COMING OUT MANCATO

 

Ciao ragazzi! Ho accettato di scrivere questo post perché penso che abbia un senso. Ho 25 anni, compiuti da poco (il chiodo fisso di diventare vecchio comincia ad ossessionarmi), tutto sommato credo di non essere niente male, fisicamente intendo, non vi do la mia descrizione fisica perché non mi piace vantarmi ma quelli che mi conoscono mi dicono che sono più che passabile, ovviamente sono gay, altrimenti non scriverei su un blog come questo, ma perché vi ho detto che sono fisicamente ok? La cosa è semplice e un po’ paradossale: piaccio alle donne… purtroppo agli uomini meno e non ho mai capito il perché. Se fossi etero sarebbe il massimo! E invece questo fatto mi procura qualche problema in più. Non ho mai pensato, o almeno fino a qualche giorno fa non avevo mai pensato di fare il coming out nei confronti di nessuno, non sto nemmeno a spiegare le ragioni, ma comunque non avevo mai accettato l’idea che altre persone potessero sapere i fatti miei fino a questo punto, il che significa che i miei amici, diciamo pure cinque ragazzi più o meno della mia età, non sanno niente di me, loro sono etero o almeno si comportano come veri etero (No! Togliamo questo “almeno” che non c’entra affatto), loro sono etero, senza esagerazioni, ma sono etero e su questo in pratica non ho dubbi e per me avere amici etero, che tutto sommato mi vogliono pure bene, in un certo senso è un problema, non nei loro riguardi, sono carucci ma non mi attirano sotto certi profili, il problema è un’altro: quando usciamo tutti insieme, ovviamente usciamo con delle ragazze, tre dei miei amici hanno una ragazza fissa da anni e con quelle ragazze c’è un rapporto di simpatia vero, ma gli altri due non hanno una ragazza fissa e quando usciamo tutti insieme ci sono tre coppie fisse, e tre single (io sono uno dei tre), ma non finisce qui, ovviamente ci sono altre ragazze single, in genere proprio tre… che in questo caso non è il numero perfetto. Insomma, l’avete capito, il fatto che io sembri etero al 100% e che vada in giro con cinque ragazzi etero, per quelle ragazze significa che io sono disponibile e questo è il problema.

Chiaramente i miei amici cercano di spingermi, non all’avventura, in fondo sono ragazzi seri, ma proprio a trovarmi una compagna perché pensano che starei meglio, che starei meno solo. Quello che va bene per loro pensano automaticamente che debba andare bene anche per me. I loro blog sono pieni di foto sorridenti con le loro ragazze, il mio ovviamente ha solo paesaggi, animali, fiori e chi più ne ha più ne metta. Insomma con una certa prudenza loro ci terrebbero che io mi buttassi, mi dicono qualche volta che sono troppo timido con le donne, me lo dicono di rado perché non sono nemmeno invadenti, sono ragazzi come si deve e hanno un certo rispetto della mia privacy. In genere, quando si usciva insieme, prima si faceva un po’ passeggiata per la città o ai giardini, divisi per coppie però, e mai in gruppo, e poi ci si rivedeva e si andava, questa volta insieme, a mangiare una pizza. Le ragazze single che venivano con noi non erano sempre le stesse… e io, lo devo dire, mi affaticavo per cercare di stancare quella che mi capitava per evitare che volesse rivedermi, ma naturalmente la manovra doveva essere prudente e non sfacciata. Qualcuna di queste ragazze mi era francamente antipatica, alcune si sentivano delle gran signore o delle menti eccelse, tutte cose che non posso sopportare. Per farla breve, stancare la ragazza di turno mi veniva piuttosto naturale. Ma, e qui il ma è d’obbligo, una volta non è stato così. Siamo andati fuori di domenica per tutta la giornata al lago di Bolsena, con cinque macchine. Sembrava fatto a posta: una macchina per ogni coppia. A me è toccata Laura e sono cominciati i guai, Laura non era la solita sbruffoncella, no, parlava poco, era quasi in imbarazzo a stare sola con me (figuratevi un po’!), aveva ventidue anni ed era pure carina. Capiamoci! Io non sono ereto e nemmneo bi, però una ragazza come quella, alta magra, con i capelli corti, be’, diciamola tutta , mi faceva pensare a certi ragazzi giovanissimi. Insomma non che mi interessasse ma mi incuriosiva. Non parlava quasi mai, i silenzi erano lunghi e anche il mio imbarazzo certe volte era tangibile. Non sapevo come comportarmi. Agire in modo spiccio e meccanico come faccio di solito in queste situazioni mi sembrava fuori luogo. Abbiamo cominciato a parlare di film e di libri e quello che diceva mi piaceva molto, come se ci fosse una qualche intesa di fondo. Ovviamente mi sono guardato bene dal parlare di film o di libri a sfondo gay ma l’argomento è venuto fuori lo stesso, mi ha parlato di Philippe Noiret e del film “gli occhiali d’oro”, un film a forte tematica gay su un libro di Bassani, un film che ho visto e che mi è piaciuto tantissimo. Insomma Laura mi parla di questo film e anche di Rupert Everett che è uno dei protagonisti. Mi sono limitato a fare commenti generici e a dire che non avevo visto il film per vedere in che modo me lo avrebbe raccontato e, non ci crederete, ma ha detto più o meno le stesse parole che avrei detto io. Poi la conversazione è scivolata su altri argomenti, ma non posso negare che ho provato un momento di emotività e di imbarazzo notevole. Che è successo? In breve abbiamo passato insieme tutta la giornata e io ho finito per commettere degli errori imperdonabili, le ho dato corda, le ho detto delle cosette carucce, delle cosette tenere, anche se non troppo, delle cosette che a lei evidentemente sono piaciute molto e per di più, per tutto il tempo che abbiamo passato tutti insieme in gruppo, Laura ha potuto vedere che le altre coppie erano più sciolte, più disinibite: qualche abbraccio e qualche bacetto si vedeva, noi invece passeggiavamo lungo il lago tutto il tempo parlando seriamente, insomma una cosa un po’ anomala ma a lei piaceva così. Ho dovuto fare uno sforzo titanico per evitare di lasciarmi andare a parlare troppo, ma in una situazione come quella la tentazione di parlare in modo libero l’ho avuta più volte ed è una tentazione subdola che per un verso ti irretisce e di mette in testa tante belle idee ma per l’altra ti fa anche capire quello che ti potresti giocare con un gesto poco meditato.

