai tutta questa manfrina, sei un miserabile finocchio! Ringrazia Dio che non ti prendo a pedate, pezzo di merda! Ma che sei venuto a fare qui? Mi viene a dire che si è iscritto a giurisprudenza, ma non ti vergogni, buffone! Raccatta tutta la tua roba e vattene subito, prima che ti butti giù dalle scale, pezzo di merda!

– Pezzo di merda sarai tu! Io mi sono iscritto a giurisprudenza perché il mio ragazzo fa giurisprudenza, per te non lo avrei fatto mai… e ricordati quello che mi hai detto oggi perché te lo farò rimangiare tutto!

– Che fai? Minacci? Finché campo, io faccio quello che mi pare e tu crepi di fame! Vai a farti inculare a pagamento da quattro finocchi come te! Fuori!

Il padre si alzò minacciosamente e Andy prima che passasse alle vie di fatto raccattò la sua roba, sbatté la porta e prese la via delle scale non senza aver buttato per terra i vasi del settecento che erano su una mensola del locale accanto alla porta.

In strada provò un fortissimo sollievo, ormai il suo problema era risolto, la sua scelta era fatta, aggiunse solo un proposito nuovo, quello di vendicarsi nei confronti del padre e della madre.

Appena fuori dal cancello chiamò Marco.

– Cucciolo, vienimi a prendere, mio padre mi ha cacciato di casa a pedate e io ho rotto due vasi del settecento, adesso ho bisogno di un po’ di risposo.

– Volo, Birillo, sono da te in cinque minuti.

– Ti aspetto alla fine del viale.

– Arrivo!

Marco si precipitò, era notte fonda e non c’era traffico, arrivò in meno di cinque minuti, trovò Andy seduto sul marciapiede con i suoi vestiti puliti e stirati in mano, sembrava deluso ma neanche tanto, lo abbracciò stringendolo fortissimo.

– Ciao Birillo! Che bello che stai qua! Che bello che stai qua!

– Cucciolo, adesso sono completamente nelle tue mani, non ho una lira e non ho una casa però ho in testa un’idea chiara: mi voglio vendicare! Me la devono pagare cara! Se la dovranno ricordare per tutta la vita!

– Andy! Cerca di stare tranquillo!

– Ma lo sai che quello stronzo con me ci ha giocato, me ne ha dette di tutti i colori e mi ha detto che ero un miserabile finocchio e che andavo da lui col cappello in mano solo perché avevo finito i soldi!

– Però in effetti è vero.

– Lo so, ma non si doveva permettere lo stesso.

– Ma lascialo perdere! Ma vuoi perdere la tua tranquillità per uno stronzo simile, è tuo padre ma è stronzo lo stesso, adesso vieni a casa tua, a quella veramente tua, almeno adesso non hai rimpianti.

– Io in effetti lo sapevo che sarebbe finita così. Però almeno è una cosa chiara.

– Andy! Io so solo che ti voglio bene e non mi piace pensare che ti puoi lasciare sconvolgere da queste cose.

– Però io mi devo vendicare!

– Lascia tempo al tempo! Andy! Non tenere rancore, chi non ti ama non ti merita.

ANDY ROMANZO GAY 5/3ultima modifica: 2007-10-22T18:31:59+02:00da gayproject
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