CONFESSIONI DI UN GAY SESSANTACINQUENNE

Non so se devo sentirmi fuori posto pure qua. Voi siete tutti ragazzi e io sono un vecchio, voi quando dite la vostra età vi sentite vecchi a 25 anni! E che dovrei dire io che di anni ne ho 65 finiti. Voi parlate di tante cose, sono cose bellissime, ma sono tutte cose che al tempo mio erano impossibili, la vita che ho fatto io non ve la potete immaginare nemmeno. Io sono del 42, quando sono nato io c’era la guerra, io non me la ricordo perché ero troppo piccolo ma c’era la guerra, le prime cose che mi ricordo sono del 47, ma solo qualche ricordo vago, mi hanno mandato a scuola a 5 anni, allora si usava, ci stavano proprio i banchi vecchi di legno e l’inchiostro per intingere, passava il bidello la mattina a riempire i calamai e c’erano le penne col pennino che si bagnava nel calamaio, già a quell’età bambini da una parte e bambine dall’altra, noi non eravamo bambini e bambine ma maschi e femmine, così ci chiamavano, poi per andare alla prima media dovevi fare l’esame di ammissione perché la maggior parte dei ragazzi andava all’Avviamento, una scuola che c’era allora per quelli che non potevano continuare gli studi. Alle Medie, quelle di una volta, col Latino e le bocciature, sono venuti i primi guai per me, io di essere omosessuale (che brutta parola, non mi piace proprio) l’ho capito verso gli ultimi mesi della terza Media, adesso si dice gay ma allora per dire certe cose c’erano solo le male parole. Avevo 13 anni e avevo scoperto pure allora la masturbazione, è chiaro che l’avevano scoperta pure gli altri ma non era lo stesso, a 13 anni parlavano di donne, non capivano niente ma ne parlavano, io di ragazzi non ne capivo niente lo stesso ma non ne potevo nemmeno palare e poi la masturbazione te la presentavano come il diavolo in persona, ma proprio ti veniva una cosa dentro che ti sentivi come uno che avesse ammazzato una persona, almeno io mi sentivo così, questo tra il 55 e 56, per voi proprio una cosa dell’altro mondo, e quella era una cosa dell’altro mondo, che io credo che certe ossessioni adesso non esistono proprio più, ma allora era una cosa che ti metteva a disagio, ma io mi ci sentivo proprio colpevole, sai, quelli ti dicevano che il sesso serve solo a mettere figli al mondo e tu ci credevi, a me allora che si potesse dire una cosa diversa da quello che dicevano i preti non mi passava proprio nemmeno per l’anticamera del cervello, per me era ovvio che loro avevano ragione e che io stavo dalla parte del torto, così stavano le cose allora. Io poi sentivo parlare sempre di masturbazione e il problema brutto, quello grave grave, pensavo che fosse solo quello, allora si andava alla messa e che dovevi fare, ci dovevi andare e ti andavi a confessare, insomma ogni volta era così, era diventato un po’ una cosa stupida, mi diceva il prete: sei pentito? Io dicevo di sì, ma così per dire, una certa buona volontà ce la mettevo pure, dopo, per evitare di rifarlo, ma tanto quanto poteva durare… tre o quattro giorni al massimo e poi stavamo da capo a dodici. Poi me ne sono andato al Ginnasio e là sono cominciati i problemi grossi. Una volta quando andavamo in quarto Ginnasio ci sentivamo grandi ma i genitori ci mandavano ancora coi pantaloni corti, adesso una cosa del genere non ve la immaginate nemmeno ma allora era così, Poi in classe eravamo 41, un esercito! Il professore di lettere faceva praticamente sempre lezione lui, da quando entravamo a quando uscivamo, allora si andava vestiti bene perché non dovevi fare brutta figura e il professore faceva il bello e il cattivo tempo e quando ti interrogava e ti metteva un brutto voto avevi perso l’anno e non c’era niente da fare, là ho cominciato proprio a capire in modo chiaro, poco dopo l’inizio del quarto Ginnasio, che a me le donne non mi dicevano niente e allora le classi non erano miste. Ho cominciato a guardarmi intorno, i miei