Non so voi che cosa possiate pensare, però la cosa a me non piaceva: l’alternativa era dire le cose come stanno oppure scaricare Laura in modo drastico come avevo fatto con le altre ragazze, ma con lei era difficile e allora ho finito per fare la cosa peggiore che può fare un ragazzo gay in una situazione simile: ho tenuto un piede in due scarpe, perché in fondo quell’atmosfera di intimità almeno apparente non era affatto sgradevole. Abbiamo continuato a chiacchierare come se la cosa avesse un senso. In sostanza a me era passato per la testa che potesse essere lesbica e che magari lei potesse trovarsi nei miei confronti come io mi trovavo nei suoi, ma poi ha saputo che stava per sposarsi con una ragazzo della mia età e che la cosa era finita male per problemi di quattrini e di famiglie e lei c’era rimasta malissimo. Ogni tanto accennava timidamente al suo mondo affettivo, ma io non capivo quello che stava succedendo. Certe volte noi gay siamo stupidi, pensiamo di riuscire a controllare tutte le situazioni con le donne perché non sentiamo un coinvolgimento sessuale, ma le cose sono molto più complicate.

Insomma, dopo un po’ di discorsi generici venne al punto,  mi disse che con me stava bene, che io sapevo stare al mio posto e che sapevo rispettare i suoi tempi, a me il discorso sembrava una cosa banale, quasi un complimento amichevole ma non era così. Il messaggio era in codice e doveva essere decriptato ma io non conoscevo il codice e ho capito una cosa per un’altra. Nel viaggio di ritorno la conversazione è diventata molto più sciolta, nessun riferimento di tipo sessuale ma molti discorsi di tipo affettivo e di tipo affettivo molto serio, tanto serio che mi sono chiesto come potesse una ragazza come quella fidarsi di me fino a quel punto quando ci conoscevamo da poche ore, dal mio punto di vista era una comportamento incomprensibile. Quando ci siamo salutati ci siamo scambiati i numeri di telefono e anche questa volta io non ho capito o ho finto di non capire che cosa potesse significare un gesto simile, ma quel gesto non era per niente un gesto qualsiasi. Io in genere dopo le nostre uscite in gruppo avevo dimenticato la ragazza di turno già il giorno successivo e, nonostante Laura fosse un po’ un’altra cosa, avrei dimenticato comunque anche lei, perché per quanto fosse gradevole e caruccia non costituiva per me un interesse serio nemmeno a livello di ipotesi. Il giorno successivo mi telefonò e mi chiese come mai non l’avevo chiamata. Avrei dovuto dire che non mi era passato nemmeno per l’anticamera del cervello ma sarebbe stata una cosa troppo sgarbata e le ho detto che stavo proprio per farlo, dopo questa mia risposta, che evidentemente aveva per lei un valore molto positivo, mi propose di andare a fare due passi insieme nel pomeriggio perché era molto giù di morale. E io, per l’ennesima volta, mi lasciai trasportare e dissi di sì, dopo aver chiuso il telefono cominciai a pensare che mi stavo cacciando in un pasticcio e che non ne sarei uscito facilmente, ma ormai la cosa era fatta. E poi certi meccanismi sono quasi automatici, sul momento non ce la fai a dire no e poi te ne penti. Insomma siamo usciti insieme il pomeriggio. Onestamente questa volta la cosa mi pesava e ho dovuto recitare al meglio delle mia arte ma dentro mi sentivo un truffatore. Ma perché ci si deve trovare in situazioni simili! Comunque, per non allungare troppo il brodo, tanto avete capito dove si stava andando a finire, dopo qualche altro gioco di recite dello stesso genere ho capito che quella poveretta si era innamorata di me! Perché un gay ci mette molto a capire che una donna si può anche innamorare di lui! Io non mi sentivo attratto verso di lei e mi sembrava ovvio che lei non fosse attratta verso di me, ma non era così. La situazione mi stava strettissima, abbiamo cominciato a vederci tutti i giorni, ho cercato più volte di non farmi trascinare troppo lontano ma non c’è stato niente da fare e, badate bene, Laura non voleva sesso da me, no! Era proprio innamorata in modo serio, non era un gioco! Ormai io ero diventato la sua ossessione e, per la verità, anche lei era diventata la mia, anche se in un modo completamente diverso.

Adesso, ragazzi, provate onestamente a mettervi nei miei panni, forse cose del genere saranno capitate anche  a voi o semplicemente siate stati più bravi di me nel non mettervi nei pasticci fino a questo punto, però ve lo devo chiedere onestamente, ma voi in una situazione simile come vi sareste comportati? Pensateci bene prima di rispondere. Mi potreste dire che voi avreste messo le cose in chiaro e tutto si sarebbe risolto da sé, ma in effetti non credo proprio che sarebbe finita così perché, per quanto vi possa sembrare paradossale, penso che Laura avrebbe accettato anche l’idea di un falso matrimonio pur di starmi vicino!  Io questo fatto l’ho pensato moltissime volte e credo che sarebbe successo esattamente così. E dopo un discorso simile voi che avrete fatto? Avrete detto: Bella mia a me di te non me ne frega niente? E no! A quel punto sarebbe stata proprio tragica. E adesso provate a dirmi che cosa avreste fatto voi! Perché a chiacchiere le risposte sublimi sono molto facili, ma nel concreto è diverso, è molto diverso. E adesso vi dico quello che ho fatto io, vi dico i fatti come sono, una cosa della quale mi vergogno un po’ ma è proprio così che è successo.

Insomma sono entrato in paranoia: dalla cosa dovevo uscire a qualunque costo, non poteva assolutamente andare avanti, perché per me era solo una recita grottesca anche se “forse” lei non se ne accorgeva proprio. E quando si spezza qualcosa qualcuno ci rimette, le ipotesi erano due, una più eroica: fare un bel coming out davanti a Laura e dirle: cara io sono gay e vedere le sue reazioni, se lei avesse mollato la presa io però mi sarei trovato in fortissimo imbarazzo perché Laura avrebbe saputo e, per quanto fosse una bravissima ragazza, nessuno mi poteva dare la sicurezza che avrebbe tenuto la cosa per sé. Non è un rischio teorico ma un rischio reale: quando nessuno sa, i rischi non esistono, ma quando c’è uno che sa tu sei nelle sue mani! O te ne fidi al 100% o fai meglio a tenere per te i fatti tuoi. Se poi Laura non avesse comunque mollato la presa, come io credo, e direi che ne sono sicuro, che cosa avrei potuto fare? Di fronte a un suo atto di generosità (chiamiamolo così) nei miei confronti che l’avrebbe portata a dire “a me non importa nulla che tu sia gay perché io voglio stare con te comunque” io che avrei potuto fare? Le avrei dovuto dire che avevo recitato e basta e che di lei non importava nulla, sesso o non sesso. Tutto questo ragionamento in un certo senso è paradossale perché il problema di un gay non è trovare una donna che lo sposi in un falso matrimonio con un, chiamiamolo così, terribile atto di generosità, il problema di un gay è se mai trovare un uomo col quale costruire un vero rapporto d’amore. Però, “dal suo punto di vista”, se lei avesse accettato di sposarmi lo stesso, “sacrificando” la sua sessualità sull’altare dell’amor platonico verso un gay, il “mio problema” sarebbe stato risolto. Lei a un certo punto, poco prima che la faccenda diventasse intollerabile, un discorso del genere l’aveva anche accennato, naturalmente sempre in modo teorico e ipotetico, forse proprio per spingermi a fare un passo nella sua direzione, ma è stato proprio per questo che la situazione è diventata intollerabile, che fosse per generosità o per ipocrisia, Laura credeva che sarebbe arrivata ad accettare un matrimonio di facciata “per risolvere il mio problema” ma l’assurdità di questo discorso è totale! Io poi non ho mai tollerato che qualcuno si sacrificasse per me, la cosa mi sembra istintivamente fasulla. Probabilmente Laura aveva veramente i migliori sentimenti, ma io non volevo sacrificare me stesso, di lei, della sua tendenza a farsi mia vittima (assurdo!) non me ne importava proprio niente. E poi perché avrei dovuto fare un coming out rischiando di mettermi in guai ancora più grossi? Non ero assolutamente disposto ad andarci di mezzo in modo così pesante. Forse aveva capito