compagni non erano malaccio, ma insomma non erano nemmeno quello che volevo io, su 40 non ce ne stava uno che mi piacesse, però ce n’era uno del quinto ginnasio che mi piaceva tantissimo, era un bel ragazzo biondo, io passavo parecchie volte davanti alla classe sua e ci buttavo l’occhio, insomma facevo quello che potevo, poi c’era la lezione di educazione fisica e si andava allo spogliatoio ma era tutta una cosa per dire, palestra non ce n’era, si faceva lezione in cortile, un poco di corsa qualche esercizio a corpo libero e basta. Non c’erano docce, niente, assolutamente niente, lo spogliatoio era una cantina che faceva paura, tutto sporco, allora l’educazione fisica non contava molto. I ragazzi venivano quasi tutti con la tuta, quelli che non venivano con la tuta si toglievano i calzoni e sotto c’avevano già i pantaloncini da ginnastica e questo era tutto, poteva anche capitare che qualcuno rimasse in mutande per due secondi ma era una cosa rarissima e poi ogni minuto venivano a urlare che si doveva fare presto, questa era la cosa. I compagni miei al massimo si toglievano i pantaloni e avevano i pantaloncini da ginnastica sotto, che già era una cosa che a me mi sembrava uno spettacolo pornografico, insomma ho visto dall’orario che quelli del quinto ginnasio avevano l’ora di educazione fisica dopo di noi e me la sono presa comoda, il mio scopo ce l’avevo, sono scesi quelli del quinto ginnasio e io ho visto il ragazzo biondo che mi piaceva in mutande, ma così, per due secondi, ma era una cosa che per me era proprio inebriante, mi sembrava di avere fatto chissà quale esperienza sessuale, mi sembrava di avere superato un tabù, poi mi sono venuti i sensi di colpa, la purezza, un’altra parola terribile di quando ero ragazzo, una cosa che me la sentivo sulla testa come una condanna, fatto sta che sono andato a confessarmi e ho trovato un prete che mi ha confessato senza confessionale, io ho detto la verità, esattamente la cosa come stava ma la reazione non è stata la solita predichetta che ti facevano quando dicevi che ti eri masturbato, la musica era cambiata ed era molto più pesante, io mi sentivo in colpa ma mica tanto, il prete ha detto che era contro natura e tante altre cose una paggio dell’altra, poi mi ha chiesto se ero pentito e io ho detto la verità, ho detto di no, lui si è arrabbiato e mi ha cacciato via. Praticamente da allora è cominciata la mia vita lontana dalla chiese. Ma io in quel momento e pure adesso non riuscivo e non riseco a capire che cosa avevo fatto di terribile. In sostanza il ragazzo del quinto ginnasio di me non si è nemmeno accorto, io l’ho osservato e non lo dovevo osservare, ma c’erano altri 30 ragazzi lì intorno… ma io l’avrei guardato con gli occhi della concupiscenza. Questo era il discorso ed era così pesante perché io ero un ragazzo e quello era una ragazzo, che se fosse stata una ragazza la storia sarebbe stata completamente differente! Questi ragionamenti mi hanno messo chiaramente in testa che o dovevo violentarmi ed essere quello che non ero o dovevo tenermi alla larga dalle chiese perché lì per me non ci sarebbe mai stato posto e soprattutto, non ho mai capito che cosa c’entrino tutte queste cose con le cose serie della religione che mi piacevano e mi piacciono. Ma perché bisogna allontanare un ragazzo da cose che potrebbero avere un senso facendolo sentire un verme, perché io così mi sentivo, e dico adesso, col senno di poi, perché si deve togliere a una persona la possibilità di essere onestamente quello che è, quello che è senza fare male a nessuno? Qua non c’entra niente la violenza, qua era tutta una cosa interna, mia psicologica, e mi sono sentito condannato pure per quello! Da dire ce ne sarebbe tanto, ma per adesso finisco qua.

CONFESSIONI DI UN GAY SESSANTACINQUENNEultima modifica: 2007-09-14T18:23:09+02:00da gayproject
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