che ero gay, sì, forse sì, ma io la soddisfazione di buttare le armi e di dirle “sì, hai ragione!” non gliela volevo dare, tanto avrebbe sofferto comunque, perché in fondo se io ero stato stupido a non stare attento a come si stavano mettendo le cose, però lei aveva pure cercato di prendere il controllo della situazione, di forzarla, senza aspettate che le cose andassero per il loro verso, cioè che finissero da sé, lei  ha voluto sognare cose che non esistevano, io non gliene faccio una colpa, una ragazza quando perde la testa fa così, anche a me è capitato di arrivare quasi a quel punto, ma io non me lo potevo permettere. Mi spiego meglio, con una ragazzo si era creato un feeling molto particolare ma io non ho nemmeno provato a forzare la situazione e dopo due mesi la cosa è finita da sola, mi sono chiesto tante volte perché ma sono domande che non servono a nulla, sono solo questioni teoriche. Ma lei no! Lei voleva spere, voleva capire! E questo non glielo posso perdonare, perché è una pretesa troppo grossa. Non ce l’ho con Laura, ma lei ha il tipico modo di procedere di quelli che pensano che la reciprocità è automatica: una balla ragazza, perché era bella, ha quasi un automatismo in mente: quando lei si innamora di qualcuno quello non può che innamorarsi di lei, nel mondo etero sembra quasi automatico, per un gay è quasi sempre vero il contrario. Certo io non dovrei buttare in faccia a Laura il mio essere gay, lei con queste cose non c’entra, ma quello che non mi è piaciuto è che pensasse di poter capire quello che avevo io dentro, come mi sentivo realmente. Anche per questo quando parlava di film o di libri gay trattava le cose con tanta disinvoltura: in pratica non ne capiva nulla! Non solo non era lesbica ma vedeva le cose talmente dall’esterno che per lei erano come un teorema di matematica, una cosa astratta, un discorso di carattere logico e niente altro. Per lei era tutto scontato, le risposte che avrebbe dovuto dare un gay come il dottor Fadigati in un film come “gli occhiali d’oro” per lei erano scontate, il dramma che può essere passato per la mente di quel poveretto non la sfiorava minimamente. Adesso mi rendo conto che sto dando spazio a uno sfogo contro Laura che non se lo merita. Basta! Torniamo ai fatti!

Insomma non ho fatto nessun comung out. Ho scelto forse la strada più comoda e anche quella più viscida moralmente ma non ho fatto nessun coming out. Non solo. Non le ho detto nulla, non ho dato nessuna spiegazione, mi sarei sentito in imbarazzo e la cosa non mi andava proprio, lei sicuramente non si aspettava una cosa simile, probabilmente si aspettava un discorso di chiarimento, ma ormai, qualunque cosa si aspettasse, la cosa doveva finire e tornare indietro di un millimetro sarebbe stato come cedere su tutta la linea. Devo dire onestamente una cosa che non va a mio onore: ormai, di tutta la storia non mi importava più nulla e nemmeno di Laura, il mio problema era di chiudere tutto il più presto possibile. Quando mi chiamava, io vedevo il suo numero e non rispondevo, ovviamente io non l’ho richiamata più. I primi giorni ho visto che ha provato a richiamami tante volte, poi sempre meno, finché dal quinto giorno le chiamate al mio vecchio numero sono finite. Inizialmente mi sentivo in colpa, in imbarazzo, ma alla fine penso di avere fatto la scelta migliore. Quando ho rivisto i miei amici loro non mi hanno parlato di Laura, probabilmente della cosa non si sono nemmeno resi conto, abbiamo ripreso a uscire insieme ma questa volta io cercavo istintivamente di allontanare tutte le ragazze che mi capitavano vicino perché la paura di fare una seconda edizione della storia di Laura era troppo grossa. Adesso ho imparato qualcosa e cercherò di fare tesoro di quello che ho imparato. La prudenza non è mai troppa!

COMING OUT MANCATOultima modifica: 2007-09-01T15:00:16+02:00da gayproject
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